Intervista: CORDIO – Sto puntando all’essenziale

Intervista: CORDIO – Sto puntando all’essenziale

E’ uscito il 13 marzo per Mescal, Ritratti Post Diploma Vol. II. ll secondo capitolo discografico di Cordio conta 5 nuove canzoni come cinque sono le persone in copertina.

In questo secondo capitolo troviamo storie di bellezza e di passione sferzate da aria fresca e profumata, come quella che dovrebbe portare la primavera, tra questi nuovi versi del percorso artistico di Cordio.

L’ep digitale è stato prodotto da Ermal Meta (ad eccezione di Fuori dal Blues prodotta da Giordano Colombo). Gli archi degli Gnu Quartet sono presenti nei brani Martina fa la Guerra e Musica su Marte.

Come stai?

Sto bene nella misura in cui sono sicuramente fortunato perché il mio lavoro di autore di canzoni può andare avanti. Dopo aver appena pubblicato Ritratti Post diploma, lo stare a casa mi è aiuta per nuove canzoni. Sono sicuramente anche ferito nella coscienza per quanto è successo. Penso a chi è meno fortunato di me, a chi vive in spazi poco luminosi, alle persone che vivono in tre in sessanta metri quadrati, a chi sta vivendo questa quarantena completamente in solitudine. Entro molto in empatia con le persone che stanno facendo un sacrificio gigante. Vivo due emozioni contrastanti anche se da una parte vedo il bicchiere mezzo pieno.

Come mai hai deciso di far uscire l’Ep comunque, malgrado il periodo?

Avevamo fissata questa data da tempo, quando mi è stato chiesto se avessi voluto rimandare, mi sono chiesto: io le canzoni perché le pubblico? Non per far sapere agli altri cosa ho fatto ma per dare  uno strumento di analisi, di sfogo . Pubblicare comunque ora questo volume II, mi sembrava un modo per essere d’aiuto.

E’ un Ep in cui mostri il fianco, da cosa nasce questa scelta?

Sono avvantaggiato perché per me non è mai stato un problema parlare della mia fragilità attraverso le canzoni, non mi spaventa parlare di me anche nelle cose più intime. Lo faccio con naturalezza. Non è stata una scelta strategica. Ho scritto queste canzoni per affrontare e superare certe mie battaglie interiori legate a delle relazioni, al lavoro, al compromesso che uno deve fare. Scrivo le canzoni per aiutare me stesso.

Gnu Quartet, com’è nato questo scambio in musica?

C’eravamo conosciuti nel tour teatrale di Ermal, io aprivo i suoi concerti. Quando ero in studio con Ermal su quelle due canzoni abbiamo avuto la sensazione che degli archi andassero fatti ed è stato istantaneo chiamare gli Gnu. E’ diversa l’alchimia quando conosci qualcuno e lo vivi in qualche misura. Hanno letto la mia sensibilità musicale e a loro volta mi hanno donato la loro visione musicale.

Perché cinque brani?

Erano i migliori. Anche la copertina non è un caso, è venuta dopo aver scelto i brani. Cinque perché erano sufficienti. Quando l’ho ascoltato, alla fine, ho capito che era concluso. cnon voglio dire più del necessario.

Ci sono più cantanti che stelle/ Ci sono più canzoni che orecchie/ Oggi una canzone vive meno di una farfalla e cade prima di un fiore». Non credi nella durata di una canzone?

E’ una polemica anche autocritica e critica in generale, nei confronti di chi oggi scrive canzoni. Se da un lato c’è un pubblico che fruisce musica in modo passeggero, per cui non riesce a concedersi la bellezza della musica, dall’altra parte mi rivolgo a noi scrittori per tutte le volte che non puntiamo a Battisti o a Tenco. Tutte le volte che voliamo basso e scriviamo qualcosa in cui noi non crediamo. Lo sai che quando fai il pezzo dell’estate, ad ottobre quel brano è morto. Io credo nella durata del tempo della musica vedi Battiato, le sue canzoni suonano ancora moderne e fresche.

Come vedi il tuo futuro musicale e chi è il pubblico che ti ascolta?

Ho imboccato una strada che comincia ad essere più chiara. Non credo che parteciperò al campionato dei grandi successi radiofonici, Se penso a La nostra vita, avevano una scrittura e un arrangiamento più radiofonico. La mia dimensione è più quella di Vernice, pochi suoni e poche parole per esprimere in modo essenziale ciò che ho da dire. Sono molto contento di questo lavoro proprio per questo, perchè vedo la strada definita. Sul mio pubblico sono confuso. C’è molto pubblico di Ermal ma non tutto, non ho ancora capito. Sono seguito dai miei coetanei. Ritratti post diploma ovviamente tratta di un periodo preciso che comunque abbraccia diverse fasce d’età, l’apertura verso una nuova fase della vita è comune a molti.

Cosa pensi della tua generazione oggi?

Vedo il mio gruppo di amici, sono persone con caratteristiche affini. Il voler cercare la propria personalità slegata dalle regoli comuni. Il rimescolare i valori tradizionali in modo anarchico e critico. La cosa che critico in me stesso è la scarsa cultura, lo scarso approfondimento se penso agli 90, Carmen consoli o Silvestri, avevano una cultura musicale e preparazione sullo strumento superiori di oggi. Siamo tutti più approssimtivi.

Cosa ti hanno lasciato questi 5 brani?

Quando le riascolto mi sembrano ritratti precisi di una sensazione, la nostalgia gentile che non ti logora. Queste canzoni non mi lasciano amarezza. C’è un senso del passato senza amarezza, rancore, rimorso. Lo stesso senso del passato laddove anche se stato complesso bellicoso è stato comunque indispensabile. Mi lasciano questa sensazione di perdono della mia vita. Mi rievocano immagini del passato senza che facciano male.

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