DAVIDE PETRELLA
Vado per la mia direzione

DAVIDE PETRELLA <BR>Vado per la mia direzione

Davide Petrella, ex frontman de Le Strisce, autore affermato di hit per i “Grandi” della musica , come dice lui, pubblica Litigare , il primo disco da solita, arrivato inaspettatamente, sotto etichetta Warner. Un ragazzo semplice e schietto che mira all’autenticità .

Jobs diceva “stay hungry, stay foolish” ecco Il cantautore partenopeo prende questo dictat e lo mette in pratica, giorno dopo giorno, nel suo mestiere –musica. Lo stesso, che sognava di fare sin da bambino

Cosa ti causa uno shock emotivo?
Le cose inaspettate. Nelle relazioni, nella musica, mi piace la sorpresa.

E’ stata una sorpresa l’uscita di “Litigare”, il tuo album da solita?
Decisamente sì. Avevo un disco pronto e consegnato. Ho avuto un paio di mesi in più per lavorare alle canzoni. E’ arrivata “Litigare” che aveva un’altra attitudine, un altro suono. Ho voluto vedere dove mi portava questo brano. Nel giro di una settimana c’erano due pezzi nuovi, poi tre . Ho proposto lo switch con questi brani che sentivo vestirmi alla perfezione. Fortunatamente la Warner e il mio management mi hanno sostenuto in questa follia. Sono riuscito a proporre un disco che mi sento cucito addosso.

Arrivi da Le strisce, poi sei autore quanto di questo aspetto è rientrato in questo disco?
Sono divoratore di musica, faccio il mestiere che volevo fare da ragazzino. Avendo fatto tanti anni di gavetta, del furgone, mi è restata questa impronta. Anche come autore. Mi diverte molto. Mi sento sempre uno che parte da zero, mi aiuta a restare curioso e vivo. Non so quanto hanno venduto le canzoni che ho scritto. Non mi interessa, preferisco lavorare sul futuro. Lavorare con artisti con una storia così grande mi fa sentire come in un Luna Park.

Mi aspettavo un disco cantautorale e mi sono trovata di fronte a beat più incisivi.
Volevo divertirmi. Ho provato a mettere insieme tanti elementi che mi danno gusto ascoltare. C’è tanta musica che è da fessi non provare a creare qualcosa di nuovo. C’è trap, indie, strumenti sintetici, chitarre, metriche complesse e melodie accessibili. Ho provato più cose

Il rischio era perdersi. L’impianto testuale è stato il filo conduttore?
Volevo portare me in questa nuova dimensione. Non riesco a scrivere per argomentazioni astratte. Quello che scrivo sono cose oneste, vissute. Ci sono sempre io. Mi sono divertito e ho giocato. Sono stati due mesi infernali ora sono felice.

Chi è il Davide di Litigare?
Uno che viene da una band che ci mette la faccia. Sto imparando a prendere le misure e a capire cosa so o non so fare. Prima avevo delle certezze. Non mi piace la televisione, non riesco a recitare, non mi diverte. Il palco i concerti, scrivere è ciò che chiedo a questo disco.

Dove hai posizionato loshock emotivo in questo disco?
“Nevada” e “Luna park”, le canzoni con il sorriso malinconico.

Cosa ti aspetti?
Mi aspetto di suonare. Ho la fortuna di fare il mestiere dei miei sogni. Se arriverà una gratificazone più grande sono più contento ma lo farei comunque anche con 20 euro in tasca. Non posso fingere di non volerlo fare. Stiamo montando il live. Faccio un po’ di festival. E’ divertete il live perché contaminato

Non c’è il gruppo, sei tu ora.
Mi stimola questa cosa. Mi sento sempre sul filo. Avrei potuto andare e fare come i rapper. Cantare su base, non è il mio genere. E’ divertente perché mischia l’esecuzione. La gente è disabituata ad ascoltare i live, computer e suonato ed è divertente.

Effettivamente hai mescolato le carte. E’ un disco che ha delle punte eccessive.
Se vuoi andare a vedere una cosa, devi andarci davvero. Qualcosa deve succedere. Sono sicuro che un disco pop, indie o trap. Potrà piacere o rimarrà in sordina, ma sono contento di aver l’opportunità di esser così tanto contaminato.

Il rischio più grosso che vedi al momento?
Di sentirmi allineato, preferisco andare in una direzione solo mia. Che mi cataloghino su un genere, cosa che non sento perché non sento di appartenere a nessuno.

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