Con “Fuori Menù”, Pietro Paroletti – alias Golden Years – si espone in prima persona, abbandonando per un attimo i panni del produttore dietro le quinte per assumere il ruolo di regista e curatore di un’opera corale che ambisce a rappresentare una possibile fotografia del nuovo pop italiano.
Dopo anni di prolifiche collaborazioni e una manciata di EP e mixtape disseminati lungo il percorso, “Fuori Menù” si impone come il suo primo album compiuto, un manifesto personale che si sottrae al menù fisso delle sonorità standardizzate e propone una degustazione fuori carta, dove ogni traccia è un piccolo piatto d’autore.
L’idea è chiara sin dal titolo: un progetto atipico, che rifiuta la forma-canzone da playlist e tenta di restituire complessità e sfumature a un genere spesso appiattito dall’omologazione.
Dodici brani, ventotto minuti, quindici ospiti: da veterani della nuova canzone urbana come Calcutta, Coez, Frah Quintale e Franco126, a voci emergenti che esplorano traiettorie laterali – Lorenzza, Dov’è Liana, SANO, faccianuvola – in un mosaico sonoro che alterna pop d’autore, malinconie digitali, beat stratificati e aperture melodiche.
Il merito principale di Golden Years risiede nella capacità di orchestrare combinazioni inedite, senza mai cedere alla somma aritmetica dei featuring. Il suo è un approccio curatoriale, quasi da art director musicale, che lavora per evocazione, tono, atmosfera.
La produzione è cesellata con precisione artigianale: stratificata ma non ridondante, evocativa senza essere didascalica.
In pezzi come Sottocosto, la collaborazione con Fulminacci genera uno dei momenti più riusciti del disco. Il brano, con le sue malinconie balneari e il suo immaginario sospeso tra l’ironia e il disincanto, sembra quasi una versione 2.0 di Mare Mare di Luca Carboni, filtrata attraverso le lenti di una generazione che ha smarrito l’estate come orizzonte assoluto.
Eppure, “Fuori Menù” non è un disco privo di limiti. A tratti si avverte una certa dispersione, fisiologica forse in un’opera così collettiva. Il rischio dell’eclettismo è sempre quello di non arrivare a una sintesi pienamente coesa, e questo vale anche qui.
A impreziosire il progetto è l’artwork firmato da Nick Dahlen, illustratore statunitense già attivo su palcoscenici internazionali, che riesce a tradurre in immagine l’estetica sospesa, un po’ rétro e un po’ vaporwave, dell’immaginario sonoro di Golden Years.
“Fuori Menù” è, in definitiva, un lavoro che si muove con intelligenza tra le pieghe del nuovo cantautorato italiano, riuscendo a restituire uno spaccato vivo e non convenzionale di una scena in fermento.
Un vero e proprio piatto sonoro “Fuori Menù” tutto da gustare e consumare.
DA ASCOLTARE SUBITO
L’Appartamento (con Masamasa) – Sottocosto (con Fulminacci) – La Distanza (con Ariete, Lorenzza)
DA SKIPPARE SUBITO
Il disco si ascolta bene. Fluido e leggero. Non ci sono momenti di noia o ripetitività
SCORE: 7,25
01. Sentirsi Soli (con Calcutta) – Voto 7,50
02. Anche Se Ti Amo (con Frah Quintale, nayt, prima stanza a destra) – Voto 7,00
03. L’Appartamento (con Masamasa) – Voto 7,50
04. Tighididà (con Franco126, Dov’è Liana) – Voto 6,50
05. Finita Burrasca – Voto 7,50
06. Sottocosto (con Fulminacci) – Voto 7,50
07. Morena (con SANO, Tutti Fenomeni) – Voto 7,50
08. Bolle Di Sapone (con Franco126) – Voto 7,00
09. La Distanza (con Ariete, Lorenzza) – Voto 7,50
10. Signorina Ciao (con Drast, faccianuvola) Voto 7,00
11. Mai (con Coez) – Voto 6,75
12. Titoli! – Voto 7,50