Intervista: MATTEO FAUSTINI – Nel bene e nel male, sono un figlio delle favole

Intervista: MATTEO FAUSTINI – Nel bene e nel male, sono un figlio delle favole

Abbiamo intervistato Matteo Faustini, in gara fra i Giovani di Sanremo, che ci ha anticipato qualcosa del suo disco d’esordio, “Figli delle favole”, in uscita nella settimana del Festival.

Matteo è bresciano, ha 25 anni, si considera un “cantautore in erba che cerca di diventare un cantautore in albero” ed è un fiume in piena di parole e sentimenti, tra i quali in questa fase prevalgono entusiasmo ed energia ma in questa intervista ci svela anche il suo lato negativo.

Che è poi il tema del suo brano in gara a Sanremo, “Nel bene e nel male”, una ballad intensa e sincera, ritratto perfetto del suo autore.

 

Intanto come stai, Matteo?

Bene, mi sento davvero privilegiato, sono contento e sono sereno, ho voglia di fare tante cose con il sorriso”.

 

C’è qualcuno nei Big in gara a Sanremo che ami particolarmente?

Ce ne sono tanti per cui faccio il tifo. Mi piace Levante per come scrive, i Pinguini Tattici Nucleari sono tanta roba, Tosca la amo da quando ha fatto Anastasia con la Disney perché io amo le favole; mi piace tanto anche Giordana Angi, l’ho conosciuta l’anno scorso ai casting di Amici e con me è stata splendida”.

 

Anche nella tua sezione, quella dei Giovani, ci sono delle belle proposte.

Sono d’accordo, le canzoni sono tutte valide, e non lo dico per piaggeria. Sono diverse fra di loro, mondi diversi, testi particolari, anche come carisma e personaggi. Ho avuto modo di conoscere meglio i miei compagni d’avventura a Capodanno a Potenza, tutti gentili e carini. Sarà una bella e sana competizione”.

 

Quindi sarà una bella esperienza, comunque vada.

Voglio viverla bene, al meglio possibile, far arrivare il contenuto e che possa essere il primo mattoncino da mettere con l’uscita del mio disco d’esordio in concomitanza con il Festival”.

 

Sei sembrato il più sinceramente sorpreso quando hai scoperto che saresti andato all’Ariston: non te l’aspettavi proprio?

Assolutamente no! Ti giuro, non ci credevo. Ero contento di come avevo performato durante le audizioni ma ero un po’ abbattuto per alcune voci di corridoio e quindi ero tranquillo; anzi, quella sera avevo 39 di febbre e 5 minuti prima che Amadeus facesse il mio nome pensavo ‘Cavolo, sono in diretta e non posso alzarmi e andare a prendere l’antibiotico!’”.

 

Ti ho sentito dire che Area Sanremo (dove sei stato selezionato fra quasi 900 candidati insieme al duo Martinelli-Lula) è stato un percorso molto formativo per te: sei cresciuto, artisticamente parlando?

Assolutamente sì. I corsi sono durati 2 giorni e hanno fatto veramente la differenza. Io mi sono esibito la domenica, fra gli ultimi, alla fine di tutti i corsi. Se avessi avuto l’audizione il primo giorno, il venerdì, non so se avrei affrontato con lo stesso approccio quell’audizione”.

 

Sei emozionato all’idea del tuo brano suonato dall’orchestra? Credo si presti molto.

L’ho provata venerdì scorso a Roma: è stato bellissimo, un tatuaggio sul cuore, con professionisti che hanno aiutato la mia musica, cosa si può volere di più?”

 

Quali sono i tuoi artisti di riferimento?

Io sono molto, molto pop! Amo Tiziano Ferro, Marco Mengoni, Arisa. Adoro la scrittura di Giuseppe Anastasi. Apprezzo molto anche i grandi cantautori italiani come Pino Daniele, Lucio Dalla, Battisti, De Gregori…”.

 

Com’è nata “Nel bene e nel male”? È autobiografica? C’è la firma anche di Marco Rettani.

è nata in una bella giornata afosa lo scorso maggio, in un momento spensierato. L’ho scritta perché sentivo il bisogno di farlo, senza assolutamente pensare a Sanremo o altro, perché è questo il motivo per cui scrivo. È assolutamente autobiografica, non riuscirei a raccontare qualcosa scritta da qualcun altro. Marco mi ha dato poi preziosissimi consigli, suggerimenti e ha fatto alcune modifiche, aiutandomi a darne una visione più ampia”.

 

Come tu stesso dici, ognuno di noi ha una parte di bene e una di male. Ci descrivi le due anime di Matteo Faustini?

Di bene credo che di base, come essere umano, sia una persona buona. Ho tanti difetti ma odio la cattiveria con tutto me stesso, sbaglio tante volte ma cerco di chiedere scusa e di rimediare. Mi piace provare a fare del bene in tutti i modi, mi fa stare meglio, così quando vado a dormire il mio grillo parlante è felice. Questo vale anche per la musica, se emoziona gli altri mi rende felice. Riguardo al mio lato negativo, invece, i miei pensieri, le mie paranoie e le mie paure pesano tanto, troppe volte per loro mi rovino anche i momenti belli. Ragiono troppo, non me la godo fino in fondo, penso alla morte… Cerco sempre di avere le cose sotto controllo perché ho avuto brutte esperienze, a livello musicale, truffe, cause, anche se mi sono servite; ho tante paure, sono diventato un po’ cinico, faccio fatica a fidarmi davvero, penso sempre ci sia un secondo fine. Ora con la mia nuova etichetta, mi sento come in famiglia”.

 

Qual è la tua etichetta?

Si chiama ‘I dischi dei sognatori’, perfetta per me! (ride, ndr). Tra l’altro proprio oggi (15 gennaio, ndr) abbiamo finito il mastering del disco e, appena finita questa intervista, non vedo l’ora di andare a farlo ascoltare alla mia famiglia”.

 

E che emozioni hai provato a sentire il mastering del tuo primo disco?

Ecco, qui escono le mie due anime: una parte felicissima, incredulo, emozionato da piangere perché ora finalmente la gente può ascoltarmi; l’altra invece dice: ‘Ommioddio, questo volume non va bene, bisogna rifarlo, qui invece ho fatto male…!’ Migliorerò, col tempo!”

 

Forse perché sei un perfezionista…

Sì ma in modo autolesionista”.

 

Ho ascoltato anche “La bocca del cuore”: immagino che, oltre a parlare di te stesso, ti piaccia parlare in modo particolare di sentimenti.

Credo che i sentimenti siano tra le cose più efficaci che ci siano, hanno un linguaggio pazzesco in cui riesco a star meglio. Ne parlo tanto, ma nel disco che uscirà le canzoni d’amore sono 4, ci sono anche altri temi: c’è una canzone sul bullismo, una che racconta la storia di due ragazzi vittima di un incidente, un omaggio alla musica, una che parla di favole, con 32 citazioni Disney. Non si capisce che le amo, vero? (ride, ndr). Il filone, il concept del disco sono proprio le favole: io mi ritengo un figlio delle favole, e credo che guardandole ho appreso i migliori insegnamenti, insieme a quelli dei miei genitori. Uso tante citazioni dalle favole per trasmettere i miei messaggi, anche quando parlo con i miei amici”.

 

La tua favola preferita?

Il gobbo di Notre-Dame, mi ci rivedo tanto. Non per il disagio fisico ma spesso nella mia vita mi sono sentito emarginato, diverso, come lui”.

 

Ho letto che hai ben 50 inediti nel cassetto, nel disco ne troveremo 11: com’è stato il processo di selezione?

È stato molto semplice: 30, le prime che ho scritto, facevano abbastanza schifo, molto sinceramente! (ride, ndr) Ne avevo scritte alcune in spagnolo, anche ninne nanne per far addormentare mia madre. Altre 3 in inglese per una compilation di beneficenza. Altre ne ho scritte e donate ad altre persone, su richiesta, sentivo il bisogno di farlo. Ne ho altre da parte valide, speriamo per un secondo album!”.

 

Musicalmente parlando, ci dobbiamo aspettare altro oltre alle ballad?

Ci sono 4 canzoni più movimentate, 2 in particolare che possono essere potenziali singoli”.

 

Com’è nata la passione per la musica?

Da bambino, da sempre: ho intrapreso il percorso della lirica alla Scala di Milano nel Coro delle voci bianche quando ero alle medie; poi ho fatto dei musical, a seguire un tour europeo con una tribute band di Michael Jackson, gli Smooth Criminals. Bella esperienza, formativa ma ho imparato che è bellissimo cantare le meravigliose canzoni di Jacko ma non erano le mie, dicevo cose di un’altra persona, in un modo non mio. Da lì mi è nata una forte necessità di dire quello che pensavo e ho iniziato a scrivere canzoni: ci ho provato e sono stato bene, e sono andato avanti. La musica non è una scelta, è una necessità, un bisogno. Come tutti, soffro per alcune cose e per soffrire di meno riverso questo sentimento nella musica; ballare meglio di no, disegnare nemmeno…”.

 

Quindi non sai fare il Moonwalk?

No, c’erano ballerini che lo facevano… Ballo molto bene la Macarena, ma finisce lì! (ride, ndr”).

 

Tu sei maestro elementare, a Cologne: i tuoi allievi come hanno preso la tua partecipazione al Festival? Tifano per te?

Ovviamente sì, altrimenti gli do una verifica a tutti e un po’ di note! (ride, ndr). Ora sono in aspettativa, volevo passare da loro a salutarli e portar loro un po’ di caramelle”.

 

Forse stare a contatto coi bambini mantiene il tuo lato da sognatore…

Assolutamente sì; ovviamente ci vogliono anche tanta energia e pazienza, ma quando ti torna indietro qualcosa da loro, anche solo un sorriso, vai a dormire felice”.

 

TESTO 

Hai mai fatto l’amore con gli occhi
io sì, ci ho letto dentro
e ho visto tutte le paure dentro un palloncino
che stavano per scoppiare
ma la mia mano stretta al filo quel giorno
le ha lasciate andare

Hai mai fatto la guerra con gli occhi
io sì, e ho anche perso
perché se entrambi giochiamo a nascondino
ma nessuno vuol cercare
allora forse meritiamo quel dolore
che ci fa star così male

E poi bene, poi male
ed è un bene che ci faccia così male
perché dentro quel rancore
si può ancora perdonare
perché andare fino in fondo
è il miglior modo per riuscire finalmente
a galleggiare

Non c’è bisogno di scavare
perché tutto in superficie devi usarlo
come fosse una vernice
pitturare le stanze del tuo cuore
perché non è un bersaglio
perché anche le montagne eran barriere
adesso sono un bel paesaggio

E poi bene, poi male, poi bene, poi male
E in fondo è solo un bene che ci faccia così male

Hai mai chiesto scusa con gli occhi
io sì, però, in ritardo
e ti ho lasciato costruire un muro
invece di una strada
ma se l’amore ha una data di scadenza
allora consumiamolo prima che scada

Hai mai cercato un altro paio di occhi
quello no, ma c’è ancora tempo
e che quando mi metto in gioco
vengo eliminato ai supplementari
perché ho scoperto di avere il cuore miope
e gli devo mettere gli occhiali

E fa bene, fa male
ed è un bene che ci faccia così male
perché dentro quel rancore si può ancora perdonare
perché andare fino in fondo è il miglior modo
per riuscire finalmente a galleggiare

Che per guarire non ci sono gli anticorpi dell’amore
sono stanco di riempire più lo stomaco del cuore
proverò ad alzare il prezzo se mi danno per scontato
ma non cerco vendetta
perché è come un dolce senza cioccolato

E poi bene, poi male, poi bene, poi male
e in fondo è un bene che ci faccia così male
e poi bene, poi male, poi bene, poi male
e in fondo è solo un bene perché ci fa stare insieme
e poi bene, poi male, poi bene, poi male
e in fondo è solo un bene che ci faccia così male
e poi bene, poi male, poi bene, poi male
e in fondo è solo un bene perché ci fa stare insieme
nel bene e nel male

WEB & SOCIAL

instagram.com/matteodaslegare

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