THE VOICE SENIOR: perché ha successo?

THE VOICE SENIOR: perché ha successo?

Lo spin-off over “60”, in Italia di The Voice Senior, supera in bravura di concorrenti e in riscontro di pubblico il format originale di John de Mol (e non solo).

 Oltre il 24% di share e più di 4 milioni di spettatori per le seconde Blind Audition di The Voice Senior, in onda su Rai1, dopo il già ottimo esordio della prima puntata, che aveva superato il 23% (interessante anche il target 15-24, che supera il 14%, a dispetto di chi crede che i giovanissimi non se lo filino). I numeri di questa terza stagione superano anche gli ottimi risultati delle due precedenti (media del 19% per entrambe) , dimostrando che questo spin-off “over 60” supera, in Italia, il format originale ideato da John de Mol nel 2010, ma anche il riscontro di talent un po’ traballanti con protagonisti gli “young” (un nome su tutti, X-Factor).

Perché questo successo?

Sono diversi gli elementi che contribuiscono al successo del programma.

In primis: la giuria. Loredana Bertè è sempre una graffiante garanzia, Clementino è l’animatore turistico del programma che catalizza simpatie intergenerazionali, Gigi D’Alessio è la solida àncora della musica più melodica; più fluida la quarta poltrona, quella “nazional popolare”, che in 3 anni ha visto avvicendarsi Al Bano e figlia, Orietta Berti e ora i due Ricchi e Poveri (gli “Angeli”). Feeling fra di loro più o meno consolidati, sketch più o meno riusciti. Fil rouge, il garbo empatico della conduttrice, Antonella Clerici.

In secundis: il format. Ma unicamente per la fase delle blind audition, dove le iconiche poltrone girevoli le fanno da mattatrici. Nelle fasi successive, si annacqua un po’ il tutto, uniformandosi ai tanti talent già visti altrove.

In tertiis: il messaggio. Avere una seconda, o una terza, o una quarta possibilità nella vita è rassicurante, per tutti. E questo indipendentemente dalla carta d’identità, in una società che vorrebbe “attiva”, sfavillante e competitiva (qualcuno ha usato anche il termine “produttiva”…) solo la prima e la seconda età. E invece la terza età qui si dimostra per quello che è effettivamente nella realtà, ancora sognante e abile e arruolata nel campo artistico. Alla faccia dell’ageismo, tra le diverse forme di discriminazione forse la più subdola, specie nei mass media e nella comunicazione (vedi la pubblicità che esalta il consumo di prodotti legati all’immagine della giovanilità del corpo, la visione caricaturale della vecchiaia, programmi “vietati agli over”…). The Voice Senior ha avuto l’intuizione di sdoganare artisticamente questa fascia d’età, riportarla alla ribalta e dando il microfono a voci che nulla hanno da invidiare a molti teen idols. Tant’è che a sto punto ci si chiede: “Ma la fascia che sta in mezzo (40-50) chi è, la figlia della lupa?”.

Last, but not least: i concorrenti. Effettivamente è più che probabile che il vero successo di questo format sia proprio l’indiscussa bravura dei partecipanti (selezionati fra 3.000 provinati). A parte rare, rarissime eccezioni, in questa edizione si registra un livello tecnico-musicale (interpretazione, intonazione, grinta) che spesso dà la paga ai giovanissimi in cerca di (vana)gloria, che, per forza di cose, scarseggiano in esperienza e, soprattutto, di vissuto. E pazienza se, per ovvi meccanismi televisivi, a volte in alcune storie ci si sofferma forse un po’ troppo su aspetti strappalacrime. È proprio dal riscatto di passati dolorosi, rinunce, porte mai aperte o richiuse troppo in fretta, che subentra l’aspetto financo più educativo di questo spin-off.

L’unica pecca, sulla carta, è il “post”: che effettivo riscontro hanno i concorrenti o i vincitori, una volta spente le luci dello studio? Qualche ospitata in tv, forse, sicuramente qualche serata, quattro di loro avevano avuto l’opportunità di calcare il palco dell’Ariston a Sanremo 2021 con Gio Evan ma casi discografici rilevanti non si sono registrati (di Susan Boyle ne capita uno, e in tutt’altro format). Eppure la qualità di Erminio Sinni e di Annibale Giannarelli non sono in discussione: il mercato è ancora refrattario? O le case discografiche non spingono a sufficienza? A oggi, il programma resta quindi un fenomeno televisivo e non ancora musicale (ma questo problema resta anche per alcuni format “young”, dove si cercano di spingere anche dei brani inediti…).

Di seguito alcune delle nostre blind preferite di queste prime 2 puntate:

Lisa Manosperti, insegnante di canto, incanala la sofferenza per la perdita del figlio in “Almeno tu nell’universo”, guadagnandosi una standing ovation di tutto lo studio (e persino di Loredana Bertè) con un’interpretazione personale e toccante. TEAM LOREDANA

Diego Vilardo, in arte Diego Vilar (già a Sanremo 1983), 63 anni, stupisce con la sua versione di “Purple Rain” di Prince, dove dimostra di essere un vero performer d’alto livello che fa andare in visibilio la Bertè (alla quale porta una canzone a lei dedicata e scritta 2 anni fa). TEAM LOREDANA

Maria Teresa Reale, 61 anni, insegnante di canto, torna sul palco dopo il blocco a causa della morte del suo compagno di avventure musicali con cui ha girato i pianobar di mezzo mondo. Fa girare tutti e 4 i giudici con una grintosa e freschissima versione di “Locked Out of Heaven” di Bruno Mars; un timbro particolare e giovanile espresso ancor meglio nella versione piano-voce con Gigi di “E penso a te”. TEAM CLEMENTINO

Mario Aiudi, 83 anni, dopo aver vissuto per 50 anni in Inghilterra è tornato a vivere a Pesaro (dove da piccolo visse per 15 anni in un orfanotrofio); una voce perfettamente a suo con lo swing, tanto da ricordare in più di un passaggio “The Voice” Sinatra (specie nella versione finale al piano con Gigi di “My Way”). Chapeau. TEAM RICCHI & POVERI.

Stefano Peli, 62 anni, unisce l’hobby della musica a quella per il salto con l’asta. Alza l’asticella con una versione intensa di “Chiamami ancora amore” del Professor Vecchioni. TEAM LOREDANA

Annalisa Beretta, 66 anni, che ha insegnato tutta la vita alle scuole elementari, non sfigura affatto con il paragone di Mina (“Amor mio”). TEAM GIGI

Emilio Paolo Piluso, ingegnere, 61 anni, convince con la complicatissima “Bella d’estate” di Mango e con la sua chitarra. TEAM RICCHI & POVERI.

 Rosa Alba Pizzo, 60 anni, maestra d’asilo, fa poker con il suoi timbro particolare e l’energica versione di “Bella senz’anima” di Cocciante. TEAM LOREDANA

Sergio Moltoni, detto “Er Pescetto”, 69 anni, da decenni al pianobar a una versione convinte di “Cambia un uomo” di Mengoni, con una voce giovanile e precisa. TEAM RICCHI & POVERI.

 Marco Rancati, 65 anni ma sembra un ragazzino (già a Sanremo nel 1975 con il complesso Eva 2000 e nel 1985 con il nome d’arte Daniel Danieli, già vincitore di Castrocaro nel 1979), graffia con “Fai rumore” di Diodato. TEAM GIGI

Sebastiano Procida, 65 anni, unisce la passione per la musica a quella per il lavoro in campagna, in provincia di Lecce. Un grande falsetto (e non solo) per domare “Stayin’ Alive” dei Bee Gees. TEAM CLEMENTINO

Alessandro Sicuro, in arte Alex Sure, 63 anni, è il concorrente più punk rock delle 3 edizioni del programma. Ribalta lo studio con “You shook me all night long” degli AC/DC. TEAM CLEMENTINO

 

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