Recensione: SUZANNE VEGA – “Flying With Angels”

Recensione: SUZANNE VEGA – “Flying With Angels”

C’è sempre stato qualcosa di profondamente fuori tempo, e dunque fuori moda, in Suzanne Vega. Quando debuttò negli anni Ottanta, sembrava già attraversata da un’anima antica, come se i suoi venticinque anni fossero appesantiti da un surplus di memoria e di osservazione.

Oggi, a undici anni dall’ultimo album in studio, “Flying With Angels”, il suo album numero nove, ne conferma la postura: quella di una scrittrice di canzoni che non si è mai piegata all’urgenza della contemporaneità, preferendo invece l’angolatura più obliqua e contemplativa dell’outsider consapevole.

L’apertura con Speakers’ Corner è leggera e insolitamente esplicita per Vega: il brano, sorretto da uno slide guitar dal passo deciso, invoca la libertà d’espressione come antidoto a un clima civile sempre più inquinato. Non è un proclama, ma una presa di posizione pacata, consapevole, persino didattica.

L’urgenza lascia presto spazio a territori più familiari: la title track, Flying with Angels, si rivela subito uno degli apici del disco. È un’elegia eterea di una donna diventa protagonista, custode e interprete delle ambiguità del poeta. 

Questo gioco di sponde tra citazione e reinvenzione ritorna anche in Chambermaid, dove la protagonista “pulisce le briciole” dalla macchina da scrivere del “grande uomo” e, nel farlo, ne ricostruisce il pensiero, lo desidera, forse lo deride. È uno dei pezzi più affilati del disco, un esempio lampante della scrittura obliqua di Vega, sempre più interessata alle zone grigie che non alle verità assolute.

Tra le tracce più sorprendenti c’è Love Thief, ibrido tra R&B dilatato e funk minimale, sostenuto da cori soul che sembrano usciti da un disco Motown trasfigurato. Un esperimento stilistico che, pur nella sua eccentricità, conserva coerenza grazie all’economia vocale di Vega, ancora perfettamente riconoscibile, tersa e priva di affettazione.

Il tono si fa più intimo e riflessivo in The Last Train from Mariupol, una ballata acustica di rara delicatezza che affronta il tema della guerra con compassione asciutta, senza retorica. Qui, Vega torna a essere cronista degli emarginati, degli sradicati: non con la furia della denuncia, ma con la lentezza rispettosa dell’ascolto.

Il trittico finale del disco – Witch, Alley e Galway – segna un ritorno alle atmosfere più criptiche e poetiche. Witch è elettrica, vagamente sinistra, quasi una miniatura narrativa su infedeltà e presagi. Alley si muove su registri impressionisti, evocando Chagall e i suoi voli d’amore sopra le città. Galway, infine, chiude il disco con malinconia folk, lasciando intravedere ciò che sarebbe potuto essere, e non è stato.

Non tutto funziona perfettamente: qua e là, alcune rime appaiono più deboli, e certi passaggi risultano meno ispirati.

Ma è un difetto minore in un’opera che non mira alla perfezione, bensì alla persistenza. “Flying with Angels” non è un ritorno trionfale, ma un rientro in punta di piedi, coerente con la poetica di un’artista che ha sempre preferito la penombra al riflettore. E che, anche stavolta, ci invita ad ascoltare con attenzione, tra le pieghe delle canzoni, ciò che ancora resta da svelare.

DA ASCOLTARE SUBITO

Speakers’ Corner -Love Thief – Alley 

DA SKIPPARE SUBITO 

Un disco che si lascia ascoltare! 

SCORE : Voto 6,75

Speakers’ Corner
Flying with Angels
Witch
Chambermaid
Love Thief
Lucinda
Last Train from Mariupol
Alley
Rats
Galway

TRACKLIST

DISCOGRAFIA 

1985 – Suzanne Vega
1987 – Solitude Standing
1990 – Days of Open Hand
1992 – 99.9F°
1996 – Nine Objects of Desire
2001 – Songs in Red and Gray
2007 – Beauty & Crime
2014 – Tales from the Realm of the Queen of Pentacles
2016 – Lover, Beloved: Songs from an Evening with Carson McCullers
2025 – Flying with Angels

VIDEO 

WEB & SOCIAL 

https://www.suzannevega.com
https://www.instagram.com/therealsuzannevega/

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