Un concerto dei Duran Duran è, prima di tutto, un viaggio nel tempo. Un salto indietro fino al 1981, anno zero di una carriera che ha attraversato epoche, mode e suoni senza mai spegnersi davvero.
All’Ippodromo di San Siro, in occasione degli I-Days, è andata in scena l’ennesima epifania pop firmata dalla band di Birmingham. Più che un esercizio nostalgico, una celebrazione ancora vitale. I Duran Duran non sono solo memorabilia patinata o romanticismo da poster anni 80: sono un organismo musicale ancora pulsante, capace di rinnovarsi nella forma e nella profondità del repertorio.
Nonostante il caldo opprimente e lo sciopero dei mezzi che ha paralizzato Milano, oltre 20mila tra cinquantenni e sessantenni quasi da Rsa musicale, si sono radunate per partecipare a questo rito edonistico collettivo.
A guidarli e fare da celebrante Simon Le Bon, che a 66 anni conserva il carisma e la teatralità del frontman di un tempo. Con lui, la formazione storica – Nick Rhodes, John Taylor, Roger Taylor – con l’eccezione di Andy Taylor, assente per motivi di salute, sostituito con mestiere da Tom Brown.

IL LIVE
Alle 21.11 si parte con Night Boat, scelta meno scontata che segna subito un’intenzione: questo non sarà solo un greatest hits show, ma un racconto articolato, con pieghe e deviazioni. The Wild Boys infiamma il pubblico, anche se il suo spirito da inno generazionale sembra oggi un po’ scolorito. Con Hungry Like the Wolf e A View to a Kill il set ritrova mordente e ritmo: tra Bond-movie vibes e reminiscenze MTV, il viaggio si fa più vivido anche se la voce di Simon un po’ vacilla.
Invisible e Notorious aggiungono nuove sfumature, mentre Nite-Runner / All She Wants Is e Lonely in Your Nightmare / Super Freak sono funky. In Evil Woman degli E.L.O. Simon convince molto per tono e misura.
La parte centrale del concerto scava più a fondo: Friends of Mine e Careless Memories, con Simon con indosso un chiodo giallo flou, richiamano i Duran Duran più ruvidi, quelli segnati dalla new wave post-punk delle origini.
Ordinary World e Come Undone, suonate in sequenza, aprono una parentesi più intima e raccolta.
Le Bon, sempre più attore della propria leggenda, con una t-shirt che evoca Les Fauves, il fauvismo artistico di inizio novecento, si muove con eleganza tra teatralità e mestiere.
Il finale è un trionfo corale: Reach Up for the) Sunrise, Planet Earth, The Reflex, e poi White Lines (dei Grandmaster Flash) che è ormai pienamente adottata dal gruppo, così come il mash-up tra Girls on Film e Psycho Killer dei Talking Heads. Due mondi che si parlano senza stonare.
Il viaggio si chiude con Save a Prayer e Rio: due canzoni che hanno definito un’epoca e che oggi, più che mai, sembrano sopravvivere al tempo.
E alla fine la bandiera italiana e la torta del compleanno di John Taylor (65 anni) AUGURIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
Perché i Duran Duran, nel bene e nel kitsch, sono ancora qui. E a quanto pare, ancora necessari.
Prima del concerto un dj set patetico con le classiche canzoni per boomer nostalgici. Una esibizione da fiera della salamella con le un set di canzoni riempi pista che hanno stufato il sottoscritto ma non il pubblico che ha ballato e cantato.
Ad aprire il concerto lo show dei LES VOTIVES. Buona energia, buon sound, buona presenza sul palco che però sembrano quasi straniti a guardare i loro genitori distratti in attesa dei DD.
LA SCALETTA
Night Boat
The Wild Boys
Hungry Like the Wolf
The James Bond Theme
A View to a Kill
INVISIBLE
Notorious
Nite-Runner / All She Wants Is
Lonely in Your Nightmare / Super Freak (aka SUPER LONELY FREAK)
Evil Woman (Electric Light Orchestra cover)
Friends of Mine
Careless Memories
Ordinary World
Come Undone
(Reach Up for the) Sunrise
Planet Earth
The Reflex
White Line
Girls on Film / Psycho Killer
Encore:
Save a Prayer
Rio
LA GALLERY
INFO & BIGLIETTI
12 luglio Santa Maria di Pula Forte Arena