Per raccontare un concerto bisogna descrivere vari elementi: l’atmosfera, la performance, lo show, la musica, l’empatia con il pubblico.
Per certi concerti è un esercizio letterario semplice: live scolastici, un muro di suono impattante e una dose mista, in base al budget a disposizione, di ballerini, visual, luci e effetti vari il tutto al chilo!
Di concerti di questo tipo è pieno, soprattutto sui palchi estivi. Ma a San Siro e in generali negli stadi è necessario alzare l’asticella. E Cesare lo sa bene e lo ha sempre saputo.
I concerti di Cremonini non sono mai lasciati al caso. Complessi ma per questo non complicati. Una concettualità di base che anche questa sera attraversa tutto lo show e ci immerge in un viaggio, quello sonoro e di vita, di Cesare dove la musica è tenuta con l’ausilio di arte varia: musica, performance, luci, visual a rappresentare.
Il mio è un desiderio molto preciso – ha raccontato Cesare prima dell’inizio dello show in conferenza stampa – Vorrei che chi viene a un mio concerto percepisse che davanti a lui c’è un artista che non ha smesso di cercare. Che non si accontenta di replicare ciò che ha già funzionato in passato. È facile, dopo tanti anni, sedersi sugli allori, affidarsi al repertorio e confezionare uno spettacolo rassicurante, magari nostalgico.
Io invece voglio che chi mi guarda percepisca un’urgenza, un rischio, una scommessa.
Voglio che si senta davanti a qualcuno che ha ancora qualcosa da dire, che crede nel presente tanto quanto ha creduto nei sogni del passato.
È questo il mio obiettivo: che il pubblico avverta un’energia viva, non solo celebrativa.
Vorrei essere un artista dell’oggi.
IL CONCERTO
San Siro, 20:53 – Inizia il viaggio.
Cesare Cremonini sale sul palco tra luci calde e tensione vibrante, aprendo il concerto con la suite Cercando Camilla. È un’introduzione cinematografica, quasi onirica, che spalanca le porte del suo universo.
Poi l’esplosione: Alaska Baby, Dicono di me, PadreMadre. Un trittico potente, elettrico, viscerale. Cremonini schitarrando come nei suoi giorni migliori, a petto aperto, con l’energia di chi sente che quel palco non è solo un mestiere, ma una vocazione.
San Siro, vieni a sognare con me!”
Non è solo un invito, è una dichiarazione d’intenti. È il grido di chi sa che la musica può ancora unire, stupire, commuovere.
Il palco lo attraversa, lo percorre, lo canta, lo coccola. Ne fa una casa, un’estensione della propria pelle. Con La ragazza del futuro, la narrazione si fa visione: al centro della scena compare una figura simbolica, quasi mitologica, mentre le luci e la coreografia amplificano le suggestioni del brano. Musica e immaginazione si fondono in un’installazione vivente.
Poi Ora che non ho più te: il pubblico diventa un solo coro, Cesare racconta e interpreta. Il viaggio continua, tra confessione e condivisione.
Buon viaggio (Share The Love) arriva quasi inevitabile, naturale. Chiude una prima parte intensa, emozionale, come una lettera lasciata aperta sul comodino.
Si riparte: laser e ballerini accendono una nuova fase con Lost in the weekend. Il ritmo pulsa, poi si scioglie. Un’alba rosa è intima, morbida, quasi sussurrata.
Acrobati diventa spettacolo teatrale, con danzatori sospesi e un pianoforte che sembra uscito da una fiaba di ghiaccio.
Il piano rimane protagonista anche nel trittico più intimo: Vieni a vedere perché, Le sei e ventisei,
Abbiamo iniziato insomma….
Cesare parla, accoglie, confida.
Le canzoni, racconta, «hanno fatto viaggi lunghissimi per nascere», e ora si offrono nude, senza maschere.
Ragazze facili è una di quelle. Ed è lì che il concerto cambia pelle: entra nel suo cuore.
Con Mondo – e la comparsa video di Jovanotti – si apre un nuovo capitolo, preludio all’ultima data romana dove il duetto sarà dal vivo.
Poi Logico #1 e Grey Goose: San Siro balla, canta, si lascia andare. È pronto per le Aurore Boreali.
Lo show raggiunge il suo centro: un effetto laser riproduce il fenomeno naturale con una fedeltà spettacolare. Dal basso emergono Cesare e Elisa, in uno dei momenti più magici del live.
Nonostante tutto (Remix) chiude la parte dance in versione discoteca, incandescente.
Le luci si abbassano, l’atmosfera cambia ancora. Cremonini riappare con una fisarmonica tra le mani. Figlio di un re si trasforma in un valzer gitano, polveroso, intimo.
Ma la notte non è finita.
Entra Luca Carboni. È il momento di San Luca – un omaggio affettuoso, un ponte tra generazioni, una Bologna che non smette mai di cantare.
Il finale è un crescendo inarrestabile:
50 Special è l’apoteosi, con Ballo al basso che lo segue come sempre. Poi Marmellata #25, Poetica, Nessuno vuole essere Robin.
Chiude Un giorno migliore, con una speranza sussurrata…
«Domani può essere un giorno migliore… speriamo.»
GLI ELEMENTI
Il Concept
Il concept dello spettacolo nasce da un’esperienza reale: il viaggio di Cremonini in solitaria attraverso l’America fino alle aurore boreali. Un racconto trasformato in visione scenica, che riflette un percorso interiore e artistico.
La visione
Lo schermo panoramico da 65 metri non è solo sfondo, ma protagonista visivo. Alterna paesaggi onirici e architetture luminose, passando da superficie cinematografica a strumento immersivo. Tutto orchestrato da NorthHouse e Giò Forma per creare un racconto fluido tra tecnologia e poesia.
Le Luci
Il progetto luci firmato da Mamo Pozzoli è pensato come estensione della musica. Oltre 600 proiettori LED, strutture circolari motorizzate e una palette cromatica studiata sin dall’inizio danno vita a uno spazio in continua metamorfosi, dove la luce si fa racconto.
Performance
Otto performer arricchiscono la scena in momenti chiave, con coreografie curate da Erika Rombaldoni. Tra questi, una citazione colta alla Serpentine Dance di Loie Fuller e la suggestiva esibizione con le Ruote di Cyr. Un equilibrio tra teatro, danza e sogno.
Il suono
Marc Carolan, fonico dei Muse, ha curato il sound design dello show. L’obiettivo: una resa sonora che fosse all’altezza dell’identità artistica di Cremonini, anche nelle venue più complesse acusticamente. Il mix analogico e l’uso di software predittivi hanno permesso di raggiungere un’ottima intelligibilità vocale.
Affiancato da Marco Monforte, Cremonini ha affrontato le difficoltà tecniche degli stadi italiani puntando sulla precisione progettuale. Il risultato è una copertura audio uniforme e pulita, in grado di valorizzare ogni dettaglio musicale.
La band
In tour con lui, la band storica che lo accompagna da vent’anni, con l’aggiunta del produttore elettronico Alessio Natalizia, che ha contribuito al suono di Alaska Baby, l’ultimo album certificato platino.
SCORE, 8,50
L’INTERVISTA
Cesare, oggi ti esibisci di fronte a numeri impressionanti. Ma quanto contano davvero?
I numeri senza le biografie non significano nulla. Possono impressionare, ma non raccontano. Io ci ho messo dodici anni per riempire un Forum. E non ho mai dato nulla per scontato. Questo tour nasce da una sfida che mi è stata proposta, e che ho deciso di accettare non per i numeri, che pure sono grandi e me li sto godendo, ma perché sentivo che c’era qualcosa da dire, da costruire.
È una trasformazione che parte dal disco e arriva fino al palco. È la mia biografia che dà senso a questi numeri.
Hai parlato di “opera artistica”. In che modo?
Ogni volta che lavoro a un disco, faccio un passo indietro. Cerco di mettermi da parte, di lasciare parlare la musica, il testo, l’intuizione. Ho trattato il concerto non come un semplice live, ma come un’opera, un racconto coerente, visivo, sonoro, concettuale. Per me è un concerto-concept: dura due ore e mezza, ed è costruito come un viaggio. Otto brani sono tratti dal nuovo disco e sono parte centrale nel racconto, che si mescolano con la mia storia, e portano chi ascolta dal deserto al ghiaccio dell’Alaska.
Ti definisci spesso un artista dell’oggi. Cosa intendi?
Vuol dire non vivere nel passato. Vuol dire avere ancora fame. Vuol dire che dopo ventisei anni su un palco, non è ancora arrivato il momento per me di usare il mio repertorio per mettere in piedi un karaoke festante. Potrei farlo, e forse funzionerebbe anche, ma non è quello che mi interessa. Io ho 46 anni, non mi tingo i capelli, e sono ancora inquieto. Lo stimolo più grande è proprio quello di sperimentare, di rischiare, di non sapere esattamente dove si va a finire. Ecco perché continuo a considerarmi un artista dell’oggi.
Il palco sembra aver assunto un ruolo diverso per te, quasi trasformativo.
Assolutamente. Questa volta il palco mi è “diventato”, nel senso che mi ha permesso di rendere reali certe suggestioni che avevo in mente. La scenografia, i visual, i laser, gli effetti tridimensionali: tutto è pensato per raccontare. Abbiamo creato persino un effetto aurora boreale, e sono immagini reali, non generate da intelligenza artificiale. Non c’è nulla di artificiale in questo show: è tutta farina del sacco umano. Abbiamo usato performer, ma non come ballerini gestiti: sono elementi espressivi, che completano il paesaggio visivo e amplificano i linguaggi. Non sto facendo uno show, sto cercando di creare un mondo.
E hai deciso, per la prima volta, di aprire il palco anche ad altri artisti.
Sì per me è una novità assoluta. Non ho mai avuto ospiti nei miei concerti. Il mio processo artistico mi ha sempre spinto verso l’autonomia, la coerenza. Ma ora sento il desiderio di aprirmi. Luca Carboni parteciperà a più concerti, in particolare domenica e lunedì, e non vedo l’ora di vederlo salire sul palco. Ci saranno anche Elisa, e Lorenzo Jovanotti all’ultima data di Roma: riformeremo un trio che ha avuto una storia importante. È un momento particolare, anche intimo, e mi piace che accada dentro uno show così vasto.
Hai annunciato nuove date in spazi aperti per il 2026
Questo sarà un tour che durera due anni e mezzo probabilmente. È un percorso lungo, ma lo sento giusto. E sono in forma, davvero. Il mio corpo tiene, la mia mente è sveglia, e la mia voglia è quella di chi ha appena iniziato. Forse è per questo che oggi ho così tanta fame: perché in fondo, non mi sono mai saziato.
LA SCALETTA
Cercando Camilla
Alaska Baby
Dicono di me
PadreMadre
Il Comico [Sai che risate]
La ragazza del futuro
Ora che non ho più te
La nuova stella di Broadway
Buon viaggio [Share The Love]
Lost in the weekend
Un’alba rosa
Acrobati
Vieni a vedere perché
Le Sei e Ventisei
Ragazze facili
Mondo
Logico #1
Grey Goose
Aurore Boreali
Nonostante tutto Remix
Figlio di un re
San Luca
50 Special
Marmellata #25
Poetica
Nessuno vuole essere Robin
Un giorno migliore
LA GALLERY
LE DATE
Queste le date del “CREMONINI LIVE25”
16 giugno MILANO
19 giugno e 20 giugno BOLOGNA
24 giugno NAPOLI
28 giugno MESSINA
3 e 4 luglio BARI
8 luglio PADOVA
12 luglio TORINO
17 e 18 luglio ROMA
CREMONINI LIVE26
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