Pensieri sparsi per/su LIGABUE

Pensieri sparsi per/su LIGABUE

“Caro il mio Francesco”, scrivevi dieci anni fa a Guccini. L’ho consumata quella canzone là, come tu in quei giorni hai consumato “L’avvelenata”. Chi non l’ha fatto? Io la consumo da quando sono un bambino, che fortuna ho avuto ad avere un padre che mi ha cresciuto a pane, Guccini e De André!

Il tempo è passato inesorabile, in quest’anno maledetto ho compiuto 30 anni e quanta musica è passata nelle mie orecchie. La prima volta che ho avuto a che fare con te erano i primi anni duemila, cazzo. Vent’anni fa. Era estate e io e mio cugino stavamo andando al mare. Dal mio paese al mare sono circa dieci minuti di macchina e per tutto il viaggio quel giorno suonava solo un pezzo: “Voglio volere”. Cosa potevo capire io dei turbamenti di mio cugino già trentenne che si sparava sta canzone a palla? Poi a un certo punto “Voglio volere tutto così, voglio riuscire a non crescere”. Boom. Ho sentito una roba nella pancia che non te la so ancora spiegare. E poi ancora: “Voglio tornare vergine ogni volta che io ce ne ho voglia”. Ciao. Che voleva dire essere vergine? Insomma, ci siamo capiti.

Da lì è stato tutto in discesa. Per anni ho avuto solo tua musica nelle orecchie, solo tuoi biglietti dei concerti esposti in camera accanto all’orario delle lezioni, solo tuoi dischi accanto allo stereo regalato dalla zia. Poi sono cresciuto, certo. E ho preso “strade diverse”. Nel frattempo i miei dischi sono passati a mio fratello (e ai suoi amici!), i biglietti dei concerti si sono ingialliti ma da qualche parte a casa dei miei ci sono ancora. Anche mio fratello da anni ha preso “strade diverse” ma sabato scorso è stata la prima persona a cui ho scritto quando ho cliccato play sul tuo nuovo “77 singoli +7”. “Che viaggione!”, gli ho scritto. Poi diciamocelo, all’inizio ci hai sparato “Questa è la mia vita”, “Il giorno di dolore che uno ha” e “L’odore del sesso” perché volevi ammazzarci di nostalgia. Non mi dilungo oltre. Marco mi aveva chiesto una recensione dei 7 nuovi inediti del disco, spero non se la prenda e che non mi dica “Cazzo è? La pagina di un diario segreto?”. Mi metto a palla “Lettera a G.”, che peccato non sia stata un singolo. È tra le canzoni che più mi riconciliano con il mondo. Azionando una delle mie playlist su Spotify parte dopo “Caro il mio Francesco” o prima di “Sarà un bel souvenir”. Tra queste “Farewell”, “Il sociale e l’antisociale”, “Verranno a chiederti il nostro amore”, “Hotel Supramonte”. Capito che onore, Lucià?

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