MÅNESKIN: Siamo nati live e moriremo live

MÅNESKIN: Siamo nati live e moriremo live

I MÅNESKIN annunciano le nuove date del tour che si concluderà all’Arena di Verona nel 2022. Nel frattempo, raccontano in anteprima l’album “Teatro D’Ira Vol.1”.

Se teatro deve essere, che allora sia uno dei teatri più importanti d’Italia. E se ira deve trasudare, che sia da un palco dove di solito si rappresentano i sentimenti e le emozioni più struggenti. E’ sul palco dell’Arena di Verona infatti che i Måneskin chiuderanno il loro attesissimo tour, con il concerto del 23 aprile 2022.

Dopo i sold out immediati dei primi live annunciati per Milano e Roma, i  quattro ragazzi di Roma hanno aggiunto 7 nuove date nei più importanti palazzetti italiani. Del resto se Ethan ha detto “Nasciamo live e moriremo live”, noi ci crediamo sul serio.

Nell’attesa di calcare il primo palco, quello del Palazzo dello Sport di Roma il 14 dicembre, i Maneskin ci hanno raccontato qualcosa di più del loro secondo disco, con la loro immancabile verve da rockstar tutt’altro che maledette, semmai benedettissime e consacrate dall‘inaspettata vittoria all’ultimo Festival di Sanremo.

La maturazione

Victoria: c’è stata sicuramente una maturazione durante questi anni. Abbiamo fatto un tour in Italia e in Europa, siamo stati a Londra. Quando abbiamo scritto “Il ballo della vita” eravamo più piccoli,  non era ancora chiaro cosa ci rappresentasse davvero. Adesso siamo finalmente giunti a ciò che volevamo ottenere: una crudezza scarna, che facesse emergere il trio analogico e ogni singolo strumento. Non ci siamo posti limitazioni, nemmeno per la lingua. Siamo molto soddisfatti, l’album è vario e i brani toccano estremi opposti – vedi “Coraline” e “Il Nome del Padre” – pur mantenendo intatta la nostra natura.

ETHAN. Se pensiamo alle nostre origini, siamo partiti dalla strada, da Via del Corso a Roma, che per noi è stata la scuola migliore possibile. Ci siamo conquistati il pubblico cercando di essere sempre e solo noi stessi. Siamo nati live, e moriremo live.

I brani.

Damiano: “I Wanna Be Your Slave” ha un testo colorito, ma vorrei che si andasse oltre la potenza e la volgarità delle immagini descritte. Il brano parla dell’influenza della sessualità nella propria vita, di ruoli prefissati come schiavo vs master, bravo ragazzo vs gangster. E invece si può essere entrambe le cose senza per forza sceglierne una sola. Del resto la sessualità è il lato della vita che ci dà maggiore libertà di espressione.

Victoria: “For Your Love”  l’abbiamo scritta a Londra, abbiamo concepito la canzone in un’ ottica live, concedendo ampio spazio ad assoli di chitarra e batteria e basso.

Thomas: “Il nome Del Padre” è il pezzo più strong e spinto dell’album, lo abbiamo composto in sala prove a Roma ed è stato l’ultimo che abbiamo scritto. Com’è nata? C’è stato un momento in cui abbiamo alzato i volumi al massimo, scordato le chitarre e….

Damiano: “Lividi Sui Gomiti” è un brano dalle sonorità crossover che ci piace moltissimo. Il pezzo porta alla luce tutto ciò che c’è dietro il nostro lavoro, i sacrifici, lo studio, gli impegni, la disciplina.  “Coraline” invece non è la storia di un cavaliere che salva la principessa in difficoltà, come può sembrare. E’ una storia che finisce male, perchè nella vita reale non c’è il lieto fine. Parla dell’appassimento di una ragazza, di un fiore, e il cavaliere è un semplice spettatore inerme e impotente. Il nome “Coraline” non è riferito al film, lo abbiamo scelto per come suona. La storia è reale, raccontata come una favola, ma dirò di più. Ognuno può interpretarla come vuole.

Thomas: “Paura del Buio” l’abbiamo scritta a Roma, è il pezzo col sound più pazzo e sperimentale, con una parte in stile carillon e la conclusione finale a cappella. Parla del rapporto conflittuale che si crea tra l’artista e la propria musica, che risucchia energia e genera ansia.

I giovani e il rock.

Thomas: i nostri fan sono super entusiasti e impazienti che inizino i live. Probabilmente non c’è una cultura radicata del locale dal vivo, delle jam session nei pub come a Londra, ma molti giovani accolgono questa musica come qualcosa di nuovo, ne sono incuriositi. Forse stiamo finalmente scavalcando la suddivisione in “tipologie”.

Victoria: vederci suonare fa effetto anche se non sei un appassionato del genere. Per esempio, ero con un mio amico al concerto dei Metallica e ricordo che ha detto “Io non conosco sta roba, ma sono una bomba”. Parlare di generi distinti è limitante, i ragazzi sentono un brano e se gli piace lo ascoltano, a prescindere che sia rock o meno.

Damiano: è vero, non siamo i Led Zeppelin, ma anche gli Zeppelin prima di diventare la band che tutti conoscono ci sono dovuti arrivare. Dateci il tempo.

Rock o non rock.

Victoria: non ci interessa la definizione “rock” o “non rock”, non vogliamo incasellarci. Siamo consapevoli di non essere gli Zeppelin, ma sappiamo anche che non ci sono molti ventenni in Italia che suonano strumenti analogici. E poi scusate, ma “Il Nome del Padre” vi sembra pop?!

Thomas: essere rock vuol dire sentirsi liberi, giocare con la musica, mostrare chi sei veramente. Se fossi nella testa di un purista, onestamente penserei “Ma menomale che c’è gente anche come loro!”

Damiano: avere un identità come la nostra,  portare questa musica nel mercato mainstream, suonare un pezzo del genere a Sanremo significherà pur qualcosa? Non devo mica per forza mangiare la testa ai pipistrelli.

La cover del disco.

Damiano: non ci sono grosse dietrologie in realtà. E’ una bellissima foto, ci piaceva il fatto che non ci fosse cantante di fronte, e poi quell’abito mi sta bene no?

Cantare in inglese e all’estero.

Damiano: un po’ presuntuosamente pensiamo di essere un progetto valido anche per l’estero, del resto abbiamo cominciato scrivendo in inglese e questa lingua fa parte di noi da sempre. A questo proposito, possiamo dirlo: sta per uscire un pezzo con i “The Struts” e probabilmente faremo anche il tour con loro.

Futuro e società.

Sempre più ragazzi della nostra età iniziano ad essere informati su quello che succede, su argomenti che prima erano nascosti sotto al tappeto, vedi le minoranze. Oggi i ragazzi si sentono finalmente rappresentati,  si stanno aprendo molto a livello comunicativo – si parla di più e meglio – e  tanta gente si sta liberando dei preconcetti. Non è per forza tutto come ci viene inculcato da bambini. Più gente se ne accorge, più si informa, più se ne parla, più se ne parla bene, fino a che non ci sarà più bisogno di parlarne perché sarà assodato.

LO SHOWCASE

LA PRESENTAZIONE ALL’EUROVISION 

 

WEB & SOCIAL

https://www.instagram.com/maneskinoff…
https://www.facebook.com/maneskinoffi…
https://twitter.com/thisismaneskin

Related Posts