Intervista: HOLLY JOHNSON bentornati nella “Pleasuredome”

Intervista: HOLLY JOHNSON bentornati nella “Pleasuredome”

Quarant’anni fa, “Welcome to the Pleasuredome” non fu soltanto un debutto discografico: fu un’esplosione estetica, politica e sensuale che ridisegnò le coordinate della musica pop britannica e internazionale.

Uscito nel 1984, l’album dei Frankie Goes to Hollywood – prodotto da Trevor Horn e guidato dalla voce magnetica di Holly Johnson – portava con sé un carico provocatorio e visionario che sfidava l’ipocrisia della società conservatrice dell’era Thatcher. Tra erotismo esplicito (Relax, censurata dalla BBC ma subito diventata un inno di liberazione), satire belliche (Two Tribes) e ballate di struggente lirismo (The Power of Love), il disco fu al tempo stesso manifesto queer, concept album distopico e operazione pop dirompente.

Il pubblico ne fu travolto. “Welcome to the Pleasuredome” vendette milioni di copie, trasformando i Frankie in fenomeno globale e facendo emergere una nuova generazione che reclamava identità, piacere e autodeterminazione. L’impatto fu tale da superare i confini della musica: la band diventò simbolo di una controcultura che usava il linguaggio del pop per decostruire tabù e affermare il diritto alla visibilità LGBTQ+, in un’epoca segnata dalla crisi dell’AIDS e da forti tensioni politiche.

Oggi, quattro decenni dopo, Holly Johnson celebra quella stagione irripetibile con il “Welcome to the Pleasuredome 40th Anniversary Tour”, che farà tappa in Italia per un’unica data al TAM Teatro Arcimboldi di Milano, il 6 ottobre 2025. Johnson torna sul palco con una nuova produzione che ripercorre i brani simbolo di quell’epoca ribelle, e lo fa con la consapevolezza di chi ha attraversato generi, rivoluzioni e disillusioni, restando fedele a un’idea alta e visionaria di musica.

Lo abbiamo intervistato in esclusiva per ripercorrere quell’avventura e riflettere sul presente.

L’INTERVISTA 

Holly, sono passati 40 anni dall’uscita di “Welcome to the Pleasuredome”. Come ti senti a celebrare questo anniversario?

Penso sia giusto ringraziare chi, probabilmente adolescente negli anni ’80, ha abbracciato i FGTH, la mia voce, i miei testi e le melodie che hanno avuto un impatto a livello internazionale.

I Frankie Goes to Hollywood sono stati una delle band più rivoluzionarie degli anni ’80, grazie a successi come Relax, The Power of Love, Two Tribes e molti altri… Quando hai capito di aver creato qualcosa di straordinario?

L’accoglienza della musica fu talmente buona che capii subito che avevamo creato un suono pop unico. Non immaginavo, però, che avrei cantato quelle canzoni per i 40 anni successivi.

Puoi sbloccare un ricordo di quegli anni condividendo un aneddoto speciale di quel periodo? Dopo l’enorme successo, la band si è poi sciolta. Guardando indietro, c’è qualcosa che avresti fatto diversamente?

Non davvero. Le cose succedono per una ragione, e all’epoca ne avevo molte.

I Frankie Goes to Hollywood si riuniranno mai? L’anno scorso vi siete esibiti insieme per la prima volta dal 1987, in occasione dell’Eurovision a Liverpool.

Al momento non sembra probabile. Mi è piaciuto suonare con la band a Liverpool per un evento irripetibile all’Eurovision. È stato molto strano, molto “Frankie”.

Con la tua carriera solista hai esplorato suoni diversi rispetto ai FGTH. Quanto è stato liberatorio sperimentare una nuova direzione musicale?

È stata una grande opportunità per liberarmi dal controllo della ZTT. Ma si può anche riassumere con “dalla padella alla brace”.

Negli anni hai affrontato sfide personali, ma hai sempre trovato nella musica una forma potente di espressione. Come si è evoluto il tuo rapporto con la musica nel tempo?

Sono sempre stato un appassionato di musica che cercava di farne parte, con alterne fortune.
Mi ispiro alla musica altrui per creare la mia. Non è una vita facile, anche se all’esterno può sembrare il contrario.
È un’illusione per lo spettacolo e l’intrattenimento del pubblico. Sono ancora un fan, ma ho grande rispetto per chi riesce a sopravvivere ai suoi alti e bassi.
Purtroppo sono diventato più cinico verso il lato commerciale, ma ho una grande apertura verso ogni tipo di musica e performer.
Ho conosciuto alcuni artisti italiani bellissimi, come Morgan quando ho partecipato a The Voice Italy.
Anche Rita Pavone, all’Arena di Verona. Sono stato molto fortunato.

La musica è cambiata radicalmente dagli anni ’80 a oggi. Cosa pensi della scena attuale?

Non ho un’opinione precisa. Non mi sembra ci sia molta musica con un impatto culturale forte. È anche difficile stare al passo con il continuo arrivo di nuovi artisti che spariscono altrettanto in fretta. Mancano figure che sappiano sostenerli o dare loro il tempo di svilupparsi.

Se i Frankie Goes to Hollywood fossero una band emergente nel 2025, pensi che avrebbero lo stesso impatto?

Ne dubito, essere apertamente gay non è più una cosa così inusuale. Forse, se avessimo membri trans… Non so, è impossibile dire cosa servirebbe oggi per finire sui giornali.

Cosa ascolti in questo periodo? C’è qualche artista o band che trovi particolarmente interessante?

No, non particolarmente.

Nella tua autobiografia A Bone in My Flute, pubblicata nel 1994, hai scritto che tuo padre ti considerava un mostro. Non conosceva altri ragazzi che si tingessero i capelli e andassero a scuola truccati. La società è molto cambiata da allora. Oggi i padri faticano a capire i social media e la tecnologia. Che ne pensi di questa evoluzione?

No, non mi ha chiamato mostro. Ha detto: “uno spettacolo da baraccone che cammina, come figlio”.
Anch’io faccio fatica con i social, anche se sono un buon modo per comunicare con chi ama la tua musica e ci è cresciuto insieme.

Il tuo impatto come icona LGBTQ+ è stato enorme. Pensi che l’industria musicale oggi sia uno spazio più inclusivo rispetto agli inizi?

In certi aspetti sì, ma è ancora molto difficile per tante persone, in tanti paesi, vivere liberamente ed amare chi vogliono.

E per quanto riguarda la società? C’è ancora molta strada da fare?

Sì, basta guardare il sito dell’ILGA:  ilga-europe.org

Cosa pensi delle politiche di Trump, dell’impatto di Musk e dell’ascesa della destra in Europa?

Cerco di non pensarci, né a lui né ai suoi compari e alle loro politiche.

Hai menzionato un possibile cofanetto per il 40° anniversario. Puoi darci qualche anticipazione sul contenuto?

Un cofanetto CD per il 40° anniversario di Welcome to the Pleasuredome è in fase di preparazione da parte di una casa discografica. Non posso dire esattamente cosa conterrà.

Dopo il tour, hai già in mente nuovi progetti musicali o artistici? 

Non so per quanto ancora riuscirò a esibirmi dal vivo. Sono fortunato a poterlo fare. Sto lavorando a un’idea per un musical, ma non posso dire altro.

Se dovessi descriverti in terza persona, come lo faresti?

Non lo farei.

Cosa pensi dell’intelligenza artificiale applicata alla musica? La tecnica può superare la creatività?

Preferisco l’inseminazione artificiale.

Quando è stata l’ultima volta che hai fatto qualcosa per la prima volta?

Oggi.

E, soprattutto, cosa?

Fatti i fatti tuoi, impiccione!

Cosa ti fa battere il cuore più forte?

Qualsiasi attività fisica.

I VIDEO

 

INFO & BIGLIETTI 

6 ottobre 2025 | MILANO @ TAM Teatro Arcimboldi 

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WEB & SOCIAL 

https://www.instagram.com/mrhollyjohnson/

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