Intervista – GINEVRA la femminilità raccontata in musica con il nuovo album “FEMINA”

Ginevra torna con “FEMINA”, un disco potente e intimo che indaga la femminilità in tutte le sue forme.
Dedicato a sé stessa e alle donne che hanno segnato la sua vita, l’album, il seguito di “Diamanti” del 2022, è un viaggio musicale e narrativo che mescola forza e fragilità, storie personali e collettive.
In questo disco la protagonista non è una ma tante e Ginevra, in ogni brano, dà spazio ad ognuna di loro.
Qui la cantautrice si racconta in quanto donna, figlia, sorella, nipote, futura madre, compagna, zia, bambina ribelle, ragazza di fiume, ma anche adulta, saggia, guerriera e molto altro ancora.. in ognuna di loro si mescolano forza e fragilità, e ognuna di loro è Ginevra.
Gli altri temi ricorrenti nel disco sono la complessità dei 30 anni e l’alone di confusione che portano con sè (“30 anni” e “cupido”), l’amore per la bellezza della natura incontaminata e per la semplicità (“la fonte”, “ragazza di fiume”), e ancora, l’accettazione della propria identità e il contorto intreccio delle dinamiche relazionali (“my baby!”, “cosa voglio cosa vuoi”, “verità”).
La produzione del disco è stata interamente eseguita da Francesco Fugazza (in arte Fugazza), Marco Fugazza (Suorcristona) – entrambi collaboratori di Ginevra dagli esordi e figure fondamentali nel suo percorso artistico – e da Domenico Finizio, amico prezioso e musicista sensibile con cui il trio già consolidato ha finalmente l’occasione di collaborare. Ginevra segue la direzione artistica di tutto il disco, producendo in parte lei stessa la title track FEMINA, e impegnandosi per la prima volta in un lungo lavoro di registrazione e di editing vocale per diversi brani dell’album.
A livello estetico, per raccontare al meglio il mondo del disco, Ginevra sceglie di tradurre la sua musica attraverso una lente completamente femminile. Forma così un team di sole donne e chiama Aurora Rossa Manni a seguire la direzione creativa insieme a lei. Insieme decidono di contattare la fotografa Giulia Gatti, abituata a scattare le donne che incontra nei suoi viaggi in giro per il mondo, e che per la prima volta, con Ginevra, si approccia a un progetto musicale. Affinché anche l’immaginario rispetti la genuinità e verità delle canzoni e dell’indole di Ginevra, il trio coinvolge alcune donne importanti e presenti nella vita di Ginevra. Il giorno dello shooting sono infatti presenti alcune fra le sue più grandi amiche: Erica Vitulano (nella cover del disco), Amanda Facoetti e Cecilia Perotti (anche set designer del progetto). Silvia Violante Rouge, regista e videomaker, è inoltre un’altra figura importante nello sviluppo del progetto
creativo.
In questa intervista, la cantautrice torinese ci guida dietro le quinte del suo processo creativo, raccontando il lungo lavoro di ascolto che ha dato vita al progetto e svelandoci come l’essere donna si riflette nella sua arte. Un dialogo sincero, tra introspezione, denuncia sociale e amore per la musica.
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Venerdì è un grande giorno: esce Femina, il tuo nuovo disco, il tuo secondo album ufficiale. Il primo era Diamanti nel 2022, giusto?
Esatto! Anche se per come vivo io i miei progetti, ogni lavoro è un disco, anche quelli più piccoli. Hanno comunque una lavorazione intensa sia interiore che creativa. Ma sì, questo è il secondo album ufficiale in termini di numero di tracce.
Femina è un disco che affronta il tema della femminilità. Racconti tante identità di donne in modo intimo e collettivo. Chi sono queste donne e cosa vogliono comunicare?
Parto sempre da me stessa quando faccio musica, quindi c’è una componente autobiografica molto forte. Ma scrivendo questo disco ho sentito il bisogno di ascoltare e osservare le donne intorno a me: mia madre, mia nonna, mia sorella, e le mie amiche più care che compaiono anche nelle foto promozionali scattate da Giulia Gatti. Poi ci sono donne che stimo profondamente: artiste, registe, autrici. Questo disco è nato da una ricerca che è venuta spontanea, come se fosse necessaria.
Per esempio, il brano “Femina” parla dell’importanza dei diritti delle donne e critica la violenza di genere. Purtroppo ogni giorno sentiamo notizie terribili su questo tema, e volevo raccontarlo. Questo disco è stato un viaggio naturale e molto arricchente, in cui ho messo tanto di me.
Nel disco parli dei tuoi trent’anni come una fase complessa ma piena di opportunità. Cosa significa per te avere trent’anni oggi?
Parlo della mia esperienza e delle persone intorno a me. I trent’anni sono un periodo travagliato ma anche elettrizzante. Ci sono momenti di confusione, in cui mi sento persa, ma anche momenti bellissimi. Quello che percepisco è una forte voglia di leggerezza in questa fase della vita. Non sono anni facili, ma sto imparando a navigarli.
E vivi questi trent’anni a Milano, che non è la tua città natale. Tu sei di Torino, giusto?
Esatto, ma vivo a Milano da più di dieci anni. Non mi sento completamente milanese, anche se questa città mi ha dato tanto. Milano è sempre in movimento, ed è questo ritmo costante che a volte mi destabilizza. Ci sono tantissimi eventi e stimoli, ma spesso sento il bisogno di selezionare e tornare alla mia comunità di amici stretti. Il brano “Ragazza di fiume” riflette proprio su questo: sulla necessità di essere me stessa, con i miei tempi e i miei ritmi, in una città così ricca e frenetica.
Passando alla musica, le tue influenze spaziano da artisti come The Cardigans e Radiohead a Joni Mitchell. Si percepiscono tutte nel tuo sound. Quali sono i tuoi ascolti italiani?
Le mie principali fonti di ispirazione a livello sonoro sono estere, ma amo tantissimi artisti italiani. Da Enzo Carella a Lucio Battisti, Carmen Consoli, Meg e più recenti come IOSONOUNCANE, Lucia Corsi e Marco Castello. Ho iniziato a scrivere in inglese per una questione di fluidità sonora, ma poi sono tornata all’italiano, una lingua che amo nonostante la sua complessità.
Un elemento fondamentale del tuo progetto è l’aspetto visivo. Parlavi prima della collaborazione con Giulia Gatti. Come nasce questa sinergia?
L’aspetto visivo è essenziale, è spesso il primo contatto che le persone hanno con un progetto. Giulia è una fotografa che ho conosciuto tramite il mio chitarrista, Gabriele Mellia. Lei di solito si occupa di reportage e scatti documentaristici, e non aveva mai lavorato con un’artista musicale. Mi affascinava il suo approccio autentico e sincero, per cui ho voluto che le foto rappresentassero la mia personalità e quella dei brani. Sul set c’erano le mie amiche più care, per rendere tutto reale e genuino. Anche la squadra dietro al progetto è interamente femminile, per mantenere uno sguardo coerente con il tema del disco.
Se dovessi descriverti in terza persona, come ti definiresti?
Difficile rispondere! Direi che sono una persona introspettiva, che si racconta da sempre attraverso la musica. La musica per me è una grande alleata, un modo per esprimermi in modo fluido. Non c’è una grande distinzione tra Ginevra persona e Ginevra artista: cresco io, cresce anche la mia musica. Questo è il motivo per cui Femina è diverso da Diamanti, ma c’è una continuità.
Cos’è che ti fa battere il cuore in questo momento?
I viaggi. Sono appena tornata da un’esperienza stupenda in Thailandia con un gruppo di amici stretti. Viaggiare mi arricchisce, mi fa crescere e mi rilassa. Ogni viaggio mi lascia qualcosa che porto con me nella vita e nella musica.

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