Intervista – GHEMON: amo alzare l’asticella ogni volta!

Intervista – GHEMON: amo alzare l’asticella ogni volta!

“Scritto nelle stelle” è il titolo del nuovo disco di Ghemon in uscita il 24 aprile in vinile e cd e su tutte le piattaforme digitali e streaming. 

 

E così “Scritto nelle Stelle” sta arrivando davvero. Quando si fissa un appuntamento con sé stessi, si sa che prima o poi bisognerà farci i conti. La vita funziona così, e dare un titolo del genere ad un progetto può voler dire che è arrivato uno snodo importante, uno di quelli in cui si prende in mano se stessi, ci si fa i conti e ci si prepara a ripartire. Verso cosa? Saranno le stelle a indicarlo, ma chi scrive in questo disco ha salda in mano la barra del timone. O almeno questo è quello che arriva fin dal primo ascolto, e fin dalla prima traccia.

Non mi piacciono le cose comode. Per fare questo disco ho voluto alzare l’asticella e slegarmi da quelle che potevano essere le logiche di mercato. Sarebbe stato più semplice entrare su una wave e realizzare qualcosa di affine al trend del momento. Ma non sarei stato coerente. Non sarei stato me stesso. Bisogna avere coraggio e fare le proprie scelte. Di base sono un secchione in tutto e per tutto e quando voglio fare una cosa la voglio fare bene. 

“Scritto nelle stelle” è un po’ come se fosse il mio rifugio in alta quota. Dopo avere fatto tanta strada ecco il luogo di arrivo, ma anche un punto di partenza per continuare a salire e per riflettere sul cammino che è stato fatto. Per me è il disco della maturità che contiene elementi ed esperienze di tutti gli altri dischi che ho fatto. 

Volevo fare un album che durasse nel tempo, non un prodotto che abbia una scadenza breve e passi velocemente.
Anche la scelta di farlo uscire in questo momento così particolare è in questa direzione. Non mi interessano le logiche commerciali. Mi è stato consigliato di rimandare l’uscita ma non l’ho ritenuto giusto anche rispetto ai miei estimatori e a tutta la squadra che ha lavorato per me. Gianluca ha anteposto i suoi interessi per stare vicino ai propri fan. 

Questo periodo di quarantena lo sto subendo un po’ come tutti. Sono realista anche se cerco sempre di non farmi tirare dentro dall’ansia e dallo sconforto. Mi considero come uno scarafaggio che si riesce ad adattare ad ogni nuova situazione!

IL DISCO TRACCIA PER TRACCIA 

“Questioni di principio”  e tutti i suoi potrei che descrivono possibilità non realizzate, anzi, coscientemente scartate. Sono i potrei dettati dall’esterno, dalle circostanze, dalle aspettative, a cui risponde un non devo che sembra invece arrivare da dentro, da un io che è passato attraverso prese di coscienza, esperienze, conoscenze che lo rendono saldo e fermo di fronte ai canti di molte sirene. Iniziare con una traccia del genere è una dichiarazione di intenti. Prepara l’ascoltatore a un viaggio che assomiglia a un’immersione. E lo accompagna nei primi passi con sonorità profonde, melodiche e così curate da essere spiazzanti. Almeno per quanto riguarda la scena nostrana, dove certe cose sono del tutto fuori dal comune. Dopo diversi ascolti volti a tentare di capire cosa sia la pasta che rende questo amalgama così deciso e raffinato allo stesso tempo, ci si accorge che è la voce ed il suo utilizzo a far quadrare il cerchio sonoro. Altro elemento che rende la narrazione profondamente personale.

“In un certo qual modo” può dare l’impressione di tranquillizzare chi Ghemon lo conosce bene. “Ok, riappoggiamo un attimo i piedi per terra”. La narrazione per immagini nitide, le fughe vocali, i bridge, la metrica. Questa è casa, il vestito perfetto, la pettinatura con cui ti riconosceremmo in mezzo a mille persone. Perché sta roba come la fai tu non la fa nessuno, da sempre. Ci si rivede nei disagi condivisi con chi decide di starci accanto, e vorremmo anche noi essere in grado di tirar fuori qualcosa di lontanamente simile per ricambiare almeno un minimo. E menomale che non lo sai spiegare!

Parlando di “Champagne” inizierei dicendo che credo che per ogni millennial (tipo il sottoscritto, per dire) fin dall’incipit sia una specie di calamita. Già prima dell’entrata della voce trasuda madeleine proustiane da ogni battuta. Quel rap, quella, posso dirlo? cazzimma che regge il testo, quell’uso melodico delle parole su una base a tratti secca e a tratti cicciona. Le liriche si trovano insomma una tavola ben apparecchiata su cui scivolare, perfettamente adatta peraltro alla narrazione. Tutto il resto è headbouncin’.

Due settimane” la ascolti e ti rendi conto che il funky nel 2020 “SI-PUÒ-FARE!!”. Arrangiamento con sonorità che, diciamolo, qui non sentivo da anni, ma anche perché non riesco a immaginare nessuno oggi che possa starci sopra (no, davvero, ci ho pensato e non mi viene in mente nessuno). Il paradosso della traccia è che rende figa la narrazione, se non proprio della sfiga, dell’andazzo un po’ “trasanda” che la vita prende in certi momenti. Sono momenti che nascondono pericoli, che con la loro malinconia, che a tratti dal pezzo arriva forte e chiara, possono essere scivolosi. Ma c’è la consapevolezza di una condizione momentanea (…non ho mica intenzione di fare voto di castità…). Anche perché a suonare come una sveglia c’è lei, che è li a farti notare che “Nelle scorse due settimane…”. Come a dire che a volte avere qualcuno accanto non serve solo ad appoggiarci ma, al contrario, a farci scuotere.

Cosa resta di noi” è una traccia dolorosa. Accende un faro sulla fine delle relazioni, su tutto quello che viene a galla quando si cercano risposte che non esistono. Sicuramente fa male, e a ognuno porterà alla mente un vissuto allo stesso tempo universale e intimamente personale. Trovare una ragione nella quale rifugiarsi può aiutare ad andare avanti, ma la verità spesso è che “non (abbiamo) ancora capito come elaborare il lutto”, o meglio come farlo senza che dolorose schegge ci restino dentro. Schegge che non senti finché qualcosa non le sfiora, facendo riemergere il dolore e il ricordo. A volte basta una canzone alla radio. Ecco, una canzone come questa, che se quel nervo lo hai un minimo scoperto può arrivare come un pugno.

“Incredibile e romantica”, la voce amica che sprona. E che in questo dialogo serve come chiave per entrare in una profonda consapevolezza di sé stesso e mettersi a nudo. Nel suo venire incontro si riconoscono i propri bisogni, le proprie debolezze. Si impara a reagire e superarli, ma dopo averli guardati in faccia. “E in tutto questo io non ho il buon gusto di stare in silenzio, qui dentro….”. Però hai il buon gusto, e il coraggio, di riconoscere la sua importanza, e restituirgliela. Più bel tacer non fu mai scritto.

“Buona stella” è un pezzo sulle sfide che ho trovato particolare. O meglio, non tanto il pezzo in se, quanto il punto di vista. Vorrei evitare preamboli troppo corposi, ma sappiamo bene che la sfida nell’ambiente è un topos super utilizzato, quasi un cliché. In genere il modo di affrontarlo però è sempre “a cazzo duro”, mega motivazionale e dai toni epici. Qui c’è molto altro, la narrazione è più completa. Intanto si parte da sé stessi, dall’essere allo stesso tempo incasinati e stilosi. È la vita quotidiana ad essere una sfida complicata, in senso assoluto. E come davanti ad ogni sfida complicata ci possono essere incertezze, e la consapevolezza che un po’ di fortuna al momento giusto male non fa. Eppure bisogna azzeccarlo quel momento giusto. L’unica soluzione è muoversi, anche se in fondo chi sa stanotte che cielo c’è. Ma senza difficoltà, in fondo…..

“Io e te” + “Un vero miracolo” , la celebrazione di un vero cazzo di miracolo. Un cazzo di miracolo del genere lo riconosci quando ti porta all’idea di far saltare in aria le valige. Quando lei ti manda KO in un amen e allo stesso tempo potenzia esponenzialmente la tua autostima. Quando arriva e ti ridà prospettiva, dove prima era buio. Quando si arriva ad apprezzare anche la mancanza, quando si trova la persona che non si spaventa, con cui si scazza ma che accoglie anche quel lato di noi con cui noi stessi facciamo fatica a fare pace. Quando stracarichi di zavorra arriva una persona così, è un vero miracolo. Ma servono gli occhi e le condizioni giuste per rendersene conto.

“Un’anima” è la narrazione di quella che forse è la più profonda paura di gran parte della nostra generazione, o forse di gran parte dell’umanità. La paura del fallimento, che da un lato porta a mille presentimenti bomba, dall’altro all’autosabotaggio e all’ansia, la paura di non essere all’altezza. È la sindrome dell’impostore. Insonnia e freno a mano tirato, che non permettono di realizzarsi ma che, quando va bene, forniscono scuse. Eppure da se stessi non si può scappare, e dagli angoli bisogna saper uscire. Perché a volte il rischio maggiore non lo si corre mettendosi in gioco, ma fingendo di farlo. Il pezzo è molto forte e l’utilizzo del pianoforte e  della seconda persona singolare ne aumenta la potenza. “Come fa a conoscermi così bene?”, e giù di nuovo altra ansia! 🙂

“KO” Bam bam bam. Il pezzo perfetto per chiudere il disco(rso). Qui si che, dopo tutta la narrazione di sé e del confronto con gli altri, arriva davvero il momento della sfida. Ci si è guardati allo specchio, ci si è riconosciuti, si è data un’occhiata al mondo fuori. Non si è naif, si è capito un po’ come funziona il gioco, si è coscienti che gli occhi puntati addosso ci sono e che non tutti lavorano per il nostro successo. Ma l’allarme suona e, nonostante l’ansia e la paura di fallire, è ora di andare. Del resto tutto il pezzo ci trasporta fin da subito su un ring, dalla voce saturata al flow scazzottante. Sarà un caso, ma qui anche il rap torna puro e suona forte. Si parte. Per andare dove?

Come dicevamo, le stelle hanno posto la sfida. Ci si mette in gioco e, sperando nella Buona Stella, si va. Anche se in fondo chi sa stanotte che cielo c’è. Ma senza difficoltà, in fondo… 

INSTORE VIRTUALE

In un periodo complicato come quello che stiamo vivendo, l’artista vuole comunque stare vicino ai propri fan dedicando loro del tempo da passare insieme: chi ha già preordinato o preordinerà il cd o il vinile su www.musicfirst.it (entro le h18.00 del 23 aprile) avrà la possibilità di  incontrare virtualmente Ghemon. A partire da oggi, lunedì 20 aprile, ogni fan che ha acquistato o acquisterà entro giovedì 23 il disco su Music First, riceverà una mail con le istruzioni personalizzate per accedere al proprio turno di instore digitale.

“Se le limitazioni ci tengono lontani, il minimo che io possa fare è rispondere in modo creativo”
Manca ormai pochissimo all’uscita dell’atteso nuovo album di Ghemon: “Scritto nelle stelle”, che è stato anticipato dai singoli “Questioni di Principio”, “In un certo qual modo” e “Buona Stella”, come per i lavori precedenti vede la produzione esecutiva di Tommaso Colliva.

ABOUT GHEMON

GHEMON è uno dei più talentuosi e apprezzati artisti hip hop italiani. Negli anni ha saputo rinnovare il suo personalissimo stile a metà tra il cantautorato e il rap: un caso quasi unico all’interno dello scenario in Italia. Dopo un lungo percorso artistico e la pubblicazione degli album “La rivincita dei buoni” (2007), “E poi, all’improvviso, impazzire” (2009) e “Qualcosa e cambiato” (2012) inizia a definire il suo territorio musicale: rap mescolato al soul, al funk, al jazz e alla musica italiana.“ORCHIdee” (MacroBeats/Artist First) è il disco uscito nel maggio 2014, che segna la sua maturazione artistica. Da quel momento inizia un lunghissimo tour di più di settanta date, accompagnato da una vera e propria band rinominata “Le Forze del Bene”. Nel settembre 2017 pubblica “Mezzanotte” (MacroBeats/Artist First). Il nuovo album, sempre prodotto da Tommaso Colliva e interamente suonato dalla sua band “Le forze del bene” è la consacrazione di qualcosa di unico, dove le influenze black si legano alla musica italiana riuscendo anche a trovare uno spazio vitale per la tradizione Hip Hop. L’album ha esordito alla 3^ posizione della classifica FIMI dei dischi più venduti in Italia e a novembre 2018 il singolo “Un Temporale” è stato certificato disco d’oro.  Nel febbraio 2018 è ospite di Diodato sul palco del Teatro Ariston. Nel 2019 firma con Carosello e Artist First – per la prima co-produzione tra aziende italiane – e partecipa, questa volta da protagonista, alla 69^ edizione del Festival di Sanremo con il brano “Rose Viola” (disco d’oro), ottenendo un incredibile consenso di pubblico e critica.

A settembre 2019 si conclude il “Mezzanotte tour” che ha portato Ghemon in giro per tutta Italia per oltre 2 anni.

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