Intervista – DAVIDE VAN DE SFROOS “Manoglia” è un disco amuleto ricco di simboli

Intervista – DAVIDE VAN DE SFROOS “Manoglia” è un disco amuleto ricco di simboli

“MANOGLIA” è il nuovo disco di inediti di DAVIDE VAN DE SFROOS, l’ottavo disco in studio, l’ennesimo tassello di una carriera di oltre trent’anni dove è sempre stato coerente e fedele al suo stile sonoro. 

Abbiamo incontrato il cantautore e ci siamo fatti raccontare l’essenza di “Manoglia”.

Ci racconti il disco?

Avevo in mente di fare un disco come “Manoglia” da tanto tempo.
Spesso erano i giornalisti a fare il tifo perché arrivasse un album dall’impronta un po’ più “acustica”, a volte era il mio pubblico che mi chiedeva di riarrangiare diversamente i miei brani e farne una raccolta “in stile Nebraska”.
In effetti avevo un po’ di canzoni nel cassetto che avevo scritto più per me stesso che per gli altri, così ho deciso che l’autunno, questo autunno, sarebbe stato il momento giusto per farle venire alle luce e condividerle con tutti.
Con i miei fidati compagni di viaggio ci siamo messi al lavoro con l’idea di fare un disco “in penombra”, non arrangiato nel solito modo, con una struttura che non fosse il nostro usuale Power Folk, ma un album che doveva avere i suoi chiaroscuri, che fosse morbido e avesse un sound tipico di un lavoro che predilige sonorità e strumenti acustici.
Pur mantenendo aperta la ragnatela e la spirale del disco “acustico” notavamo che stavamo conservando una potenza di fuoco incredibile e che il tutto stava prendendo una piega fortemente intimistica ma anche vagamente psichedelica, quella psichedelia acustica della fine degli anni ’60 inizio ’70.
Tra colori inaspettati e non preventivati ci sono state soprese incredibili durante la registrazione e produzione del disco, da brani basati essenzialmente sul pianoforte e sulla voce, a brani che vanno a sfruttare sonorità etniche con strumenti turchi, asiatici. Per proseguire con brani dalla componente tipica del Country o del fuoco del New Folk. Fondamentali sono stati strumenti come il Banjo, il mandolino, chitarre slide acustiche, ombre di chitarre elettriche trasformate in modo psichedelico, chitarre manouche.

Determinati brani sono fioriti e sono diventati canzone fatta e finita, arrangiata lasciando a tutti i partecipanti, come sempre capita, la possibilità di commentare musicalmente, reinventare anche completamente il brano ed è stata una metodologia di lavorazione assolutamente vincente.

È un “disco amuleto”, un “disco medicina” per quanto mi riguarda, mi piace pensare, un disco oscuro e intimo, ma non oscuro in senso di cupo, ma crepuscolare, e molto privato in un certo senso.

In questo disco c’è una parte che può essere definita nostalgica, ma è una nostalgia vera. Non è mai un rimpianto assoluto, non è mai una voglia di crogiolarsi in qualcosa che non c’è più. È solo ricordarsi che i luoghi ci sono ancora e con loro i personaggi e le emozioni.  

Un disco dai colori autunnali e dalla impronta naturalistica e ambientale

L’autunno era il momento più adatto perché, ascoltato in questo periodo, il disco avrà il colore e il calore, il vapore, le sonorità e l’odore tipici di questa stagione.
Ogni canzone si ispira a diversi mondi, diversi stili ma insieme danno vita a un piccolo concerto fatto in un solaio o in una cantina, e ascoltando i pezzi uno dietro l’altro si percepisce che è tutto molto libero, un fluire quasi spontaneo di tutte le nostre ispirazioni, un divenire in cui le competenze mie e dei formidabili musicisti, le nostre esperienze, stili e gusti si legano come per magia ed entrano in immediata sintonia e sinergia.
Questo piccolo baule che è “Manoglia” racchiude in sè, oltre a un fortissimo simbolismo, il desiderio di rinascita, di ripartenza, la linfa delle foglie di magnolia che ci conduce verso qualcosa di nuovo.

Tutto ciò che è vita, tutto ciò che è natura viene raccontato nel disco, seppur in modo non tuonante, attraverso queste foglie che, con una sorta di alchimia, rappresentano il passato, il presente e il futuro e cadranno e scenderanno verso l’ascoltatore.

Vi immagino ascoltare questo disco in un prato, o davanti a un caminetto, o mentre passeggiate in montagna o lungolago, o dove volete, dove vi sentite “a casa”, dove siete connessi con qualcosa che vi fa stare bene; lasciatevi coinvolgere e abbracciare dal vento che porta la mia voce, dalle radici della magnolia che vi cingono delicatamente, dai sussurri e le ombre, dalle sfumature dell’autunno e dalle sensazioni che la musica vi trasmette e vedrete, o almeno lo spero, che questo disco arriverà dritto al cuore.

Quali potrebbero essere le parole chiavi che caratterizzano il disco? 

Pensandoci bene le parole che lo identificano meglio sono: radici, simboli, natura, autunno e memorie. In questo disco c’è un po’ di tutto questo! 

Partirai nei prossimi giorni con un instore. Cosa rappresenta per te incontrare il tuo pubblico? 

Negli instore incontro il mio pubblico. A differenza dei concerti riesco a parlare con loro, riesco a sentire il loro affetto e calore. Mi chiedono, vogliono fare le foto, vogliono gli autografi. È un incontro. Un momento speciale. 

TRACCIA PER TRACCIA

LA BALLATA DEL MASCHERAIO
Ho potuto assistere al lavoro dei maestri mascherai di Schignano, ascoltando i loro colpi e i loro punti di vista sulla creazione di una maschera. Ho capito che partendo da lì, avrei potuto anche io costruire una “canzone maschera”, che sarebbe diventata una metafora morbida sui vari volti della vita. Una maschera si mostra mentre nasconde un volto e c’è un’arcana magia in tutto questo.

FORSI
Un brano fuori dal tempo che gioca e scherza con le indecisioni della nostra epoca usando come binario musicale il ritmo di una chitarra gitana in stile manouche, poi tutto si apre e si muove prendendo in prestito il mood che troveremmo nei filmati di Buster Keaton o in qualche altro mondo in bianco e nero dove il colore, però, sembra essere lì nascosto, pronto ad aggredirti da un momento all’altro.

CRISALIDE (Le ali del falco)
Viaggiando sulla locomotiva di un pianoforte sognante, appare questo testo, scritto poco prima del tramonto nei prati vicino a casa mia. Si parte dalle ali delle farfalle per arrivare a chiedere in prestito quelle del falco per poter volare più in alto e riflettere sulla propria condizione dando uno sguardo panoramico prima di tornare giù. Il volo è accompagnato dalla tastiera sognante del maestro Maurizio Fasoli.

MANOGLIA
La vecchia magnolia gigantesca che ha fatto da totem nella piazza del circolo di Azzano (Azzano di Mezzegra, paese in provincia di Como facente parte del comune di Tremezzina in cui Davide è cresciuto dopo essersi trasferito da piccolo) durante le nostre epoche e i nostri anni, viene ritrovata dopo la clausura e la pandemia con tutta la sua potenza evocativa e con tutti i fantasmi rinchiusi nel silenzio della sua ombra. Il mondo dei ricordi si riapre mentre si rimane lì con in mano le sue foglie, a riflettere sullo scorrere del nastro della vita.

LA CANZONE CHE NON C’È
Una cavalcata western, emotiva e introspettiva che celebra il viaggio alla ricerca della canzone non ancora scritta. La strana sostanza simile a quella dei sogni che ricerchiamo per trovare il lago segreto, dove forse sta nuotando la canzone che non c’è, e che noi, di questo mestiere, dobbiamo portare a casa prima di sera, o prima del mattino.

SHANDEMÉ
Sonorità di altri mondi per celebrare questa sottile preghiera, attraversata dal vento della sera, pieno di cose portate in modo poco chiassoso e solo sussurrato. Tutti vogliamo prender per mano almeno per un istante la Regina del tutto, madre di tutte le cose che dal suo tempo in mezzo alla natura ci riconduce al centro delle cose perdute.

ZIA NORA
Posso dire che la zia Nora è stata per me non soltanto una figura tenera e affettuosa di famiglia, ma anche la strana sacerdotessa inconsapevole che mi ha iniziato ad una visione del mondo sia concreto che immaginabile che ancora oggi mi accompagna e ha caratterizzato il mio viaggio. La canzone si sposta su binari di un paradosso, ovvero un’allegra nostalgia, come fosse scritto dal bambino che ancora contengo e che non dimentica.

ANKAINKÖÖ
Anche questo brano, che probabilmente non ha mai neppure immaginato di diventare una canzone, è nato durante quelle mattine nelle quali vagavo all’alba dopo aver accompagnato i figli alla corriera. Osservavo un agente che iniziava la propria giornata, trovando la forza e il coraggio di creare la propria ballata a partire dal buio del mattino fino ad arrivare a quello della sera, trasformando anche oggi – “ankainkoo”, appunto – i rituali della quotidianità in qualcosa di misteriosamente magico ed essenziale.

EL GIUVANONN (Il becco del merlo)
Questa è la canzone gemellata con Crisalide, musicalmente. Ma in questo caso le ali del falco lasciano il posto al becco del merlo, quindi dall’elemento aria si scende nella terra e come simbolo compare la figura del “giuvanonn”, contadino puro dalla nascita fino alla fine dei suoi giorni, a ricordarci l’importanza dello scavare dentro i nostri stessi ricordi per recuperare tesori dimenticati.

EL MEKANIK
Alcune persone che magari non hanno alle spalle una storia facile, invece di diventare portatrici di rancore o di veleno, si trasformano addirittura in meccanici nei confronti del destino altrui e con precisione e dedizione si vendicano di una sorte avversa riparando anziché distruggendo. Il gusto psichedelico del brano mi ha appassionato fin da subito.

FOGLIE AL VENTO
Questo non è soltanto il sequel de “La preghiera delle quattro foglie” (brano del 2005 dal disco “Akuaduulza”), che aggiunge altri quattro simboli arborei rimanendo fedele alla struttura, ma è anche il riassunto e l’incontro dei due brani nel momento in cui si snoda nel lungo finale ambient. Si continua con la tradizione della presenza del vento nell’ultimo brano dell’album. E questa volta si ha la sensazione che il disco non finisca mai realmente.

ASCOLTA IL DISCO 

LE DATE DEGLI INSTORE

Sabato 14 ottobre – Varese @ Varese dischi ore 14.00 
Sabato 14 ottobre – Como @ Frigerio Dischi ore 17.00 
Domenica 15 ottobre – Lecco @ Discoshop ore 15.00 
Lunedì 16 ottobre – Roma @ Discoteca Laziale ore 17.30 
Martedì 17 ottobre – Bologna @ SEMM ore 18.30 
Mercoledì 18 ottobre – Verona @ Feltrinelli (via Quattro Spade) ore 18.00 
Giovedì 19 ottobre – Brescia @ Latteria Molloy ore 20.30 – in collaborazione con Feltrinelli Librerie
Venerdì 20 ottobre – Bergamo @ NXT Station (Piazzale degli Alpini) ore 21.00 – in collaborazione con Feltrinelli Librerie
Sabato 21 ottobre – Sondrio @ La pianola ore 16.00 
Lunedì 23 ottobre – Mestre @ Festival delle Idee – Centro Culturale Candiani ore 18.30 – in collaborazione con Feltrinelli Librerie
Mercoledì 25 ottobre – Torino @ Oratorio San Filippo Neri ore 18.00 – in collaborazione con Feltrinelli Librerie
Sabato 28 ottobre – Perugia @ Sala dei Notari ore tbc
Lunedì 30 ottobre – Lugano @ RSI ore 20.00

WEB & SOCIAL 

https://www.facebook.com/davidevandesfroosofficial
https://www.instagram.com/davide_van_de_sfroos

Related Posts