Intervista – CHIELLO il caos della bellezza dentro “Scarabocchi”

“Scarabocchi” è molto più di un album: è un viaggio profondo e intimo nell’anima di Chiello, un mosaico di emozioni crude e autentiche che si snodano tra melodie malinconiche e immagini oniriche.
Il disco esplora il caos interiore del cantautore, dando voce a un universo sospeso tra sogno e realtà, dove ogni traccia è un frammento di vita, un piccolo scarabocchio d’anima.
In questa intervista, Chiello ci guida dietro le quinte di un lavoro che fonde testo e arte visiva, rivelando i suoi processi creativi e le inquietudini che hanno dato forma a un album così viscerale e personale.

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L’INTERVISTA
Parliamo un po’ dell’album. C’è un verso in particolare che cattura la condizione umana di “Scarabocchi”. Parli del pensare alla fine dei tuoi giorni, ma non per questo condannare la vita. Cosa significa per te questo verso?
Sono affascinato dalla morte, non so se per pura curiosità di scoprire cosa c’è dopo.
Però, non per questo condanno la vita, anzi sono affascina anche dalla vita.
Voglio vivere ogni istante, ogni emozione. L’unica certezza che abbiamo è la morte, e su questo non si scappa. È un aspetto che fa parte di me, del mio pensiero.
C’è un’esperienza specifica che ti ha spinto a scrivere quest’album o è un qualcosa di più profondo?
Ci sono stati eventi che hanno fatto scattare qualcosa dentro di me, ma in generale è sempre lo stesso meccanismo: a volte non scrivo per mesi, ma poi arriva il momento in cui sento il bisogno di scrivere e devo sputare fuori tutto quello che ho dentro. È un processo naturale per me. E’ una parte di me!
Hai avuto delle influenze particolari o delle persone che ti hanno stimolato a scrivere?
Sicuramente gli artisti che mi stanno accanto, come Tommaso Ottomano e Fausto Cigarini. Mi stimolano con la loro visione artistica, mi ispirano.
La scrittura dell’album sembra quasi cinematografica, con immagini forti e suggestive. Hai pensato a un film mentre scrivevi le canzoni, o c’è un’immagine che ti ha particolarmente colpito?
Non penso tanto in termini di immagini, ma un’immagine che mi piace molto è quella dell’insetto che si gode la pioggia fino all’ultima goccia. È una metafora che racchiude un po’ il mio modo di vivere, di assaporare ogni momento.
Il tuo album ha un mix di influenze molto diverse, tra cui chitarre che non ci si aspetterebbe oggi. Da dove prendi ispirazione?
Sono molto appassionato della scuola genovese, come Gino Paoli, Tenco e anche Piero Ciampi. Mi piace molto la musica in generale, dalla classica alla bossanova fino alla musica più moderna.
In questo periodo sto ascoltando molto Jeff Buckley, che trovo incredibile. Elliot Smith è incredibile è un mio idolo assoluto. Si è pugnalato al cuore da solo è un pazzo scatenato!!!
La scrittura dell’album è cambiata nel tempo? C’è una cifra malinconica che emerge, che sembra essere più recente.
L’ho imparata nel tempo. Ma è comunque un processo spontaneo. Non mi prefisso mai un obiettivo specifico quando scrivo. È tutto molto naturale, non penso mai a un risultato, ma lascio fluire le emozioni.
A proposito di immagini, c’è una particolare immagine che lega un brano in modo speciale all’album?
Sì, come dicevo prima, l’immagine dell’insetto che si gode la pioggia. È una metafora che mi rappresenta, e credo che rifletta il mio approccio alla musica e alla vita in generale.
Come descriveresti il momento che stai vivendo artisticamente, se dovessi farlo in un’immagine?
È una domanda difficile. Gli scarabocchi nascono quando non stai pensando a qualcosa di specifico, quando la mente è altrove. È proprio così che nascono anche le mie canzoni: spontanee, senza un piano preciso.
Nel tuo album Scarabocchi, la collaborazione con Rose Villain emerge come uno degli incontri più significativi. Come è nato questo progetto insieme?
Con Rose è nata una sintonia immediata, quasi naturale. È una persona incredibilmente autentica, con una visione artistica molto simile alla mia. La collaborazione nata a Sanremo è stata spontanea, senza forzature. Nel mio processo creativo, ogni suono, ogni parola, deve trovare il suo posto, e con Rose è stato così: tutto è venuto fuori con grande naturalezza.
Musicalmente, ci siamo trovati su un terreno comune, dove le nostre influenze si mescolavano in modo perfetto, creando una dimensione unica.
La sua presenza ha sicuramente dato una nuova profondità al progetto, con una sensibilità che ha arricchito l’album e gli ha conferito quella sfumatura di delicatezza e intensità che mi stava mancando. È stato un incontro che ha dato vita a qualcosa di molto speciale.”
Qual è la canzone che ti rappresenta di più in questo album?
Non lo so, sono tutte un po’ come figli per me. Però, se dovessi sceglierne una, direi “Insetti”. Mi sembra che racchiuda molto di me, della mia visione del mondo.
La copertina del disco è particolarissima. Ci racconti come nasce e chi l’ha fatta?
La copertina l’ha fatta Agata Ferrari, una pittrice italiana bravissima. Io andavo a casa di Tommaso Ottomano. Lui a casa ha una poltona-scultura a forma di demone. Mi piaceva moltissimo e l’abbiamo coinvolta in questo progetto. Rappresenta bene le canzoni e il suo immaginario.
C’è qualcuno a cui hai dedicato quest’album?
Non c’è una persona specifica, ma credo che l’album rappresenti il mio mondo e le esperienze che mi hanno formato. È dedicato alla mia visione della vita, a tutte le persone che mi hanno influenzato.
Tu sei originario di Venosa, un piccolo paese della Basilicata. Quanto ha influito questo ambiente sulla tua scrittura e sul tuo approccio alla musica?
Penso che abbia influito molto. Crescendo a stretto contatto con la natura, ho sviluppato un legame profondo con essa. Anche il mio approccio musicale è legato alle persone del mio paese, come il batterista Ignazio che mi ha insegnato a suonare. Lì ho trovato molte influenze che mi hanno formato.
E come ti trovi ora a Milano, dopo cinque anni di vita qui?
All’inizio era difficile, ci ho messo un po’ per adattarmi. Mi sentivo un pesce fuor d’acqua. Vedevo tutto così grande, palazzi enormi… però ora mi sento a casa, mi sono abituato.
LA TRACKLIST (LEGGI LA RECENSIONE)
1. Insetti
2. Scintille
3. Stupida anima
4. Limone
5. I miei occhi erano i tuoi feat. Rose Villain
6. Maledirò
7. Amici stretti
8. Succo d’ananas feat. Achille Lauro
9. Amore mio
10. Stanza 107
11. Malibù
12. Pirati
13. Nessuno ti crede
IL TOUR
Il cantautore per la prima volta, salirà sui palchi dei principali club italiani con l’imperdibile “Chiello Live 2025”: otto date cariche di emozione, intensità e la forza espressiva che rende unica la sua musica.
4 MAGGIO – MAMAMIA – SENIGALLIA (NUOVA DATA) – DATA ZERO
6 MAGGIO – CASA DELLA MUSICA – NAPOLI
7 MAGGIO – ATLANTICO LIVE – ROMA
11 MAGGIO – ALCATRAZ – MILANO
14 MAGGIO – TEATRO CARTIERE CARRARA – FIRENZE
16 MAGGIO – VOX CLUB – NONANTOLA (MO)
18 MAGGIO – GRAN TEATRO GEOX – PADOVA
19 MAGGIO – TEATRO CONCORDIA – VENARIA REALE (TO)
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WEB & SOCIAL
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ph: Chiello ph_Francisdelacroix