“Mediterraneo” è il titolo del nuovo disco di Bresh. Un album (in uscita venerdì 6 giugno) che arriva a tre anni di distanza da “ORO BLU”.
Un disco dove Bresh non rincorre il tempo ma lo ascolta. 16 brani che vanno ad attingere da quell’immaginario legato al viaggio, al mare e alla Liguria che spesso torna nella sua scrittura poetica.
Lo abbiamo incontrato a pochi giorni dall’uscita del disco, per parlare di casa, di solitudine, di speranza — e di tutto quello che, come il mare, non si lascia mai afferrare del tutto.

L’INTERVISTA
Il disco si intitola “Mediterraneo”: un titolo che richiama un immaginario ricco e simbolico. Da dove nasce questa scelta?
Il titolo arriva da una sera in cui mi sono reso conto di quanto si possa stare bene senza bisogno di altro, in una terra come la nostra, mediterranea. È anche un modo per celebrare il mio mare preferito, ma con rispetto per ciò che accade altrove, come in Medio Oriente.
Mediterraneo è un disco che mi è servito per stare a galla, per mantenere un equilibrio tra gli sbalzi d’umore. Come tutta la mia musica, è una forma di auto-terapia.
L’intero concept ruota attorno al mare, alla navigazione. C’è anche un trailer evocativo, ambientato su una nave. Perché questa scelta visiva e narrativa?
L’acqua è l’elemento che lega tutto, nel disco e nella mia vita in questo momento. L’ho scelta perché rappresenta movimento, trasformazione, ma anche qualcosa di primordiale e rassicurante. Quando ho immaginato Mediterraneo, l’ho visto subito come un viaggio — non tanto geografico, ma interiore. E per raccontarlo visivamente, mi è sembrato naturale usare l’immagine della nave, del galleggiare su qualcosa che ti tiene in equilibrio anche quando non sai bene dove stai andando.
Abbiamo girato il trailer a dicembre a Tenerife. Lì ho ritrovato una specie di leggerezza che volevo trasmettere anche nel disco.
È un invito a lasciarsi trasportare, a non opporsi troppo alla corrente.
In Altezza Cielo si parla di un’entità che ci assiste nei momenti di errore. Cosa ti ha ispirato quella traccia?
Non è un brano religioso, ma sicuramente spirituale. Parla di qualcosa — o qualcuno — che ci osserva mentre sbagliamo, senza giudicare, senza intervenire.
È un’entità che sta lì, che resta accanto. Mi piace pensare che ci sia sempre un punto d’osservazione “più alto” rispetto alle nostre azioni, un posto da cui tutto si relativizza, si calma. “Altezza cielo” è un modo per dire che non risponderò ad altezza uomo, ma cercherò sempre di vedere le cose con più prospettiva, più compassione, anche verso me stesso.
Nel disco canti anche in genovese. Come hai vissuto questa esperienza, anche in relazione alla tua identità?
La canzone l’ho scritta mesi prima di Sanremo. È nata spontaneamente, l’avevo già nel Dropbox.
Cantare in genovese è stato naturale, mi ha confermato che l’originalità può portare buone vibrazioni. È stato importante anche per ritrovare un senso di appartenenza.
Hai parlato spesso del concetto di ritorno. In questo disco che significato ha per te?
Nei primi dischi avevo il pallino del ritorno a casa, della scelta tra partire o restare. Qui ho capito che si può convivere con entrambe le pulsioni.
Non c’è una risposta netta: si parte, si torna, ma senza chiudersi né forzarsi. Le emozioni possono essere contrastanti e va bene così.
Come vivi il cambiamento, anche personale, dopo il successo di “Oro Blu”?
Dopo “Oro Blu” ho avuto paura di perdermi. Avevo più soldi, una casa nuova, una macchina diversa, non vivevo più con i miei amici.
Temevo di essermi “depersonalizzato”, che tutto questo spegnesse l’ispirazione. Ma poi ho capito che la sfida è proprio restare se stessi anche quando tutto intorno cambia.
Hai scelto solo pochi featuring. Ce li racconti?
Ho scelto di limitare le collaborazioni per una questione di coerenza narrativa. Volevo che il disco avesse una voce unica, che raccontasse un percorso personale.
Ma le poche voci che ci sono hanno un significato enorme per me.
C’è Mario (Tedua), con cui ho iniziato tutto questo viaggio; Kid Yugi, che è una delle penne più profonde che conosca; Sayf, che ho visto crescere e in cui credo molto e Achille Lauro, che per me è stato un punto di riferimento da sempre. Sono tutti numeri dieci.
Non ho scelto i featuring in base al nome, ma all’affinità umana e artistica. E in questo disco, ogni voce aggiunge qualcosa di vero.
Parli spesso del disco come di un “viaggio interiore”. In che modo ha influenzato la scrittura?
È stato un viaggio contro la depersonalizzazione che è costante e non si ferma. Quando la marea si abbassa e sei nei tuoi momenti down, devi saperli trasformare in poesia, non implodere.
Questo disco è un tentativo di fare proprio questo: poetizzare la fatica di restare se stessi.
Se dovessi rappresentare il Mediterraneo con una Polaroid, quali immagini sceglieresti?
La prima immagine è quella della collinetta nel film Mediterraneo, con il vento che muove tutto e il silenzio che racconta più di mille parole. Poi penso alla casa di Pablo Neruda de Il Postino di Troisi, quei sapori, quella tranquillità e quei rumori pieni di poesia. E infine casa mia, quella vera, quella che conosco a memoria. Se stai a Genova e giri la tesa verso Levante vedi il promontorio di Portofino. Tre immagini diverse, ma unite da una sensazione: quella di una bellezza che non ha bisogno di essere spiegata.
In anni così complessi, come riesci a trasmettere speranza, sogni e poesia senza risultare ingenuo?
Quando mia madre ha preso il bar ha fatto scrivere sopra il bancone una frase: “E’ meglio essere positivi e avere torto, che negativi e avere ragione”. Non la capivo, ma oggi forse sì. È un mantra. La speranza non è matematica, ma è quello che mi ha salvato.
Infine, il tour è stato annullato. Cosa puoi dirci in merito?
Siamo usciti tardi col disco e non c’erano i tempi tecnici per uno show adeguato. Chiedo scusa ai fan, ma li incontrerò presto, ci saranno i Palazzetti che stanno andando benissimo.
LA TRACKLIST

Rotta maggiore (Partenza)
Umore marea
Capo Horn feat. Tedua
Kamala
La tana del granchio
Altezza cielo feat. Kid Yugi
Agave
Popolo della notte
Aia che tia
Dai che fai
Guasto D’Amore
Tarantola
Erica feat. Sayf
Il limite feat. Achille Lauro
Torcida
Altamente Mia
IL TOUR
Annullato il tour estivo annunciato qualche settimana Bresh sarà per la prima volta protagonista di un tour nei palasport: dopo la data zero a Jesolo, il tour proseguirà a Roma, due date SOLD OUT a Milano, e per finire a Bologna.
Sabato 25 ottobre – JESOLO @ Palazzo del Turismo (data zero)
Sabato 1° novembre – ROMA @ Palazzo dello Sport
Giovedì 6 novembre – MILANO @ Unipol Forum (SOLD OUT)
Venerdì 7 novembre – MILANO @ Unipol Forum (SOLD OUT)
Domenica 9 novembre – BOLOGNA @ Unipol Arena
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IL TRAILER
Girato a Tenerife cattura per immagini l’essenza del concept dietro al progetto.
La regia è di Emanuele Cantò, la musica che accompagna il trailer è composta da Shune, Michele Bargiggia e Rocco Biazzi, art buyer ed executive producer del progetto è Giulia Burti.