Intervista – BELIZE: la pausa creativa, il ritorno musicale e l’evoluzione sonora

I Belize tornano con “Phantom Favola”, un album che segna un ritorno dopo sette anni di assenza ma soprattutto una rinascita più interiore che musicale.
L’ispirazione viene da un motorino – il Phantom Malaguti – ma il viaggio è tutto simbolico: un percorso di formazione tra la provincia e l’età adulta, tra sogni elettrici, fragilità e ritorni a casa.
Lungo queste tracce si alternano chitarre distorte e atmosfere rarefatte, echi di rock anni Novanta e pop emotivo, ma soprattutto la volontà di essere fedeli a sé stessi.
In Qualcosa di nuovo, singolo che anticipa il disco, si annida tutto il senso di questa ripartenza: lasciare per ritrovare, cambiare per riconoscersi.
Ne abbiamo parlato con Riccardo Montanari e Federico Scaglia tra vecchie abitudini e nuove consapevolezze.
L’INTERVISTA
È passato molto tempo dall’ultimo album. Cosa è successo in questi sette anni?
Federico: “Nel 2018 abbiamo detto ‘ci vediamo nel 2019’… ma non è mai successo. Non ci siamo mai resi conto del perché ci siamo fermati, ma poi ne abbiamo parlato e ci siamo resi conto che, dal 2014 al 2018, non ci eravamo mai fermati un secondo.
Avevamo tante cose da fare, ma poi è arrivato un punto in cui ci siamo sentiti sopraffatti. Avevamo bisogno di tempo per riflettere, per capire cosa volevamo davvero dire.”Riccardo: “Era diventato tutto così automatico, che ci siamo persi un po’ lungo la strada. La vita da provincia a Milano, l’ingresso delle etichette, la pressione… è stato tutto troppo, e abbiamo deciso di prendere una pausa. Una pausa che poi è diventata più lunga di quanto avremmo immaginato.”
Come è stato il processo creativo durante questi anni?
Federico: “Abbiamo avuto bisogno di tempo per trovare qualcosa di autentico da dire. Ho avuto bisogno di più vita, più esperienze da mettere nei testi. La scrittura per me è molto legata alla vita che vivo, è autobiografica. La musica che facciamo richiede di vivere, di soffrire, per poter esprimere davvero quello che vogliamo.”
Riccardo: “È stato un avvicinamento lento, senza pressioni, senza scadenze. Abbiamo iniziato a scrivere, a fare ricerca sul suono, a capire cosa volevamo dire musicalmente. Più o meno nel 2020, abbiamo trovato la giusta direzione.”
Il nuovo disco sembra evocare molte immagini mitologiche, sia nei testi che nel visual. Come si intrecciano queste immagini con la vostra musica?
Federico: “Abbiamo sempre avuto un approccio molto cinematografico alla musica. Le immagini arrivano spontaneamente, legate ai suoni. Ogni canzone ha un’immagine, un’idea visiva che la accompagna. Per noi, il Malagutti, i gattini, il Duomo, sono simboli che rappresentano un mix di realtà e fantasia. È un modo per elevare la quotidianità, per renderla più avventurosa.”
Riccardo: “La realtà si trasforma, diventa qualcosa di più, come un giro in bicicletta a Milano che, nell’immaginario, diventa un’avventura. È una sorta di viaggio tra il terreno e il fantastico, che cerca di mostrare anche la bellezza nascosta nelle cose più semplici.”
Vivere in provincia ha avuto un impatto sulla vostra musica e sul vostro modo di approcciarvi alla vita?
Federico: “Assolutamente. La provincia ci ha dato una lente con cui guardare il mondo. Crescere lì è stato importante, soprattutto per capire cosa significa davvero libertà. A Castiglione Olona a 18 anni, quando ricevi il foglio rosa e finalmente puoi andare da solo in giro, è un’esperienza che chi vive in città non può comprendere. È un passo importante, che segna un confine tra l’infanzia e l’età adulta.”
Riccardo: “Per noi, la provincia è stata una fonte di ispirazione, un luogo che ci ha formato. Ora che siamo grandi, possiamo anche apprezzare Milano, ma non scambierei mai la mia adolescenza in provincia con quella in città.”
A livello musicale, come è cambiato il vostro suono nel tempo?
Federico: “Il nostro suono si è evoluto. Quando abbiamo iniziato, eravamo più legati a una ricerca di suoni particolari, un po’ trip hop, un po’ rarefatti. Poi, con il tempo, siamo tornati alle radici, al suono degli anni ’90, alle chitarre e alle sonorità più impulsive. È stato un ritorno alle origini, ma sempre cercando di evitare di cadere nel rock tradizionale.”
Riccardo: “Abbiamo cercato di evolverci senza rinnegare il passato, ma cercando di fare qualcosa di nostro. Ci piace l’idea di mescolare elementi elettronici con sonorità più organiche, per dare una nuova veste a ciò che ci ha influenzato in passato.”
Cosa possiamo aspettarci dai vostri live nei prossimi mesi?
Federico: “I live saranno un’altra esperienza. Vogliamo portare tutto ciò che abbiamo messo nel disco sul palco, ma con un’energia nuova, fresca. Il suono si evolverà ancora, e cercheremo di creare un’atmosfera che faccia sentire il pubblico coinvolto, come se fosse parte di un’avventura insieme a noi.”
Riccardo: “Sarà una sorta di viaggio, tra il reale e l’immaginario, tra quello che siamo stati e quello che vogliamo diventare. Non vediamo l’ora di condividere questa nuova fase con chi ci segue da tanto e con chi ci scoprirà per la prima volta.”
IL DISCO TRACCIA PER TRACCIA
Gattesca
Una di quelle notti d’estate, magiche, che sembrano non finire mai, dove succede tutto e il contrario di tutto.
Ci si perde, ci si ritrova, si rincorre un po’ di sicurezza in sé stessi e nell’altro, e anche se poi l’effetto svanirà, il tempo e la prospettiva ci faranno rendere conto di quanto sia stato tutto così speciale.
E come in una notte fatta di emozioni che si alternano tra rabbia e amore, anche la musica alterna momenti di calma ad esplosioni improvvise, arpeggi delicati e sognanti interrotti da muri di distorsioni.
Un arrangiamento frenetico, dall’andamento mutevole, come mutevoli sono i sentimenti.
Phantom favola
Attraverso un nomignolo la voce narrante si rivolge al sé stesso adolescente, sognante, pronto a spaccare il mondo in sella al suo Phantom Malaguti, avvertendolo che ci saranno legami indissolubili che si scioglieranno, tra delusioni d’amore e amici che sembrano sparire come fantasmi, e spronandolo a trovare il coraggio di andare avanti e di non cadere anche se la vita lo porterà a dover “saltare 10 camion infuocati”.
La musica accompagna queste parole dolci con sonorità sognanti, delicate, una poesia romantica a un sè ormai passato, a cui si guarda con tenerezza, comprensione e compassione. Anche in questo caso lo spirito emotivo più esuberante rompe gli schemi, e si manifesta con drum break campionati e riff di chitarra dirompenti che agiscono da strappo in questa fiaba, raccontando la volontà di potenza e i sogni di gloria che dalla nostra stanzetta pensiamo di poter realizzare.
In mio fratello è tutto a posto
In mio fratello è tutto a posto racconta le dinamiche del rapporto tra due fratelli, tra mosse di wrestling (usando il letto come ring) insulti affettuosi, bigiate a scuola, fughe da casa, l’aiutarsi a vicenda e lo scontro con la propria emotività e quella dei propri genitori che, cercando di apparire perfetti nascondendo le proprie fragilità, portano a chiedersi “da chi ho preso io e da chi hai preso te?”.
La produzione trae spunto dal post punk e dall’ alt rock anni 90 contestualizzato da un approccio sulle batterie più appartenente al mondo rap attuale, tra locked beat e chitarre processate in primo piano.
La voce segue il fil rouge del disco, tra melodie pop e profondità testuale.
Qualcosa di nuovo
L’ultima serata tra 2 amici intimi, prima che uno dei due parta per costruire “qualcosa di nuovo” in un altro Paese.
Una relazione intima in cui si ha la necessità di esplorare “qualcosa di nuovo” per preservarla.
Rendersi conto che ogni tanto può essere utile distruggere per poter ricostruire con fondamenta solide: un rapporto, un’amicizia, un’amore. Allontanarsi per riscoprirsi e avvicinarsi nuovamente.
La paura di come le abitudini, collaudate e conosciute, possano cambiare, e il desiderio forse perverso di voler provare a mischiare le carte quando tutto sembra andare per il verso giusto, ripartire da zero, smuovere per smuoversi. Il brano vive di questa stessa tensione nella sua parte strumentale, tra temi che si formano e decompongono con chitarre distorte, ritmi serrati e atmosfere delicate e rarefatte a fare da collante.
Denti dorati (feat.Arssalendo)
Un rapporto ormai concluso, che continua a fare breccia nei sogni, quasi a non volerlo lasciare andare, la ricerca di qualcuno con cui condividere il letto sapendo che non è ancora il momento giusto per farlo e poi ancora il sogno, ricorrente, che si cerca di agguantare con tutte le proprie forze, ma che ciclicamente sfugge, impalpabile, volta dopo volta. In questo brano il mondo sonoro dei Belize si miscela con l’avant pop di Arssalendo (producer e cantautore romano classe ’99) decostruendo voci su atmosfere delicate e rarefatte, intervallate da incursioni noise, volte a raccontare la non-linearità del vissuto, e ritmiche, con drum-loop che ritornano a sigillare un perimetro dentro al quale questo sogno si svolge.
Phavola
Una poesia genuina al sè adolescente, pronto al mondo, capace, desideroso di esperienze, che dalla sua stanza sogna di grandi conquiste da compiere in sella al suo futuro moderno destriero, sinonimo di profonda libertà, audacia e voglia di lasciare il segno. Una lunga attesa che esplode, anche musicalmente, nel suo apice, raggiungimento della libertà, incuranti di quello che sarà il domani.
Dio li fa
La fotografia sfocata di un legame che vibra, tra desiderio e distanza, tra la voglia di perdersi nell’altro e la paura di non sentirsi e non emozionarsi più a vicenda. La scrittura gioca con il tempo fisico ed emotivo, fatto di ripetizioni che sembrano inciampare nel presente, tra momenti sospesi e confessioni a metà, come se ogni parola potesse far crollare o salvare qualcosa.
È una poesia moderna sul caos dell’intimità, dove anche l’aria cambia sapore e i silenzi parlano più delle parole. Un giorno qualunque che diventa epico, nel suo non voler affrontare davvero le conseguenze, ma restare aggrappati a quel ’“e poi, e poi” che non promette niente ma fa restare. Un istante e basta.
La storia si muove su un tappeto di stampo new wave, dove momenti sonori intimi e a tratti cupi si alternano a momenti luminosi e ritmati.
Varese Tuning
La storia di un gruppo di ragazzi e di un’amicizia ritrovata un po’ per caso, anche solo per una sera, dopo anni trascorsi lontani dalla città natale. Una di quelle amicizie che sembravano indissolubili e infinite, ma che da un momento all’altro si dissolvono fino a diventare un lontano pensiero che si fa fatica addirittura a ricordare. Basta però solo un incontro fortuito, in un momento di passaggio, per risvegliare quel sentimento profondo che unisce i vecchi amici in un’unica anima. Dal punto di vista musicale viene ripreso questo concetto, iniziando il brano con dei suoni e sample vocali stilisticamente più attuali, fino ad arrivare alle schitarrate distorte finali, ovvero il suono che ha caratterizzato gli anni del liceo.
In fede
Nel brano che chiude il disco la produzione musicale si spoglia, lasciando un giro di chitarra, con incursioni di archi e cori a seguire forse l’ultimo dialogo intimo di una coppia, tra una vacanza che fa perdere la fede e una casa stregata dalle medicine. Un’ultima canzone prima di salutarsi, ma come succede nel primo brano dell’album, una notte magica potrebbe tornare e un’ altra favola potrebbe essere raccontata, creando un continuum tra la fine e l’inizio dell’album.
ASCOLTA IL DISCO
IN TOUR
Sabato 24 maggio i BELIZE saranno sul palco del MI AMI all’Idroscalo Milano, giovedì 10 luglio suoneranno al MEN/GO! Music Fest al Parco Il Prato di Arezzo e sabato 19 luglio arriveranno in Sardegna a Sarroch (CA) per il Sa*Rock.
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