CANZONI DELLA SETTIMANA: le nuove uscite discografiche (09 Maggio 2025) #NewMusicFriday

Benvenuti al nuovo appuntamento con Newsic Friday Vol. 19-2025! Anche questo venerdì torna puntuale la nostra a playlist con le novità della settimana: un giro tra le uscite italiane e internazionali per orientarsi tra singoli, tormentoni e ritorni attesi. In vetta alla scena tricolore brillano nomi pesanti: Salmo, Blanco e Annalisa, protagonisti di release che promettono di dominare la stagione. Dall’altra parte dell’oceano, Miley Cyrus e Arcade Fire guidano la carica delle voci internazionali. Buon Ascolto!
LA PLAYLIST
LE PAGELLE BRANO PER BRANO
Casinò Royale – Voto 8,00 – I Casinò Royale riscrivono l’attualità con groove e coscienza: un brano che graffia, denuncia e fa pensare senza mai scadere nella retorica. Il beat pulsa, la mente riflette. Il “noi” torna centrale, in barba all’epoca degli scontri sterili. Lucido e necessario.
Studio Murena – Willie Peyote – Voto 7,75 – Versi nitidi come incisioni, tra introspezione e riscatto. Il sound fonde jazz impavido e hardcore rap elettronico: un cortocircuito elegante e nervoso. Willie fa il suo con la sua testa pensante. Visoni!
Shablo – Guè – Joshua – Tormento – Voto 7,50 – Un inno da club d’altri tempi: fiati in pompa magna, beat che incalza e il collettivo che spacca. Il sample di Stevie Wonder nobilita il tutto, trasformando l’anthem in un rito urbano senza fronzoli. Maestoso.
Baxter Dury – JGrrey – Voto 7,50 – Allbarone è un monologo urbano, cinico e teatrale, tra bassi opulenti, elettronica esasperata e personaggi da sitcom sociale. JGrrey aggiunge spleen. Contemporaneo suo malgrado, Dury resta il miglior flâneur della Londra che fu e non vuole più essere.
Arcade Fire – Voto 7,25 – Un ritmo onnipresente nel loro stile che ondeggia tra dream pop etereo e lampi da dancefloor vintage. La band costruisce un viaggio sonoro sospeso. Ipnotico.
Parcels – Voto 7,25 – Pop levigato e vellutato come un sogno lucido: i Parcels confezionano l’intimità collettiva con precisione svizzera e cuore australiano. Sotto la superficie da playlist da brunch, batte un’esistenzialità danzante. Eleganti, ma mai vuoti.
Ministri – Voto 7,25 – Un pugno sonoro: chitarre affilate e batteria in corsa traducono l’insoddisfazione in liberazione collettiva. Il testo indaga nemici interiori ed esterni, invitando a esplodere senza distruggere. Un inno rabbioso e terapeutico. Esplosivo.
Bresh – Voto 7,25 – Bresh cavalca l’altalena emotiva con la solita penna affilata e visiva: tra maree interiori e instabilità diffusa, firma un pezzo che galleggia tra malinconia e lucidità. Il trucco? Restare a galla senza affogare nel cliché e nella ricerca della hit-tormentone. E ci riesce …
Salmo – Voto 7,25 – Più confessione che disco, più cicatrice che narrazione. Salmo apre il diario e ci mostra le pagine bruciate, tra sfogo e redenzione. Il flow è il suo, ruvido ma con echi da ballad , l’ego in pausa, l’anima a nudo. Suona come un pugno, ma scritto in corsivo. Catartico.
Blanco – Voto 7,25 – Nessuna maschera, solo lividi e lacrime. “Piangere a 90” è un urlo trattenuto troppo a lungo: fragile, viscerale, lacerante. Blanco canta sé stesso mentre si scuce, senza filtri né pudore. Un requiem adolescenziale in chiave pop. Sincero.
Ketama 126 – Voto 7,00 – “33” è un’elegia urbana: malinconia popolare romana e solitudine in trincea. Tra echi di “La Caciara”, salsa e versi affilati, Ketama dipinge un ritratto intimo di sé stesso, sospeso tra festa e rimpianto. Un cantore notturno con l’anima in controluce. Buon compleanno!
Stormzy– Voto 7,00 – Un tuffo nell’anima. Ritornello scarno, beat torbido: il grido di un campione che chiede aiuto tra ombre e luci.
Tom Odell – Voto 7,00 – Odell fa Odell: pianoforte, voce rotta, mondo che crolla. Ma lo fa bene. Il dramma è calibrato, mai stucchevole, e la disperazione si trasforma in bellezza dimessa. L’ennesimo piccolo naufragio emotivo da ascoltare con la pioggia in sottofondo.
Angelo Trabace – Voto 7,00 – Un sussurro metropolitano che sfiora il vetro alle tre del mattino. Il pianoforte respira piano, la voce implora spazio, libertà, forse redenzione. Milano dorme, ma questo brano veglia — come un pensiero che non ti lascia andare.
Nourished By Time – Voto 7,00 – Tra falò synth-pop e detriti del sogno americano è un canto di chi ha troppo da dare e troppa paura per farlo. Il brano inciampa con grazia nella propria vulnerabilità: fragile, disilluso, vero. E proprio per questo, interessante.
U.S. Girls – Voto 7,00 – Una ballata-fiume che attraversa la Storia e scava nel lutto senza retorica. Remy firma un requiem colto e umanissimo, dove la morte non è tragedia privata ma capitolo universale. Lenta e densa quanto basta.
Gioia Lucia – Voto 7,00 – Un lampo di vitalità: dalle ceneri di “Morta d’amore” sboccia un inno al riscatto. Ritmi frizzanti e synth colorati sostengono versi di rinascita, mentre la voce si fa guida in una festa interiore. Disco gioia pura. Rinascita.
Belize – Voto 7,00 – Un match da ring casalingo: mosse di wrestling, insulti affettuosi e fughe notturne diventano poesia urbana. Post‑punk e beat rap si intrecciano in un duello fraterno, tra ironia e tensione emotiva. Fraterno.
Nularse – Voto 7,00 – Nularse si fa ricettacolo di emozioni altrui: “Ospiti” avvolge con scrittura soffice e strumentale in crescendo. Un invito a custodire ogni incontro, poi sussurra un’ombra di nostalgia che trattiene il passo. Avvolgente.
Marina Rei – Voto 7,00 – Essenziale, diretta, autentica. Noi che sappiamo perdonarci è una ballata dal cuore disarmato, in cui l’amore si racconta senza sovrastrutture, solo con voce, pianoforte e piccoli slanci orchestrali. Sinigallia accompagna con mano leggera, lasciando che sia la fragilità a parlare.
Kali Uchis – Voto 6,75 – Kali Uchis fluttua in un nostalgico set in bianco e nero, carezzando una melodia anni Sessanta con un retrogusto hawaiano con grazia d’altri tempi. I vocalizzi avvolgono l’ascoltatore in un velo di ovatta, tra charme rétro e modernità sussurrata. Sognante.
Miley Cyrus – Voto 6,75 – Miley scava nel vuoto della propria voce che affonda nei ricordi. Ogni nota trema di nostalgia, ogni pausa è un sospiro di rimpianto. Ballad spoglia, come un confessionale al buio con tanto di sax malinconico nel crescendo finale. Introspettiva.
Karol G – Voto 6,50 – Karol G sfoggia “Milagros”. Una ballad intima e introspettiva quasi come un sussurro mattutino. Troppa tenue rassegnazione per scaldare davvero.
Sophie Elis-Bextor – Voto 6,50 – La regina del dancefloor sfodera ancora una volta charme da salotto: beat levigati, classe innata e zero sbavature. Eleganza eterna, ma senza sorpresa. Impeccabile.
King Isis – Voto 6,50 – Tra riff nervosi e confessioni urlate, King Isis si mette a nudo con un anthem per ansiosi cronici e overthinker postmoderni. L’angoscia diventa groove, l’imperfezione una bandiera. Non è rottura, è rinascita rumorosa. E funziona, quasi.
Maju – Voto 6,50 – Un neofolk etereo e contemplativo, in cui voce e suono si intrecciano come vento su dune mobili. Maju dipinge il tempo come un’entità sfuggente, che sbiadisce il confine tra ciò che è stato e ciò che sarà. Un brano che accarezza l’ascolto senza mai aggredirlo, lasciando una scia sottile e malinconica.
Nicol – Voto 6,30 – Un inno dolce e diretto al coraggio emotivo, “Correre” esplora la vulnerabilità come forma di forza. Tra sonorità più mature e una scrittura che resta fedele alla propria trasparenza. Una corsa lucida dentro sé stessi, senza paura di cadere.
Gianna Nannini – Voto 6,30 – Gianna cavalca la cassa dritta come un’amazzone in tempesta. Tra carne e sudore, Panorama è libertà scorticata e desiderio a pelle viva. Canova e soci ci mettono il fiammifero.
Gazzelle – Voto 6,30 – Gazzelle ammalia con tenerezza, celebrando tappe e ricordi come fossero confidenze sotto le stelle. La produzione è sobria, il cantato intimo: un viaggio affettuoso tra luoghi del cuore e battiti dell’anima. Gazzelle style …
Annalisa – Voto 6,30 – Tra nostalgia patinata e synth da export, Annalisa gioca a fare la femmina alfa su un groove da pista anni ’80. Non si grida al capolavoro, ma nemmeno allo scandalo. Tormentone con dignità, e già questo è un mezzo miracolo.
Alfa – Manu Chao – Voto 6,30 – Alfa scimmiotta Manu Chao e trasforma impegno in jingle da spiaggia: ritornello orecchiabile, sostanza mah. Il sociale svaporato, resta un tormentone effimero, come un gelato al sole. Il feat. di Manu sempre prezioso! Effimero.
Tony Boy – Voto 6,25 – Tony Boy si isola in un bozzolo di autotune: atmosfere ovattate e parole sussurrate, ma l’eccesso di effetti annebbia l’anima del pezzo. Melodia morbida, impatto tenue. Un esperimento placido, ma poco incisivo. Ovattato.
Sally Cruz – Voto 6,25 – Sally incendia il cuore con domande senza risposta, oscillando tra furore e crepuscolo interiore. “CITTÀ BRUCIATÀ” brucia di emozioni incontrollate, ma l’urlo rimane a metà strada, intrappolato nel proprio magma. Incandescente.
Le Citta di K – Voto 6,00 – Un valzer stregato, che gira su sé stesso fino a farti perdere l’equilibrio. Sporco, sinuoso, disturbante. Una danza sensuale segnata da un’oscurità strisciante: non si balla per il piacere di farlo, ma perché non si sa più come fermarsi!
Cimini – Voto 6,00 – Pop malinconico travestito da inno da cameretta, tra immagini spaziali, sarcasmo domestico e l’eco di un amore finito. CIMINI gioca con contrasti emotivi e piccoli drammi quotidiani, lasciando un sorriso amaro in sottofondo.
Gigi D’Alessio – Voto 6,00 – Rose e lacrime rincorre un amore sull’orlo del tramonto, ma non ancora finito. Malinconia e ritmo si fondono in una ballad estiva dal cuore urbano, firmata con mestiere ma niente di piu!
Dennis – Voto 5,50 – Il racconto di un amore con spontaneità e leggerezza che resta incastrato in un pop estivo che non osa e non sorprende. Dennis ci mette il cuore, certo, ma tra synth solari e beat elettronici manca la scossa, quella crepa che trasformi l’autenticità in narrazione.
Skt – Diss Gacha – Voto 5,50 – “SWAGGY RMX” sfoggia un beat lucido e un flow che mescola Londra e Italia, ma l’energia cala in loop prevedibile. Il remix aggiunge Diss Gacha, ma non basta a scuotere il brano originale.
Leave a comment