Recensione: ARCADE FIRE – ” Pink Elephant”

A distanza di tre anni da “WE”, gli Arcade Fire tornano con Pink Elephant, settimo sigillo della loro discografia che segna una nuova tappa – né definitiva né risolutiva – nel percorso di una delle band più emblematiche dell’indie art-rock degli anni Duemila.
Prodotto da Win Butler, Régine Chassagne e Daniel Lanois, l’album si compone di dieci brani (di fatto 8 perché ci sono due simil-intro) per un totale di 42 minuti, registrati nel rifugio sonoro dello Good News Recording Studio a New Orleans. Un’opera che tenta, tra intuizioni ispirate e derive già percorse, di rimettere in discussione le certezze estetiche del gruppo.
Il titolo, Pink Elephant, fa riferimento al celebre paradosso cognitivo: più si tenta di non pensare a un concetto, più questo si impone alla coscienza. E infatti, al cuore di questo album c’è proprio l’ossessione del non detto, il desiderio di rimuovere ciò che invece è strutturalmente presente, tanto nella scrittura quanto nell’immaginario. L’elefante rosa, c’è, c’è stato (il riferimento alle accuse di molestie sessuali contro Win Butler del 2022 è evidente) è tanto ingombrante quanto presente e dunque, è tanto metafora privata quanto simbolo collettivo – il non affrontato, il latente, il rimosso.
L’apertura è affidata a Open Your Heart or Die Trying, un brano strumentale in cui la firma di Lanois è evidente: droni meditativi e distorsioni ascendenti suggeriscono un’apocalisse emotiva imminente. Ma l’attesa viene subito disattesa dalla title-track, Pink Elephant, che vira verso un lo-fi ruvido e disilluso, quasi dimesso nella sua progressione armonica.
Il brano trova un momento di grazia nel bridge in minore, in cui una strofa che cita il concetto del titolo (“Don’t think about pink elephant”) restituisce senso a una struttura apparentemente spoglia.
Year of the Snake, affidata alla voce di Régine Chassagne (qui per la prima volta anche al basso, con Butler alla batteria), si costruisce su una tensione crescente, tra minimalismo, pop rock e crescendo emotivo. Il riferimento al calendario lunare cinese (il 2025 è appunto l’anno del serpente) rafforza il tema della mutazione: un’auto-rinascita artistica che, pur conservando il timbro riconoscibile degli Arcade Fire, cerca nuove forme, o almeno nuovi travestimenti.
Ma è con Circle of Trust che il disco deraglia verso territori più prevedibili che forse sono anche quelli che riescono meglio: beat disco anestetizzati, cori ipnotici e testi che oscillano tra il mantra e il luogo comune. È il punto in cui riemerge il vizio – ormai cronico – della band di scivolare in un’estetica da predica electro-liturgica, più declamata che vissuta. Anche in I Love Her Shadow, che vorrebbe forse essere una ballata confessionale, la fragilità si trasforma in ambiguità: i testi, alla luce delle note vicende biografiche di Butler, appaiono talvolta involontariamente disturbanti.
Chiude il disco l’infinita Stuck in My Head, con quella batteria e basso quasi new wave, riflessione a metà tra autoanalisi e autoindulgenza. Il crescendo finale di archi e il refrain ripetuto (“Clean up your heart!”) sembrano voler evocare una purificazione catartica, ma restano incastrati in una narrazione che manca di vera introspezione.
Pink Elephant è un lavoro ambizioso, ma diseguale. Alterna momenti di lucida intuizione a scelte stilistiche che sanno di déjà vu. Il tentativo di recuperare una certa urgenza espressiva si scontra con una scrittura che, pur aspirando al simbolico, spesso si arena in metafore opache o autoreferenziali. La contemporaneità del disco sta forse proprio in questa tensione irrisolta: nell’inadeguatezza dichiarata, nell’ansia di rifondarsi senza rinunciare alla propria mitologia.
Un disco che non lascia indifferenti, ma che non riesce a imporsi come visione compiuta. La sensazione è quella di una transizione ancora in atto, in cerca di una lingua nuova con cui dirsi.
DA ASCOLTARE SUBITO
Circle of Trust – I Love Her Shadow – Stuck In My Head
DA SKIPPARE SUBITO
Da ascoltare per intero e cercare di immergersi nella loro complessa idea concettuale.
SCORE: 7,00
1. Open Your Heart Or Die Trying – Voto 7,00
2. Pink Elephant – Voto 7,00
3. Year of the Snake – Voto 7,00
4. Circle of Trust – Voto 7,00
5. Alien Nation – Voto 6,75
6. Beyond Salvation —
7. Ride or Die – Voto 7,00
8. I Love Her Shadow – Voto 7,25
9. She Cries Diamond Rain —
10. Stuck In My Head Voto 7,00
TRACKLIST
DISCOGRAFIA
2004 – Funeral
2007 – Neon Bible
2010 – The Suburbs
2013 – Reflektor
2017 – Everything Now
2022 – We
2025 – Pink Elephant