SANREMO 2025: le prime pagelle dei 30 brani in gara

Giusto in tempo per il Blue Monday, abbiamo partecipato agli ascolti dedicati alla stampa delle canzoni del 75º Festival di Sanremo, in programma dall’11 al 15 febbraio 2025 su Rai1.
Dopo la cinquina di successo di Amadeus, Carlo Conti torna per la quarta volta come direttore artistico e presentatore del Festival (dopo il triennio 2015-2017) e, come annunciato, non ha abbandonato la rotta tracciata dal predecessore, presentando un cast contemporaneo capace di scalare le classifiche streaming e radiofoniche.
Quest’anno è cambiata anche la location degli ascolti dedicati alla stampa: siamo tornati infatti nella sede Rai di Sempione e non più nella sala più capiente di Mecenate, dove si sono svolti dal 2021, causa emergenza COVID.
Prima di passare alle pagelle, una solita premessa: quelle di seguito sono sensazioni a seguito di un unico ascolto, quindi passibili di parzialità, specie se si ascoltano 30 brani uno dietro l’altro (con un’unica pausa). Infine, la versione live con l’orchestra sul palco dell’Ariston suonerà necessariamente diversa rispetto a quella incisa.

Sanremo-ascolti-2025
I BRANI:
FRANCESCO GABBANI – “Viva la vita”
Doppio vincitore del Festival (nel 2016 nei Giovani e nel 2017 nei Big), per lui è la quarta partecipazione. Il brano, una ballad midtempo melodicamente dinamica e orecchiabile, parla dell’essenza delle nostre esistenze su un tappeto pop elegante e pulito che si apre in modo particolarmente efficace nell’inciso. Con lui anche Davide Simonetta e Pacifico. Classico con stile.
Voto: 7,oo
Il verso: “Come una poesia
Dentro l’eternità per una botta e via
Sarà che una bugia
Dice la verità più della verità
Ma com’è limpida
Com’è domenica”
CLARA – “Febbre”
Vincitrice del penultimo Sanremo Giovani, torna all’Ariston dopo 1 anno con una canzone scritta da lei stessa Calearo e Jacopo Ettorre, prodotta da Dardust e musica di Federica Abbate. Il brano segue la scia di “Diamanti grezzi” e “Nero gotico”, a tutto ritmo e suoni elettronici (senza rinunciare agli archi). Un po’ usa e getta e non lo regalerà una personale identità musicale, ma in radio andrà.
Voto: 6,25
Il verso: “Non dire ‘Je t’aime’
Dimmelo se
Ciò che provi è solo febbre
Che sale e scende
Che mi fa male male”
WILLIE PEYOTE – “Grazie ma no grazie”
Guglielmo Bruno torna a 4 anni dal premio della critica “Mai dire mai (La locura) con una canzone scritta anche con Raige dove affronta con la consueta ironia il mondo che ci circonda, dai temi quotidiani (con tanto di citazione dei Jalisse) a quelli più universali (fra i pochissimi quest’anno a sfiorare tematiche sociali). Musicalmente meno d’impatto rispetto al predecessore, il colpo nel complesso resta a metà in canna.
Voto: 6,25
Il verso: “Dovresti andare a lavorare e non farti manganellare nelle piazze
Grazie ma no grazie
Questa gente non fa un cazzo li mantengo tutti io con le mie tasse
Grazie ma no grazie”
NOEMI – “Se ti innamori muori”
Già fra le veterane del Festival (otto tacche), a questo giro si avvale delle firme di Mahmood e Blanco. Il brano è un’elegante ballad melodica in crescendo che mette in primo piano la sua inconfondibile voce. A volte è più rischioso non rischiare ma potrebbe togliersi qualche soddisfazione…
Voto: 7
Il verso: “Perché è impossibile scordare quelle notti
Con il sorriso e con le borse sotto gli occhi
La sensazione che se ti innamori muori,
serenamente.”
LUCIO CORSI – “Volevo essere un duro”
Virtualmente già arruolato al Festival nella serie “Vita da Carlo”, il raffinato cantautore toscano esordisce nella realtà quest’anno con una ballad pulita e orecchiabile dal sapore folk, con gli archi in primo piano, dove affronta il tema della normalità e dell’accettazione dei propri limiti e unicità. La speranza è che possa emergere nel marasma generale, lui è sicuramente un artista da scoprire e un vero outsider.
Voto: 7,25
Il verso: “Però non sono nessuno
Non sono nato con la faccia da duro
Ho anche paura del buio
Se faccio a botte le prendo
Così mi truccano gli occhi di nero
Ma non ho mai perso tempo
È lui che mi ha lasciato indietro”
RKOMI – “Il ritmo delle cose”
Dopo uno stop artistico autoimpostosi di un anno (dove però è evidente non abbia seguito corsi di dizione), Mirko Manuele Martorana torna al Festival a 3 anni da “Insuperabile” con un brano sulla ricostruzione di se stessi prodotta da Shablo e Jacopo Ettorre. Un profluvio di parole che rischiano di restare schiacciate su un tappeto ritmico fin troppo in evidenza, nonostante un arrangiamento particolarmente curato e non banale e una linea melodica che resta in testa. Probabilmente live renderà meno.
Voto: 6,50
Il verso: “Dove sono i soldi adesso
Che sei rimasta sola
Pornografia ma senza sesso
Effetto senza droga”
THE KOLORS – “Tu con chi fai l’amore”
Il trio è al terzo Festival, il secondo consecutivo dopo la hit radiofonica “Un ragazzo una ragazza”. Anche a questo giro non rinunciano al ritmo sostenuto con sapori funk e disco. Insieme a Stash, firmano Calcutta, Tropico, Zef. Altro brano a presa rapida (su tutto, efficace il bridge) che però nulla toglie e nulla aggiunge alla loro discografia ma che otterrà buoni riscontri in termini di airplay e streaming.
Voto: 6,25
Il verso: “Mi piaci un minimo
Mi aspetti a Mykonos
In ogni rendezvous
Bugie si dicono”
ROCCO HUNT – “Mille vote ancora”
Il vincitore di Sanremo Giovani 2014 con “Nu juorno buono” torna dopo 9 anni. Con lui firma mezzo esercito, Davide Simonetta, Zef, Paolo Antonacci, Gabriel Rossi, Lorenzo Santarelli e Marco Salvaderi. Il risultato è un altro brano ritmato (ma non quanto ci si potesse aspettare), con sapori folk, dove il napoletano è relegato nel refrain.
Voto: 6,25
Il verso: “Mi ricordo una strada
Un quartiere qualunque
Un bambino che sogna
Pure se non ha niente
Ogni giorno è un regalo
Per chi come me è destinato a partire”
ROSE VILLAIN – “Fuorilegge”
Rosa Luini torna per il secondo anno consecutivo (e i recenti successi) col supporto di Federica Abbate e Sixpm per una “Click Boom!” parte 2. Si fanno notare l’apertura vocale nel ritornello, il bridge elettronico particolarmente sostenuto e un innesto gospel verso il finale. Rose ha voglia di cantare (sperando regga anche live) senza rinunciare di voler far ballare ma non si discosta molto dal seminato.
Voto: 6,25
Il verso: “Ma forse ho oltrepassato il limite di ore senza te
Sento il tuo nome e inizia a piovere fuori e dentro me
Mi rigiro nel letto, non dormo più
Vorrei saperti dire di no
C’è quel film che ti piaceva alla TV
Sembra che stia parlando di noi
Se pensarti fosse un crimine stanotte io sarei
Fuorilegge”
BRUNORI SAS – “L’albero delle noci”
Tra i cantautori più amati degli ultimi due decenni, Dario Brunori esordisce all’Ariston con un brano sulla nascita della figlia (e la rinascita personale), dandoci quello che ci aspettavamo di lui: una ballad midtempo di classe che poggia su un bel giro di pianoforte e che non rinuncia a una melodia soffice ed avvolgente. Odor di Premio della Critica.
Voto: 7,25
Il verso: “Sono cresciuto in una terra crudele dove la neve si mescola al miele
E le persone buone portano in testa corone di spine
Ed ho imparato sin da bambino la differenza fra il sangue e il vino
E che una vita si può spezzare per un pezzetto di carne o di pane”
SERENA BRANCALE – “Anema e core”
A 10 anni dall’esordio fra i Giovani in chiave jazz, torna all’Ariston a ritmo di samba e world music, dove il clapping e la cassa la fanno da padroni. Travolgente con passione. Con lei firmano Jacopo Ettorre e l’onnipresente Federica Abbate.
Voto: 6,75
Il verso: “Stanotte saremo due stelle del cinema
Italo-americano.
Dammi un bacio su un taxi cabrio
Un bacio che s’adda veré, s’adda da veré”
IRAMA – “Lentamente”
Per il suo sesto Sanremo (5 in 7 anni), Filippo Maria Fanti prova a lasciare un segno maggiore della “Tu no” dello scorso anno con un’altra ballad classica e carezzevole, costruita nel crescendo ad hoc sulla sua vocalità, con la batteria entra solo al secondo ritornello, scritta anche con Blanco (e si sente) e prodotta da Michelangelo. Più efficace del 2024 e superclassico ma non c’è la magia di “Ovunque sarai”. Il rischio è fermarsi per l’ennesima volta ai piedi del podio.
Voto: 7,00
Il verso: “è meglio fare l’amore se l’amore è un incendio
Speravi che i sensi di colpa finissero
Ma torneranno quando tornerò
E il tuo sorriso mi mastica
Ballavi nuda su una canzone classica
Non te ne accorgi che hai distrutto tutto lentamente”
MARCELLA BELLA – “Pelle diamante”
La veterana di quest’anno (nona partecipazione), torna in gara dopo 18 anni con una canzone scritta da lei anche con Pasquale Mammaro e Marco Rettani dove racconta donne forti che sanno quello che vogliono, quasi indistruttibili come il diamante. Musicalmente è un brano ritmato (quasi tamarro) e orecchiabile. Marcella si è omologata ai dettami contemporanei, ma difficile senza ironia e freschezza possa conquistare le nuove generazioni come fecero i Ricchi e Poveri 12 mesi fa.
Voto: 5,00
Il verso: “Pelle come diamante
Non mi fa male niente
Stronza, forse,
ma sorprendente”
ACHILLE LAURO – “Incoscienti giovani”
Il buon Achille torna per la quarta volta al Festival con una ballad struggente e intensa dagli innesti rock sulla scia della recente hit “Amore disperato”, ispirata a una storia vera nata nelle periferie. Melodicamente funziona, vocalmente pure (perlomeno incisa), con una coda anche di sax. Ben costruita, ispirata, bravo. Odor di podio.
Voto: 8,00
Il verso: “Amore mio veramente
Se non mi ami muoio giovane
Ti chiamerò da un autogrill
Tre cento vite o giù di lì”
ELODIE – “Dimenticarsi alle 7”
Fra i 3 favoriti dai bookmakers, Elodie Patrizi torna nella città dei fiori per la quarta volta con un dramma romantico su una base elettronica incalzante con la cassa in 4, firmato da lei stessa nella produzione, Davide Simonetta e Tropico (e tutto è esattamente nel posto giusto, come se l’avesse generata l’AI). A differenza del passato, la linea melodica non ne viene scacciata, lasciandole anche lo spazio di esprimersi bene vocalmente, soprattutto nei bridge senza cassa. Certo, i brani che attraversano i decenni sono altri ma questo non è solo un problema suo…
Voto: 6,50
Il verso: “Quando prendi a calci la poesia
Ma che bella sei
Nella tua solitudine
Sembra tutto più facile così”
TONY EFFE – “Damme ‘na mano”
E a Nicolò Rapisarda je servirà sì ‘na mano, perché arriva per la prima volta al Festival sotto la luce dei riflettori: da una parte sulla scia del grande successo commerciale (“Icon” è l’album più venduto del 2024, “Sesso e samba” con Gaia ha dominato l’estate), dall’altra segnato dalle grandi polemiche sui suoi testi (ritenuti misogini e violenti). A Sanremo come c’era da immaginarsi porta un testo “tranquillo”, un brano romantico, passionale e malinconico, uno stornello che sembra quasi una milonga, che celebra il legame profondo con la sua città, Roma (e infatti il ritornello, dove canta e non rappa per gentile concessione dell’autotune, è in romanesco). Si temeva il peggio, il risultato invece è più che dignitoso.
Voto: 6,50
Il verso: “Io non soffro per te
Non so fare l’attore
Sono pronto a sbagliare
Come un uomo d’onore
Spengo la sigaretta
Come la nostra storia
Ogni notte è per sempre
Per le strade di Roma”
MASSIMO RANIERI – “Tre le mani un cuore”
Ottava partecipazione, fra cui una vittoria nel 1988 con l’intramontabile “Perdere l’amore”. Nel 2025 si avvale delle firme di Tiziano Ferro, Nek e Giulia Anania (Sanremo Giovani 2012) per una ballad che musicalmente trova un guizzo nel sax ma che ha una melodia e un ritmo un po’ zoppicanti, senza quell’impatto vocale che ci si aspetterebbe da lui, se non nel finale.
Voto: 6,00
Il verso: “La vita intera con il cuore in mar
Il mondo l’ha già fatto a pezzi eppure lì rimane
Proteggilo dal freddo che c’è stato
E troverà la pace dopo quello che ha passato”
SARAH TOSCANO = “Amarcord”
La vincitrice di Amici 2024 tenterà di conquistare la sua prima certificazione FIMI affidandosi a Merk & Kremont, Jacopo Ettorre e Federica Abbate. Il richiamo felliniano nel titolo cela un brano uptempo dal beat disco trascinante e con poco altro di rilevante per un’esordiente che deve ancora dimostrare tutto. Scorre e scivola, le radio sono pronte, gli annali della musica no.
Voto: 6,00
Il verso: “C’è un vento che mi porterà
Mi scioglierà le trecce
Di una vie en rose
Come Edith Piaf
Non mi rimane niente
C’ero io c’eri tu
Una lacrima mi scende”
FEDEZ = “Battito”
Secondo Festival in gara, Federico torna dopo diverse vicissitudini personali e di cronaca con un brano elettronico dall’arrangiamento complesso (un continuo saliscendi fra pause e ritmi sostenuti), con un’atmosfera cupa per parlare di depressione, impersonificata da una donna (probabilmente bionda e cremonese). Forse fin troppa carne al fuoco, che live potrà solo confondere ancor di più, ma è apprezzabile che non abbia optato per facili scelte “gigione”. Con lui firmano anche Federica Abbate e Alessandro La Cava. Bisognerà capire quanto effettivamente sarà forte da solo al televoto, senza le “truppe cammellate” della Ferragni.
Voto: 6,25 (potrebbe salire con altri ascolti)
Il verso: “Ti porterei in terapia
Solo per farti capire, il male che fai
Spero che sia un’amnesia
Spengo la luce e mi vieni a trovare
Fluoxetina, poca saliva
Quando mi trovo a parlare di te”
COMA_COSE – “Cuoricini”
I neosposi Francesca Mesiano e Fausto Lama, dopo i recenti successi radiofonici di “Malavita” e “Posti vuoti”, affrontano il loro terzo Festival con un uptempo elettronico trascinante e a tratti spiazzante, che gioca sul contrasto fra musica da cartoon anni ’80 e un testo agrodolce. In galleria rischieranno di precipitare in platea da tanto si dimeneranno. Tormentone in arrivo?
Voto: 6,50
Il verso: “Persino sotto alla notizia
Crolla il mondo
Un divano e due telefoni
È la tomba dell’amore
Ce l’ha detto anche il dottore
Porta un chilo di gelato
E poi nel dubbio porta un fiore
E almeno un kiss please”
GIORGIA – “La cura per me”
Per la sua sesta partecipazione torna con un brano firmato da Blanco e Michelangelo con al centro il concetto di trasformazione. Dopo un’intro quasi parlata, la sua voce apre le ali e vola dal bridge al potente ritornello. Il ritmo, terzinato nelle strofe e dritto nel refrain, cresce costantemente fino alla volata finale, con un acuto che se regge anche dal vivo ribalterà la platea dell’Ariston. Per i bookmakers la favorita è lei: trionferà davvero a 30 anni dalla vittoria con “Come saprei”? Molti elementi ci sono, sicuramente meglio del predecessero “Parole dette male” ma manca qualcosa a livello melodico per lasciare davvero il segno.
Voto: 6,75
Il verso: “Non so più quante volte ti ho cercato
Per quegli occhi, per quegli occhi che fanno da luna
Non so più quante notti ti ho aspettato
Per finire a ingoiare tutta la paura
Di rimanere sola
In questa stanza buia
Solo tu sei la cura per me”
OLLY – “Balorda nostalgia”
Il genovese Federico Olivieri torna a Sanremo dopo 2 anni e dopo i fasti degli ultimi mesi con un brano corposo firmato insieme all’inseparabile JVLI. Voce e chitarra nella parte iniziale, fino all’innesto ritmico midtempo in un ritornello particolarmente riuscito. Un’altra “Devastante”, con concessioni melodiche tipicamente sanremesi, anche se il testo non farà venire orgasmi all’Accademia della Crusca. I bookmakers lo danno fra i favoriti e l’ascolto lo conferma.
Voto: 7,25
Il verso: “E magari non sarà nemmeno questa sera
La sera giusta per tornare insieme
Tornare a stare insieme
Magari non sarà nemmeno questa sera
Me l’ha detto la signora, là affacciata al quarto piano
Con la sigaretta in bocca, mentre stendeva il suo bucato”
SIMONE CRISTICCHI – “Quando sarai piccola”
Brano struggente e commovente sul rapporto genitori e figli, quando si inverte a causa dell’alzheimer, nel caso specifico (autobiografico, rivolto alla madre) scritto con Amara, anche se musicalmente parlando è difficile possa reggere nel post Festival e alla prova delle radio.
Voto: 6,90
Il verso: “Quando sarai piccola ti aiuterò a capire chi sei,
ti starò vicino come non ho fatto mai.
Rallenteremo il passo se camminerò veloce,
parlerò al posto tuo se ti si ferma la voce.
Giocheremo a ricordare quanti figli hai,
che sei nata il 20 marzo del ’46”
EMIS KILLA – “Demoni”
Al suo primo Festival, Emiliano Rudolf Giambelli atterra sul palco dell’Ariston con un brano elettro-urban firmato anche con Federica Abbate dal ritmo sostenuto (ariborda) ma senza elementi che a un primo ascolto possano farlo emergere dal lotto. Occasione sprecata?
Voto: 5,50
Il verso: “Ci vediamo ma in segreto
Come i narcos di Cali
Non ci baciamo nel letto
Ma nel retro dei locali
Tra chiamate che lascerai senza risposta pur di farti sentire”
JOAN THIELE – “Eco”
La cantautrice è al suo esordio all’Ariston, dopo il David di Donatello con “Proiettili (ti mangio il cuore)” insieme a Elodie (colonna sonora del film “Ti mangio il cuore”) con una canzone dal sapore vintage anni ’60 dedicata al fratello e firmata nella musica con Mace, Federica Abbate ed Emanuele Triglia, che rispecchia il meltin’pot della sua formazione umana e artistica. Il ritornello è particolarmente efficace ma ha bisogno di altri ascolti per essere assimilato completamente e crescere.
Voto: 7,00
Il verso: “Forse sarà l’insicurezza
Sarà che per noi la famiglia non è mai la stessa
Sarà che siamo figli dell’indifferenza
Cresciuti da una donna più pura della bellezza”
MODA’ – “Non ti dimentico”
Al quinto Festival, tornano dopo 2 anni con una canzone d’amore potente, in pieno stile Modà, con la casse e le aperture nei punti giusti, quasi scontato anche il crescendo finale, per ricordarci che la quota rock (anche) quest’anno è molto limitata…
Voto: 6,50
Il verso: “E non te l’ho mai detto che mentre ti baciavo
Tenevo aperti gli occhi e di nascosto ti osservavo
Sembravi una canzone che mi squarciava il petto
Un quadro di Kandinsky dove immaginarmi tutto
Ma è l’ora del ritorno
E l’ora del coraggio
Forse è vero che siamo tutti e due per qualcun altro”.
GAIA – “Chiamo io chiami tu”
Dopo i fasti estivi di “Sesso e samba” con Tony Effe, arriva per il secondo tentativo al Festival con Tropico e Zef. Fra dubbi esistenziali e indecisioni sentimentali, ci fa ballare con un arrangiamento convincente e un tappeto ritmico trascinante che nei clapping in primo piano rimembra Mahmood. Probabilmente andrà meglio dopo il Festival che in gara.
Voto: 6,75
Il verso: “Per esempio, a me piace la musica
Stare nuda e nessuno che giudica
Amo il cibo di strada
I capelli del mare
Anche farmi del male
Che stupida”.
BRESH – “La tana del granchio”
Andrea Brasi arriva per la prima volta all’Ariston a rappresentare il collettivo Drilliguria con un inno alla libertà tutto sommato classico a tutta chitarra e un convincente refrain, il dubbio è quanto potrà emergere live scandendo bene il testo interessante.
Voto: 6,75
Il verso: “Nella tana del granchio c’è una canzone
Ho posato i miei vestiti al sole
Ti ho vista piangere dietro alle mie parole
Ma non sapevo cos’altro dire di te”.
FRANCESCA MICHIELIN – “Fango in paradiso”
Al terzo Festival (dopo 2 secondi posti), Francesca torna con una ballata struggente sulla fine di una relazione, firmata con Davide Simonetta; una revenge song convincente, sia dal punto di vista vocale (impegnativa), melodico che nell’arrangiamento. Un brano sincero e diretto, che bada più alla sostanza che agli orpelli che però rischia di perdere qualcosa negli ascolti successivi.
Voto: 6,75
Il verso: “Dopo centomila lacrime
Le grondaie cadono
Non so se vorrei rifarlo da capo
Quasi speravo tu mi avessi tradito”
SHABLO FEAT. GUE’, JOSHUA & TORMENTO – “La mia parola”
Il collettivo rap, trainato dal producer di origine argentina Pablo Miguel Lombroni Capalbo (in arte Shablo) e composto da esordienti al Festival (tranne Tormento che partecipò coi Sottotono nel 2001), presenta un brano urban che ripesca alle tradizioni del black e del soul in chiave contemporanea (coda col sax anche qui). Per come era stato presentato da Conti però ci aspettavamo un beat più veloce e marcato. Shablo peraltro è in gara come produttore anche del brano di Rkomi.
Voto: 6,50
Il verso: “è una street song
Per dare quello che ho
Brucerò fino alle fine
Chiuso tra cemento e smog”
CONCLUSIONI E PREVISIONI
Quest’anno balza alle orecchie la presenza di un cantautorato più “maturo” rispetto all’ultima edizione, fra Simone Cristicchi, Brunori Sas, Lucio Corsi, Joan Thiele, Willie Peyote, in parte anche Bresh (sulla carta diversi fra questi sembrano pronti a darsi battaglia per il Premio della Critica).
Ciò non toglie che, come per lo scorso anno, l’effetto omologazione è abbastanza debordante, tanto che più di un giornalista era perplesso sulla necessità di avere 30 brani in gara, che tendenzialmente si dividono fra ballad abbastanza classiche (presenti in numero decisamente maggiore rispetto al 2024) e uptempo con arrangiamenti e strutture molto simili fra di loro.
Non a caso è massiccia la presenza di autori che abbiamo già visto dilagare nelle ultimissime edizioni, modello catena di montaggio: su tutti, Federica Abbate che firma ben 7 brani, poi Jacopo Ettorre, Davide Simonetta (4), Tropico, Zef; presente anche l’ex vincitore Blanco con ben 3 brani, Mahmood, Dardust, Madame, ma anche Merk & Kremont, Calcutta, Tiziano Ferro, Nek, Mace.
A livello di temi, sentimenti e intimismo come se non ci fosse un domani, di temi sociali e macrotemi (poilitica, guerra, crisi economica, la patatine sulla pizza) non v’è traccia, se non sfiorati da Willie Peyote, Rocco Hunt, Fedez (“si parla più di micromondo che di macromondo”, dixit Conti nel post ascolti).
Chi rappresenterà l’Italia all’Eurovision Song Contest che si terrà a Basilea dal 13 al 17 maggio?
Non è difficile immaginare che prevarrà chi saprà convincere trasversalmente tutte le giurie (stampa/tv/web, radio, televoto). Quest’anno vincitori annunciati non ci sono, come non ci sono artisti che possono prendere da soli il 60% del televoto come Geolier nel 2024 (e che comunque rimase al palo perché non aveva l’appoggio delle altre giurie).
Certamente ci sono alcuni nomi fra i favoriti, come Giorgia, Olly, Achille Lauro, senza mai sottovalutare Francesco Gabbani (anche se il pubblico è molto cambiato negli ultimi anni) e Irama. Da tenere d’occhio anche Tony Effe e Fedez, i più grandi punti interrogativi in termini di resa in classifica (sanremese). Puro outsider Lucio Corsi.
Il tormentone vero probabile saranno i “Cuoricini” dei Coma_Cose, che ce lo porteremo sotto l’ombrellone.
Per confermare o cambiare opinioni, appuntamento dall’11 al 15 febbraio.
W la musica sempre!