È forse proprio da un album di remix che si intuisce — più che comprendere — la grandezza di un’opera. “Mixes of a Lost World” non è un’appendice, né un’operazione cosmetica: è un riflesso moltiplicato, un prisma distorto che restituisce nuova linfa a una materia già densa, già completa.
Robert Smith affida Songs of a Lost World a una costellazione di 24 artisti e remixer — da Four Tet a Chino Moreno, passando per Mogwai, Orbital e Paul Oakenfold — che non solo lo reinterpretano, ma lo espandono, come un organismo che continua a respirare anche oltre il suo tempo. Il risultato è un mosaico di ossessioni sonore, un atlante emotivo che ci riporta nei territori oscuri e sospesi del disco madre, ma da angolature inattese.
Smith, da sempre affascinato dall’imperfezione dell’incompiuto, sembra qui trovare una forma di appagamento nella disgregazione. Ogni remix è un capitolo di un libro che credevamo già concluso, ma che nel rileggersi scopre significati rimasti sepolti. Le rielaborazioni non annacquano l’intensità originaria, ma la decantano: la I Can Never Say Goodbye cinematica di Oakenfold accresce la tensione con un piglio quasi liturgico; la Endsong di Orbital risuona come un’eco cosmica; mentre Mogwai trasformano lo stesso brano in una marcia tellurica, in cui la malinconia implode.
La vera potenza dell’operazione sta però nella sua ambiguità: Mixes non è un disco di club, non è un omaggio né una celebrazione. È una frattura volontaria, una fuga laterale. Il remix di A Fragile Thing firmato The Twilight Sad sembra provenire da una radio perduta nei ’90, eppure pulsa di un’urgenza che non conosce epoca. E poi c’è Warsong, cupa e tesa nell’interpretazione di Chino Moreno, che diventa quasi un manifesto apocalittico, figlio del nostro tempo instabile.
Non c’è nulla di superfluo in questa raccolta. Ogni intervento — anche il più astratto — lavora sul dettaglio, suggerisce anziché affermare, scava nei chiaroscuri dell’originale. È qui che si misura la statura dei Cure: non nell’immutabilità di uno stile, ma nella sua capacità di essere continuamente rifratto, tradotto, rimesso in discussione.
In un panorama discografico spesso ossessionato dalla ripetizione, “Mixes of a Lost World” è un’eccezione: non replica, non ricalca. Ricompone. E ci ricorda che anche ciò che sembra finito può, se guardato da fuori, rivelarsi infinitamente cangiante.
La raccolta è disponibile in versione digitale e fisica, e tutti i diritti d’autore saranno devoluti a War Child (https://www.warchild.org.uk).
ps. La versione originale rimane comunque inarrivabile!
SCORE: 8,50
DA ASCOLTARE SUBITO
I CAN NEVER SAY GOODBYE (Paul Oakenfold ‘Cinematic’ Remix) – A FRAGILE THING (The Twilight Sad Remix) – ENDSONG (Mogwai Remix)
DA SKIPPARE SUBITO
Nulla. Se proprio devo dire qualcosa skippo al decimo ascolto ALL I EVER AM (meera Remix) forse un po’ troppo Balearica.
TRACKLIST
DISCOGRAFIA
1979 – Three Imaginary Boys
1980 – Seventeen Seconds
1981 – Faith
1982 – Pornography
1984 – The Top
1985 – The Head on the Door
1987 – Kiss Me Kiss Me Kiss Me
1989 – Disintegration
1992 – Wish
1996 – Wild Mood Swings
2000 – Bloodflowers
2004 – The Cure
2008 – 4:13 Dream
2024 – Songs of a Lost World
2025 – Mixes Of A Lost World