Recensione: THE CULT – Dreamtime

Recensione: THE CULT – Dreamtime

Discostory selection:  i dischi da ascoltare … TASSATIVO

10 Settembre 1984, “Dreamtime” è l’album di debutto dei The Cult.  La band inglese di Ian Astbury apre la porta ad una trasformazione oscura del post punk e del gothic rock.

Una miscela nera dark, post-punk che, a differenza di quanto avevano fatto band come i Joy Division o i The Cure, osava anche addentrarsi nei suoni heavy metal e neo-psichedelici. Un genere poi seguito da band come Sisters Of Mercy e Misson, solo per citarne alcune. 

Anche le liriche erano profonde, oscure e ricchi di simbolismi:  Horse Nation è tratto quasi alla lettera dal libro Bury My Heart at Wounded Knee di Dee Brown, Spiritwalker è un riferimento allo sciamanesimo, mentre Dreamtime si ispira alla mitologia degli aborigeni australiani, Butterflies è un riferimento alla danza delle farfalle cerimoniale Hopi e A Flower in the Desert è una rielaborazione della canzone del Sud Death Cult “Flowers in the Forest”.

Un disco di spessore che è stato poco considerato ed è stato messo in secondo piano, nella discografia della band, rispetto al successivo “Love” che ha rappresentato la definitiva consacrazione dei The Cult ma anche il loro punto massimo mai più raggiunto. 

Voto: 8,00

Track list:

Horse Nation
Spiritwalker
83rd Dream
Butterflies
Go West (Crazy Spinning Circles)
Gimmick
A Flower in the Desert
Dreamtime
Rider in the Snow
Bad Medicine Waltz

Discografia:

Dreamtime (1984)
Love (1985)
Electric (1987)
Sonic Temple (1989)
Ceremony (1991)
The Cult (1994)
Beyond Good and Evil (2001)
Born into This (2007)
Choice of Weapon (2012)
Hidden City (2016)

 

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