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Recensione: SHABLO – “Manifesto”

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C’è sempre stato qualcosa di silenziosamente autorevole nel modo in cui Shablo ha attraversato la scena musicale italiana: un passo laterale, mai ostentato, ma capace di influenzare linee estetiche, trend sonori e carriere.

Con “Manifesto” si concede finalmente un disco che porta il suo nome in primo piano, ma lo fa da regista più che da protagonista. Eppure, nonostante l’apparente coralità, la visione è chiara e personale.

Lontano dalle formule precotte da playlist da producer-album, “Manifesto” è una dichiarazione d’intenti in forma musicale: l’idea che il rap – o meglio, quella nebulosa chiamata “urban” – possa tornare a una dimensione più suonata, più viva, meno algoritmica, come tra l’altro già da tempo accade all’estero. I brani sono costruiti con una cura quasi artigianale, affidati a una produzione che predilige la materia analogica, gli strumenti veri, le sfumature armoniche. È un disco che suona, letteralmente.

Alcuni episodi marcano bene questa traiettoria: Che storia sei? con Nayt, Joshua e Joan Thiele gioca con l’idea di ballad urbana, fondendo melodia e racconto con equilibrio. Slow Down, con Gaia e Roy Woods, guarda invece all’ibridazione internazionale, tra R&B e atmosfere torbide da club . E ancora Love Me – firmata da un ensemble che mette insieme Yellowstraps, Tormento, Mimi e Joshua – si muove in territori sofisticati, dimostrando una certa sensibilità nella scrittura degli incastri vocali.

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Altrove, Shablo torna alle origini. In Karma Loop con Ele A e in Welcome to the Jungle con Neffa e Ernia il rap si fa più crudo, più battente, senza perdere quel gusto per l’arrangiamento che distingue il progetto da tanti altri prodotti più grezzi o frettolosi. Immagina, che lo riavvicina a Inoki dopo un decennio, è un passaggio emblematico: c’è una memoria condivisa, ma anche una voglia di rileggere i codici del passato senza cadere nella nostalgia sterile.

Eppure, “Manifesto” non è un disco risolto del tutto. La sua forza – l’eleganza, la varietà, la qualità sonora – convive con una certa leggerezza tematica. I testi, pur piacevoli e ben interpretati, raramente graffiano. Manca una vera urgenza, un punto di vista che vada oltre il suono. In un momento in cui l’hip hop potrebbe farsi strumento di racconto sociale, il disco resta in superficie. Una scelta forse consapevole, forse semplicemente coerente con l’idea di lasciare parlare la musica.

In definitiva, “Manifesto” è un album intelligente, un disco forse per una élite di palati fini, pieno di spunti, che riesce a posizionarsi in modo originale nel panorama attuale. Non è un disco che cerca l’impatto immediato o la hit virale, ma una proposta stilistica che si prende il suo tempo.

Shablo non cerca di imporre una visione, ma di suggerirla. E in questo gesto misurato, quasi invisibile, risiede la sua forza  e il suo “Manifesto” sonoro.

DA ASCOLTARE SUBITO

Welcome To The Jungle – Meglio Che Mai – Karma Loop

DA SKIPPARE SUBITO

Nulla .. il disco scorre e si lascia ascoltare alla grande! 

SCORE: 7,50

1.⁠ ⁠Lost Manifesto feat. Joshua
2.⁠ ⁠Welcome To The Jungle feat. Joshua, Ernia, Neffa
3. Puoi Toccarmi feat. Guè, Tormento, Joshua
4.⁠ ⁠La Mia Parola feat. Guè, Joshua, Tormento
5.⁠ ⁠Meglio Che Mai feat. Mimì
6.⁠ ⁠Non Si Può feat. Rkomi, Joshua
7.⁠ ⁠Che Storia Sei? feat Nayt, Joshua, Joan Thiele
8.⁠ ⁠Gelido feat. Joshua, Tormento, Mimì
9.⁠ ⁠Mille Problemi feat. Joshua, Irama, Tormento
10.⁠ ⁠The One feat. Joshua, Noyz, Tormento, TY1
11.⁠ ⁠Slow Down feat. Roy Woods, Gaia
12.⁠ ⁠Karma Loop feat. Joshua, Ele A, Tormento
13.⁠ ⁠Killer Baby feat. Joshua, Tormento
14.⁠ ⁠Spirito Libero feat. Joshua, Gue, Tormento
15.⁠ ⁠Love Me feat. Yellowstraps, Joshua, Mimi, Tormento
16.⁠ ⁠Immagina feat. Inoki, Joshua
17.⁠ ⁠Asfalto feat. Joshua

TRACKLIST

DISCOGRAFIA

2008 – The Second Feeling
2011 – Thori & Rocce (con Don Joe)
2016 – Mate y espíritu
2025 – Manifesto

VIDEO 

WEB & SOCIAL 

https://www.instagram.com/shablo/

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