A quattro anni da “Solar Power”, Lorde torna con “Virgin”, un disco che oscilla tra echi di festa e inquietudini legate a un’età che non è più giovane, ma ancora non adulta.
Se il precedente lavoro era una pausa riflessiva dal clamore del successo, questa nuova prova riprende la tensione elettrica e nervosa ma anche la modalità festaiola e spensierata di “Melodrama” (2017). L’elettronica pulsa con impeto, alternando momenti di euforia a atmosfere rarefatte e disturbate, conferendo al disco un ritmo imprevedibile.
Il titolo è un manifesto: Virgin non evoca tanto la purezza quanto una rinascita radicale, quasi brutale. Nel mezzo, la vita di Lorde è cambiata: la fine di una relazione, problemi di salute, la consapevolezza di un corpo in trasformazione e il confronto con una fama mai cercata. Tutto questo emerge senza filtri nelle canzoni: pillole, balli e promiscuità che mantengono un respiro ampio e quasi epico, evitando però il sentimentalismo facile, in favore di un’intensità inquieta e autentica.
I tre singoli che hanno anticipato l’album — What Was That, Man of the Year, Hammer — sono finestre su stati d’animo diversi: la prima, ballata glitch-pop sospesa tra paranoia e desiderio; la seconda piena di tensione che cresce fino a un climax claustrofobico, lontano dalla luminosità dei lavori passati; la terza, un techno-pop asciutto e quasi industriale, con testi che sembrano appunti rubati da un diario intimo.
Sonoramente, Virgin è un mosaico di texture corrose e frammentate, con synth distorti, vocalità scomposte e ritmi che a tratti spezzano la linearità melodica con scatti industriali. Per la prima volta, Lorde ha co-prodotto l’album con Jim-E Stack e con la collaborazione di Fabiana Palladino , Daniel Nigro , Rob Moose , Buddy Ross , Inc., Andrew Aged dei No World, Devonté Hyves dei Blood Orange , Justin Vernon dei Bon Iver ma senza la presenza di Jack Antonoff, storico collaboratore di lungo corso.
Nel disco anche vari sample: ” Morning Love ” di Dexta Daps in “Current Affairs”, e “If She Could See Me Now” dell’album contiene elementi di Baby Bash e del grande successo di Frankie J “Suga Suga”.
“Virgin” non è un disco immediato. Stratificato e a tratti disorientante, è più un’esperienza che una forma compiuta. È un segnale chiaro: Lorde non cerca il consenso facile, vuole disturbare, emozionare e trasformarsi ancora. Ed è proprio in questo continuo mutamento che si misura la sua forza.
È raro che un artista raggiunga l’apice due volte nella sua carriera, ma “Virgin” accelera verso apici che si pensava, a torto, che solo l’album pop preferito dai fan, “Melodrama”, potesse raggiungere. Lorde conferma di non voler mai essere dove ci si aspetta che sia. E proprio per questo rimane una delle voci più intriganti della sua generazione che balla e canta nel caos dell’angoscia generazionale della fine degli anni ’20
DA ASCOLTARE SUBITO
Hammer – Current Affairs – Broken Glass
DA SKIPPARE SUBITO
Si ascolta dall’inizio alla fine senza cali. Funziona!
SCORE: 7,50
I VOTI DEGLI ALTRI
Rolling Stone (Usa) – Voto 9,00
The Guardian – Voto 8,00
The Indipendent – Voto 6,00
TRACKLIST
DISCOGRAFIA
2013 – Pure Heroine2017 – Melodrama
2021 – Solar Power
2025 – Virgin
VIDEO
WEB & SOCIAL
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