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Recensione: GORILLAZ – “Demon Days”

GORILLAZ-Demon-Days-album-2005

Discostory essential: le interviste e le recensioni da rileggere … TASSATIVO

Uscito nel maggio del 2005 “Demon Days” è il secondo album dei Gorillaz e rappresenta la definitiva consacrazione del collettivo virtuale creato da Damon Albarn e Jamie Hewlett.

Un viaggio sonoro apocalittico, visionario e stratificato, tra beat oscuri, collaborazioni eccellenti e riflessioni sociali. Mescolando hip-hop, dub, pop ed elettronica, il disco racconta un mondo al collasso, ma intravede ancora una possibilità di salvezza.

LE CURIOSITA’

Demon Days è strutturato come un viaggio attraverso una notte interiore: ogni traccia rappresenta una tappa nell’affrontare i propri demoni personali. Il disco si apre con “Intro”, che segna l’inizio di una notte oscura, e si conclude con “Don’t Get Lost in Heaven” e “Demon Days”, che simboleggiano l’alba e la rinascita.

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L’album vanta collaborazioni con artisti di spicco come De La Soul, Neneh Cherry, MF DOOM, Ike Turner, Shaun Ryder e Dennis Hopper. Queste voci arricchiscono l’album con una varietà di stili e influenze.

La produzione di Demon Days è affidata a Danger Mouse, che ha contribuito a definire il suono distintivo dell’album, mescolando elementi di hip-hop, dub, elettronica e pop.

Il singolo “Feel Good Inc.”, con la partecipazione di De La Soul, è diventato un successo mondiale, raggiungendo il secondo posto nel Regno Unito e il quattordicesimo negli Stati Uniti. Il brano ha vinto un Grammy Award per la miglior collaborazione vocale pop.
Attualmente è il brano con più stream della band con oltre 1 miliardo e 800 milioni di stream su Spotify e oltre 850 milioni di visualizzazioni su YouTube.

Il tour “Demon Days Live” ha portato l’album sul palco con una serie di concerti al Manchester Opera House e all’Apollo Theater di New York. Le esibizioni hanno combinato musica dal vivo con elementi visivi, tra cui animazioni e pupazzi dei membri virtuali della band.

Attraverso testi e atmosfere, Demon Days affronta temi come la guerra, l’alienazione e la crisi ambientale, offrendo una riflessione sulla società contemporanea. Il brano “Fire Coming Out of the Monkey’s Head”, narrato da Dennis Hopper, è un esempio di questa critica velata.

L’album ha venduto oltre sei milioni di copie in tutto il mondo e ha raggiunto la vetta delle classifiche in diversi paesi (Uk-Francia-Svizzera). In Italia ha debuttato alla numero cinque.

LA RECENSIONE ALL’EPOCA DELLA SUA USCITA 

Quattro anni fa quando uscì “Gorillaz” nessuno, ma proprio nessuno, avrebbe scommesso sulla riuscita di un side project rappresentato da una cartoon band; divagazione artistica di un Damon Albarn annoiato, si diceva. E invece “Gorillaz” non sono attirò l’attenzione di un pubblico affamato di piacere e godimento, ma addirittura riuscì ad infilare il Platino. Fu un capolavoro isolato, idolatrato, un fenomeno di costume senza precedenti.
 
Ovvio che le attese per un ipotetico seguito dell’avventura Gorillaz fossero alle stelle. Ed ecco arrivare “Demon days” (o, se volete, anche “Damon days”, dato che l’impronta Albarn-centrica è decisamente marcata). E, se possibile, questo secondo disco dei bidimensionali 2D, Murdoc, Russel e Noodle è ancora più bello del precedente; di un po’ più difficile approccio, più cupo e di atmosfera, ma di una bellezza che si rivela ascolto dopo ascolto. Disarmante.
 
Come un viaggio in nave in mare aperto o ti lascia a bocca aperta o ti dà la nausea, così anche “Demon days” o si ama o si odia; e come la nausea prima o poi passa, anche con “Demon days” inevitabilmente prima o poi ci si innamora. Può sembrare poco finito e approssimativo, ma ad un ascolto più attento si scoprono tessiture di fondo di una perfezione quasi maniacale; che si tratti di una risata, di un arco, di un innesto rap, tutto è decisamente dove è giusto che sia. E tutto contribuisce a dare forma ad un percorso emozionale di contrasti ed assimilazioni, dove le impressioni sono appena accennate e trainate da un filo groove che si snoda all’imperativo categorico “dance” dalla prima all’ultima traccia. Il cambio di produttore da Dan “The Automator” Nakamura a Danger Mouse (quello che “osò” mischiare il White Album dei Beatles col Black Album di Jay-Z e dette vita al capolavoro ibrido del Grey Album) si sente, eccome.
 
Non resta che salire a bordo della nave fantasma dei Gorillaz a destinazione “Deomn days” e lasciarsi traghettare tra stive claustrofobiche, ambienti aperti e tracce-ponte, e godersi il viaggio.
Oltre alla straordinaria “Feel Good Inc” (con l’appeal dell’interstizio rap by De La Soul), da segnalare il dark apocalittico dell’elettronica di “Last living souls”, il basso assassino protagonista di “Kids with guns” (con Neneh Cherry), il sinuoso swing di “Every planet we reach is dead”, il dub giocherellone di “All alone” (implementato dall’apporto di Roots Manuva) , il DJ set in miniatura di “White light”, gli anni 80 sbollentati da Shaun Ryder degli Happy Mondays in “DARE” e – last but not least – la sorpresa del talento narrativo di Dennis Hopper agganciato alla danza di morte interpretata da Albarn-2D in “Fire coming out of a monkey’s head”.
 
Conclusione: da non per-de-re! Sottolineato 5 volte.

SCORE: 9,00

I VOTI DEGLI ALTRI 

Uncut – VOTO 9,00
Q Magazine – VOTO 9,00
New Musical Express (NME) – Voto 8,00
The Guardian – Voto 8,00
Mojo – Voto 8,00
Spin – Voto 7,50
Pitchfork – Voto 6,90
Rolling Stone – Voto 6,00

TRACKLIST

DISCOGRAFIA 

2001 – Gorillaz
2005 – Demon Days
2010 – Plastic Beach
2011 – The Fall
2017 – Humanz
2018 – The Now Now
2020 – Song Machine, Season One: Strange Timez
2023 – Cracker Island

VIDEO 

WEB & SOCIAL 

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gorillaz.com

 

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