Recensione: GIULIA IMPACHE – “IN:titolo” [Traccia per traccia]
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Per ascoltare “IN:titolo” l’album di debutto di Giulia Impache è necessaria una predisposizione, un’apertura dell’anima, un abbandono consapevole al flusso di un universo che non si rivela mai interamente al primo sguardo. Non è un disco da comprendere, ma da esperire.
L’opera si configura come un labirinto sonoro in cui le pareti si deformano sotto i riverberi delle emozioni e delle intuizioni.
Giulia, torinese di sangue e cosmopolita di spirito, tesse trame che si stratificano come velature su una tela, rivelando un mondo sensoriale in costante divenire. Ogni brano è una stazione di un viaggio intimo, fatto di scavi interiori e riflessioni universali. I temi autobiografici si intrecciano con una tensione sociale che non si accontenta di essere compresa, ma chiede di essere vissuta.
Musicalmente, IN:titolo è un prisma che rifrange luci diverse a ogni rotazione: improvvisazione, avant dreamwave, pop-rock, sperimentazione elettronica. La materia sonora è viva, in perenne mutazione, come se cercasse di sfuggire alla fissità del tempo e alla forma. È un canto che si disfa e si ricompone, senza mai perdere la sua tensione creativa.
Nel suo svolgimento ci sono svariate referenze: i Lamb, i Cocteau Twins, David Lynch, Robert Wyatt ma anche retro gusti jazz, suoni alieni, manga-sound, atmosfere medioevali, immagini futuribili.
Liricamente, il disco si offre come una raccolta di sonetti moderni o madrigali antichi, in cui ogni titolo diviene l’incipit di una riflessione più ampia. La scelta di questo approccio dà all’intero lavoro una struttura quasi letteraria, un legame con la tradizione poetica che viene però tradito – o forse esaltato – dall’urgenza contemporanea della sua voce.
Questo album non è nato in un tempo unico, ma si è costruito negli anni, sedimentandosi come una terra fertile che raccoglie il passaggio della vita. È un’opera che è cresciuta con l’autrice, arricchita delle pause, degli inciampi, delle rinascite. Proprio in questa crescita sta il suo senso profondo: IN:titolo è uno specchio terapeutico, un diario visivo delle crepe che si sono fatte strade.
Raro, prezioso, sospeso. In un panorama musicale italiano sempre più saturo di immediatezza, IN:titolo emerge come una ricerca intima e necessaria, un atto di coraggio che non cerca compromessi.
È un disco che non si ascolta semplicemente: si abita.
TRACCIA PER TRACCIA
Oh, Girl!
Inizialmente nato e pensato come Intro, mi rendo successivamente conto che aveva tutta una sua personalità e per questo meritava di avere un titolo degno di nota.
Questo brano apre il mio primissimo progetto solista proprio perché rappresenta un risveglio, un invito a farsi sentire dopo un lungo silenzio.
Ragazza, sei pronta?
“Oh girl” racconta del bisogno di dare inizio a qualcosa: il mio disco.
In The Dark
Il 25 maggio 2020 in America muore George Floyd.
La città di Minneapolis brucia ancora adesso per questo episodio di cronaca.
In the dark nasce di getto, è un pianto collettivo che cerca di rispondere alla domanda: perché il mondo è ancora così? È il sound intimo dei miei pensieri, l’elaborazione personale della rabbia e del dolore di fronte all’ingiustizia.
Nessuna parola, perché forse non ce ne sono più.
Restiamo sospesi, in silenzio.
È il primo brano che ho fatto uscire in assoluto come Giulia Impache quindi ci sono affezionata. Ho modificati alcuni aspetti e ho volutamente scelto di inserirlo nel disco perché racconta molto bene il mio percorso artistico di ieri, di oggi e di domani.
(I’m) looking (for) life
Di solito quando creo un brano prima nasce la melodia e la struttura armonica, poi penso a un tempo e, solo dopo, arrivano le parole e insieme a Jacopo arrangiamo e produciamo il tutto.
Questo brano, invece, è nato in modo diverso.
Dal trasporto di Jacopo per la Drum Machine, ho creato un giro armonico su cui è nata spontaneamente una melodia articolata da parole inventate.
Nasce così “Looking life”, con una melodia che pare un incontro tra le colonne sonore di David Lynch e Robert Wyatt.
La parte più dura era metterci sopra un testo ma dopo il silenzio, la rottura. L’improvvisazione, il ritmo, le progressioni armoniche e una melodia incalzante mi hanno stimolata all’azione.
Ho iniziato così a scrivere un testo che racconta di una situazione lavorativa personale un po’ scomoda.
“Looking life” narra quella sottile e fastidiosa sensazione di essere presi in giro e di sentirsi impotenti, ma è anche la determinazione che finisca e non ricapiti mai più.
Quello che (Outside)
La voce, la mia, come strumento per abbattere le mie barriere personali.
Cantare mi ha salvata da una timidezza letale spesso fraintesa come arroganza e superiorità.
La timidezza fa sbagliare le parole
Confonde le intenzioni
Ci ammutolisce
Insicurezza e timidezza a volte aleggiano su di me, oscurando la mia luce. La voce è l’unico modo che ho per sconfiggerle.
Per non essere fraintesa.
Solo con il canto posso davvero esprimermi, essere me stessa, conoscermi e anche proteggermi.
Quando canto, respiro.
Ho scelto questo pezzo come uno dei singoli del disco perché è uno dei più personali. Affronta un tema a me molto caro e spero possa fare da riparo per chi vive o ha vissuto situazioni come ansia, attacchi di panico e momenti di vulnerabilità.
Life is Short
Life is short nasce nel 2019 dopo un periodo difficile ed è il primo brano del disco che ho scritto ed eseguito in pubblico da sola.
Il titolo trae le sue origini da un brano a me molto caro: We Can Work It Out dei Beatles, band che ha influenzato molto la mia musica.“life is very short and there’s no time for fussing and fighting my friend”
Non perdiamo tempo e accettiamoci .La mia prima volta, il mio mantra d’accettazione.
Occhi
Occhi è il brano con cui mi sono avvicinata alla musica antica, al madrigale.
L’ho scelto come singolo perché è un nuovo capitolo del mio percorso musicale, il tentativo che prova a conciliare tutto quello che sono i miei ascolti .
Abbiamo passato un periodo della nostra vita in cui erano solo gli occhi a parlare.
Gli occhi cambiano, patiscono in silenzio, gli stessi occhi che io ho voluto.
Ogni cosa
Immagina il puro divertimento tra tre innamorati dell’elettronica e della musica da club: è Ogni Cosa.
Please
Please è una riflessione sull’incontro uomo-natura.
La speranza e la necessità di una nuova terra capace di trovare un nuovo ritmo.
Sailor (for fin)
Sailor è il brano con cui ho scelto di chiudere il disco.
Un viaggio che non ho affrontato da sola. Come un capitano circondato da validi marinai, senza di loro tutto può affondare.
Bonus track | When my eyes
La decisione di inserire questa traccia come bonus track nasce dal fatto che durante un live abbiamo suonato questo brano composto da Jacopo.
Nonostante esca dalla narrazione del disco, per me questo pezzo riveste un ruolo cruciale a livello musicale: è il punto di arrivo tra le produzioni elettroniche sperimentali di Jacopo acquafresca e andrea marazzi e la mia musicalità fortemente radicata nella melodia e nell’etereo.
Una linea sottile di voce si poggia delicata su una base elettronica portata al suo estremo.
Dopo due anni di lavoro insieme, Jacopo e io ci siamo innamorati di questo brano per la sua saturazione elettronica, unita ad accordi molto semplici su cui si insinua una melodia cinematica. La soundtrack di un film sulla sopravvivenza e sulle esperienze di vita.
DA ASCOLTARE SUBITO
(I’m) Looking (for) life – Occhi – Life is short
DA SKIPPARE SUBITO
Nulla. Un viaggio onirico in un mondo nuovo da fare dall’inizio alla fine.
SCORE: 7,75
1. Oh, girl! – Voto 7,50
2. In the dark – Voto 7,75
3. (I’m) Looking (for) life – Voto 8,00
4. Quello che (outside) – Voto 7,50
5. Life is short – Voto 8,00
6. Occhi – Voto 8,00
7. Ogni cosa – Voto 7,75
8. Please – Voto 7,00
9. Sailor (for fin) – Voto 8,00
10. When my eyes Voto 7,50