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Recensione: FABRI FIBRA – “Mentre Los Angeles brucia” [Traccia per traccia]

Fabri Fibra - MENTRE LOS ANGELES BRUCIA album 202

Fabrizio sfiora il mezzo secolo, e a 50 anni si parla di bilanci, di verità non più edulcorate, di uno sguardo che non ha più bisogno di compromessi o prove da superare.

Il suo nuovo disco “Mentre Los Angeles brucia”, l’undicesima perla della sua discografia, non è solo un disco, è una dichiarazione d’intenti scritta con la penna della vita vissuta e della lucidità che arriva col tempo.

Fibra non è un integralista del rap, (Salsa piccante è una hit a combustione estiva fatta con mestiere e non per compiacimento di qualcuno) e in questo sta la sua forza: il suo sound si muove costantemente al limite, senza scendere a patti con la banalità, con lo scontato, mantenendo una coerenza che oggi pochi possono vantare.
Non cede a facili mode, non si traveste da altro, non gioca a piacere a tutti. Qui c’è l’uomo che osserva, giudica e racconta senza filtri, e che soprattutto sa essere spietato con sé stesso.

Il disco è una lente sulla società italiana, ma anche sull’ambiente musicale, sul rap intrappolato nei cliché, sulla bulimia social, sul degrado relazionale. Ma non è solo sguardo esterno: Fibra scava dentro. Mio padre mostra il dolore del rapporto mai risolto con la figura paterna, mentre Figlio è il contrappunto: consigli, paure e responsabilità riversati verso il futuro.

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Qui non c’è fiction, solo vita vissuta. Nuda e cruda.

Tutto andrà bene, ispirata ad Anna e Marco di Lucio Dalla, affronta il bullismo senza retorica. L’apertura con L’avvelenata di Guccini e il sample di Vivo di Andrea Laszlo De Simone segnano un percorso denso di riferimenti, mai gratuiti, sempre funzionali al racconto. Milano baby, con Joan Thiele, sembra raccogliere l’eredità emotiva di Stavo pensando a te, mentre Come finirà? si chiude con una domanda che suona anche come proposta: “Vediamoci domani, costruiamoci un domani”.
La luce, però, non è mai consolatoria. È una resistenza ostinata. In Sbang, insieme a Noyz Narcos, la parola torna arma e scudo, mentre Verso altri lidi mette in scena il desiderio, forse mai pienamente realizzato, di un altrove possibile.
In Cometa, la metafora è tagliente e dolorosa: “Ci vorrebbe una cometa per cancellare tanto male, queste guerre, queste crisi, queste bombe tanto easy…”. È un grido stanco, ma non domato.

Fibra nelle sue rime non racconta più per dimostrare, racconta perché deve. Perché non ha nulla da perdere. Il risultato non è un disco perfetto, ma un disco vero. Un’opera lirica densa, poesia urbana attraversata da tensioni, memorie e desiderio di senso. E questa autenticità fa ancora tremare l’urban italiano con cannonate liriche e beat sempre super stilosi. 

Un disco che riafferma Fabri Fibra come una voce necessaria: capace di restituire al rap la sua funzione originaria, quella di specchio scomodo e reale.
Come cantava nel 2010: “Fabri Fibra è tanta roba”. Lo era allora. Lo è ancora.

TRACCIA PER TRACCIA 

L’AVVELENATA (PRETESTO)

In questi ultimi due anni ho vissuto talmente tanto in funzione di questo disco che non mi sono neanche veramente reso conto che nel frattempo il mondo stava cambiando. Ad un certo punto mi sono ritrovato le bottiglie che si aprivano diversamente, mi guardavo in giro ed era pieno di monopattini ed io non me ne ero reso davvero conto.
Il mondo era andato avanti ed io ero dentro il mio di mondo personale, il mio abisso, un’urgenza che comunque sai di non riuscire mai a colmare.
È una sfida continua con te stesso: chiudi le canzoni sapendo che da un momento all’altro tutto si potrebbe spegnere ma quelle canzoni si prendono tutta la mia vita, la mia energia.
Non voglio essere frainteso, è qualcosa che mi appaga molto ma la vivo anche io quella tensione, il dramma dell’artista che ha sempre la sensazione di essere in bilico tra il durare e il non durare, un misto tra consapevolezza e paura di poter essere sostituito velocemente, una sensazione ancora più forte oggi rispetto al passato.
Quando Zef mi ha dato questa base con le parole dell’Avvelenata di Guccini che diceva “per questa gloria da stronzi” ho pensato subito che si, effettivamente facciamo tutto per questa gloria da stronzi ma io ne sono appagato, soddisfatto.

CHE GUSTO C’È (FEAT. TREDICI PIETRO)

Sono molto ambizioso nel rap.
Ho voluto avere una voce, un ruolo in questo mondo perché il rap per me è più di un genere musicale, è un filo che lega tutti i capitoli della mia vita. Più alimento con la mia musica questo genere più la mia vita ha significato perché ci vede un po’ tutto dentro: ci vedo l’emotività, ci vedo le amicizie, ci vedo il lavoro, ci vedo i soldi, ci vedo un ruolo nella società perché il rap è diventato un punto di riferimento per i ragazzi.
Quando a 17 anni mi chiedevano cosa volessi fare, perché facevo musica (dando per scontato che non ce l’avrei mai fatta) io rispondevo che c’era questo ragazzo, J-Ax degli Articolo 31, che stava facendo qualcosa. Può sembrare una cazzata ma poter dare un nome, poter dire a una persona che si sbaglia perché hai la prova che qualcuno il rap lo sta facendo davvero, è importante perché significa poter avere una possibilità reale.
Io voglio essere la prova per le nuove generazioni, per chi ha voglia di fare questa musica e ha cose da dire, per chi magari non vuole andare a lavorare in un ufficio e sta cercando un’altra strada. Voglio essere il sogno concreto da raggiungere.
Io voglio essere tutto questo e sono convinto che per esserlo bisogna avere una identità perché per portare una canzone rap in radio, portarla nelle piazze, nei locali, devi essere credibile, devi avere qualcuno che ti ascolta e dice: “ma cazzo è vero questa cosa, lo penso anch’io”.
Questo pezzo, come “Propaganda” in “CAOS”, ha questo sound veramente italiano, dentro ci senti da Celentano ai Public Enemy, senti tutto quello che mi ha bombardato nella vita e che abbiamo rimesso dentro questa canzone e sono contentissimo anche di come l’abbiamo mixata, tre volte per far sì che suonasse così: un misto tra la Trap e l’orchestra italiana.

SALSA PICCANTE (FEAT. GAIA, MASSIMO PERICOLO)

Questo è il rap con cui siamo cresciuti noi. C’è la strada, c’è il mainstream, il tutto racchiuso in un brano scritto alle due di notte, in studio.

KARMA OK

Quando parliamo di Karma facciamo sempre riferimento a qualcosa che hai fatto in passato e che ritornerà nella tua vita in futuro.
Dal punto di vista discografico mi riferisco ai miei precedenti dischi, alle cose dette nelle mie canzoni. Per quanto in passato io abbia ricevuto critiche e attacchi per i miei testi politicamente scorretti, credo di aver avuto molti più momenti positivi che negativi, per questo il mio KARMA è OK.

MILANO BABY (FEAT. JOAN THIELE)

Quando l’artista con cui stai collaborando si mette in gioco e decide di rifare una parte già scritta (in questo caso da Davide Petrella) e riesce ad essere così forte da cancellare in me il ricordo del primo provino vuole dire che è perfetta così. Questo è quello che è successo con Joan Thiele.
Per me questo pezzo (che abbiamo registrato negli studi della RCA) è qualcosa di veramente innovativo: è un pezzo urban, con un appeal 2025, in cui vedo la Milano di oggi: una città fortemente rivolta al futuro, all’innovazione ma in cui d’estate patisci le zanzare, il cambiamento climatico. Ci sono due mondi che si scontrano.
Può sembrare strano ma sono un artista che cerca fortemente un singolo mainstream di cui andar fiero. Non voglio fare come alcuni rapper che poi si pentono di averlo fatto dicendo che hanno dovuto farlo per la Major. Io sono proprio soddisfatto perché quando arriva succede sempre qualcosa di magico.
Potrei arrivare a dire che questo, tra i brani mainstream che ho pubblicato, è il mio preferito. Ha le sonorità che stanno andando in America però con i suoni europei e poi Joan ha questa voce quasi fiabesca che, come dicono gli inglesi, è “cool as fuck”.

COME FINIRÀ?

Io scrivo sulle basi, non parto mai con nulla prima, aspetto che arrivino le strumentali, voglio seguire la visione dei produttori, voglio mischiare le energie, cerco qualcosa che mi faccia dire delle cose e poi, certo, bisogna vedere se quello che dico funziona, se si lega con quello che ho già detto.
Certo, non è facile mettere insieme i produttori perché ognuno ha un viaggio, uno stile diverso, un modo di produrre personale ma quando ce la fai è come se creassi una serie TV dove ogni episodio è affidato ad un regista, dove la storia è la mia ma ogni canzone ha l’occhio di un maestro del racconto.
In questo caso la base è di Remy.

TUTTI PAZZI

La frase che caratterizza, per me, questo pezzo è “Devi morire, così per dire, troppo gentile”, una strofa che ho scritto un giorno ad un semaforo. Ci sono due estremi: devi morire e troppo gentile, è lo scontro quotidiano con chi scrive sui social: tu devi morire ma così per dire, dietro ad una tastiera, è la follia più totale.
Il giorno che abbiamo chiuso il pezzo è stata una follia: gente che entrava e uscita, un flusso emotivo di cose personali miste al cazzeggio.
Abbiamo lavorato tutta la notte e al mattino, riascoltando, non ci convinceva il basso, che è così caratteristico nel pezzo, perché era palesemente troppo fuori. Alla mattina abbiamo mando tutto a Zangirolami che ha fatto La versione definitiva.

TOSSICO

Eravamo partiti da un vero e proprio cazzeggio, giocando sul tema dell’amico tossico e ci siamo resi conto che siamo circondati ogni giorno da articoli che parlano di persone tossiche, relazioni tossiche, uomini tossici e abbiamo deciso di dividere la canzone in due parti: da un lato l’amico, una persona che molti hanno accanto, che è tossico nel senso di un qualcuno che non ti fa bene, ti lascia un malessere addosso che fai fatica a scrollarti e dall’altra parte la descrizione di tutto quello che oggi è tossico, distruttivo a partire da quello che vediamo su Instagram. Il beat è di Pietrino e si sente tutta la sua attitudine, quella di chi fa continuamente avanti e indietro tra Milano, New York, Los Angeles

In mezzo un po’ tutto: la West Coast, la grime inglese con una spruzzata di Grecia.

SBANG (FEAT. NOYZ NARCOS)

Cercavo un pezzo ignorante che fosse alla moda, qualcosa che andasse ad infilarsi in mezzo a tutti gli ascolti dei ventenni (parlo di tutta questa trap piena di violenza gratuita) ma volevo farlo con qualcosa che fosse credibile. Così sono andato da Noyz al Propaganda Studio, dove fanno i tatuaggi. Io sono cresciuto con il rap romano del Truce Clan, un rap che è più di significato che di rime, quello spirito gotico di cui sono sempre stato fan.
Visto che sono molto paranoico e non voglio far girare mai niente sono fisicamente andato da lui per fargli ascoltare quello che avevo.
Io avevo le idee chiare: volevo fare una cosa aggressiva, qualcosa che potesse arrivare a dare fastidio alla trap di adesso, alla generazione di Harry Potter.

STUPIDI (FEAT. PAPA V, NERISSIMA SERPE)

Il pezzo, prodotto da Zef & Marz, è arrivato in un pomeriggio di studio dove al ritornello di Davide Petrella Papa V e Nerissima Serpe hanno aggiunto un testo trap che viaggia tra i filtri Instagram e il mercato dei social e la cronaca milanese della Gintoneria.
Cercavamo qualcosa che potesse unire la trap più spinta al pop e penso che ci siamo riusciti.

TUTTO ANDRÀ BENE

Essere in una major e poter dire, scrivere insieme a dei produttori che mi aiutano con le loro basi ad esprimermi è per me una cosa molto importante.
Al di là del rap, della musica fine a sé stessa, del nome, per me è importante il fatto di poter dire delle cose che poi là fuori hanno un’eco, possono veramente incoraggiare le persone o semplicemente arrivare per dare un conforto, come in questo brano.
Ho cercato di scrivere questo pezzo, un brano per me importante, in un modo sia musicalmente che dal punto di vista del testo, comprensibile. In un momento in cui le critiche al rap sono sempre molto forti (sessista, cattivo, esasperato, violento), un pezzo come questo per me è importante prima di tutto per il genere perché dimostra quello che il rap può fare.

MIO PADRE

Qual è il limite che un artista, quando scrive, non può superare?  Per me non c’è un limite, nel senso che, se la cosa di cui parli è vera, viene fuori dal cuore, dallo stomaco, è giusto che esista. 
È difficile capire qual è il confine tra la realtà e tra l’esagerazione però questa è arte. 
Io voglio essere quello che si spinge più in là, sia a livello di critica sociale sia a livello di critica personale, voglio che sia chiaro che io non ho limite se la cosa funziona musicalmente.
Ho letto questa frase: “quando i genitori litigano davanti ai figli inquinano l’acqua del fiume” e per me questa cosa è stata fortissima.
Io mi sento così, inquinato e di certo non credo di essere l’unico.
Questo pezzo non era in programma, non lo avevo pianificato ma è arrivato, è uscito perché c’era la base giusta, il momento giusto. Ho quasi 50 anni e credo che non avrò mai figli e in questo periodo, vedere sui social foto di artisti con figli mi ha colpito.
Non ci avevo mai pensato ad un figlio eppure quelle foto hanno avuto un riverbero anche in me.
Se ci penso credo che, onestamente, la musica sia per me mio figlio, questo disco lo è perché non ho fatto altro nella vita che diventare bravo in questa cosa, dimostrare a me stesso, alla mia famiglia, che ero bravo a fare qualcosa anche se non andava e non va mai bene niente. Quello che accadeva all’interno di casa mia quando ero piccolo ha sicuramente avuto un effetto su di me, sulla mia crescita ma ha anche creato in me una forte motivazione. Non sarei quello che sono oggi, nel bene e nel male, se non avessi vissuto quello che ho vissuto. Tanta musica con cui sono cresciuto, da Eminem a Mac Miller, parlava di violenza domestica, suicidio, abusi di droga, e quella musica per me è sempre stata un conforto, non mi sentivo solo e il fatto che quegli artisti condividevano con il pubblico la loro vita, ritenessero il pubblico così importante da potergli raccontare cose così personali e difficili è stato per me di grande aiuto e ispirazione.

Voglio che la gente che mi segue dall’inizio, che è cresciuta con la mia musica, sappia che ho una motivazione fortissima. Credo che questo brano sia un’importante chiave di lettura per tutte le persone che mi ascoltano, mi hanno ascoltato negli anni.

VIVO

Vivo rappresenta la grande voglia di andare avanti anche in situazioni difficili.
Utilizzo l’immagine dell’incendio come metafora per quell’incendio personale che ognuno ha dentro di sé, la situazione che viviamo in questo mondo che sembra impazzito.

FIGLIO

In un testo volevo dire: “tratta bene le ragazze, Ricorda il karma è importante”. Avevo questa frase ma non sapevo come usarla. 
Poi mi arriva questa base di Bias e ho iniziato a pensare che avrei potuto fare in modo che qualcuno lo dicesse a me però poi qualcuno avrebbe potuto pensare che tratto male le ragazze e allora doveva essere un consiglio a qualcuno, ma a chi? Questo è un consiglio che dovrebbe dare un genitore a un figlio.
Collegandomi allora al pezzo “Mio Padre” ho pensato di fare uno spin-off raccontando cosa direi io a un figlio.
Quello che conta per me è la fine del pezzo dove dico che con tutti i problemi che ho tu per me sei un bel finale perché per me questo disco è davvero come un figlio, è la mia creatura.
Si parla tanto di testi volgari invece sono convinto che puoi dire cose con la musica senza essere volgare e soprattutto per me è un passo avanti, dire qualcosa che non avevo mai detto prima.
Questo è il mio 11mo disco, il secondo con Sony, e volevo fare due dischi veramente importanti, dischi che siano un punto di riferimento, diano uno scossone.
Viviamo un periodo dove la censura, la paura di dire delle cose, l’opinione pubblica, pesa sugli artisti che invece dovrebbero sempre sentirsi liberi di esprimersi.

COMETA

Un giorno mi arriva una cartella di basi di Fritu. Inizio ad ascoltare: 1, 2, 3, 4, 5, poi arriva la 6, con questo sax che mi colpisce. Era proprio la cosa che mancava per chiudere il disco.
In questo brano ci sono diversi riferimenti all’attualità perchè peggio di così cosa potrebbe succedere? Siamo circondati da guerre. Potrebbe arrivare un disastro, una cometa che cancella tutto.
Infondo c’è qualcosa di comico, qualcosa che sdrammatizza

MENTRE LOS ANGELES BRUCIA

La mia vita quotidiana, mentre lavoro ai dischi, è come sospesa: vado in studio, torno a casa ad orari improbabili, riascolto i provini, dormo, vado in studio, torno a casa, riascolto i provini…
Nell’ultima fase prima di chiudere il disco mi sono ritrovato ad accendere la tv per vedere cosa succedeva nel mondo, un mondo in cui mi sentivo estraneo.
Un giorno vedo in tv Los Angeles in fiamme. Uno, due, tre giorni, sembrava quasi una serie Tv.
Erano scene apocalittiche accompagnate sempre dalla stessa frase: Mentre Los Angeles brucia Trump mette i dazi, Mentre Los Angeles brucia continua la guerra in Ucraina ecc.
Quella frase mi perseguita. Un giorno compro un giornale e leggo: Mentre Los Angeles, Muore David Lynch.
È stata un’illuminazione: mentre il mondo va puttane, ognuno fa i fatti suoi, ognuno va avanti con la sua vita. Per me quel bruciare è il mio incendio interiore. Io ho bisogno di scrivere queste cose perché dentro vado a fuoco anche io e forse ognuno ha il suo incendio da spegnere.
Questo pezzo è stato l’ultimo che abbiamo chiuso.

VERSO ALTRI LIDI

Mi sono domandato a lungo cosa potessi fare per chiudere nel modo giusto il disco e mi piaceva l’idea di usare una canzone, che di fatto è praticamente inedita, come ultimo atto.
Rispetto al brano originale abbiamo deciso di rifare la base con il risultato che suona post stile Toronto, tutta subacquea.
Questo pezzo è del 1998 e faceva parte del mio primo disco “Uomini di mare”, un disco autoprodotto di cui avevamo stampato mille copie. Avevo sognato a lungo di portare questo pezzo ad una etichetta ed ora siamo qui.
Quando ho scritto “Verso altri lidi” il concetto era più onirico: fuggire dalla provincia, fuggire dal proprio destino. Era l’età in cui tutti avevamo finito di studiare, c’era chi andava a lavorare con il padre, chi a fare il lavapiatti e chi nella catena di montaggio e io sognavo di andare “verso altri lidi”.
In quegli anni (intorno al ’99) le discografiche erano in piena crisi di mercato e io mi dicevo che con questa canzone, con quel nastro, avremmo riaperto il mercato. C’è voluto qualche anno in più in effetti.

 

DA ASCOLTARE SUBITO

Milano baby (Ft. Joan Thiele) – Tossico  – Tutto andrà bene

DA SKIPPARE SUBITO

Nulla. Un disco da fare ascoltare a tutti i presunto rapper che affollano la scena. 

SCORE: 8,00

L’avvelenata (pretesto)  – Voto 7,50
Che Gusto C’è (Ft. Tredici Pietro)  – Voto 7,00
Salsa piccante (Ft. Gaia & Massimo Pericolo)  – Voto 7,50
Karma ok – Voto 7,00
Milano baby (Ft. Joan Thiele)   – Voto 7,50
Come finirà?  – Voto 7,50
Tutti pazzi –  Voto 7,00
Tossico  – Voto 7,50
Sbang (Ft. Noyz Narcos)  – Voto 7,50
Stupidi (Ft. Nerissima Serpe & Papa V) – Voto 7,00
Tutto andrà bene – Voto 7,50
Mio padre – Voto 8,00
Vivo – Voto 7,50
Figlio – Voto 8,00
Cometa  – Voto 7,50
Mentre Los Angeles brucia  Voto 7,50
Verso altri lidi – Voto 7,50

TRACKLIST

DISCOGRAFIA

2002 – Turbe giovanili
2004 – Mr. Simpatia
2006 – Tradimento
2007 – Bugiardo
2009 – Chi vuole essere Fabri Fibra?
2010 – Controcultura
2013 – Guerra e pace
2015 – Squallor
2017 – Fenomeno
2022 – Caos
2025 – Mentre Los Angeles brucia 

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