Live report: EVANESCENCE all’Arena di Verona

Live report: EVANESCENCE all’Arena di Verona

“Definitely a rock band”: un ritorno alle origini il concerto del 2 settembre della gothic band degli Evanescence, che ha riempito l’anfiteatro scaligero nell’unica data italiana del tour 2019.

Dodicimila anime adoranti, più o meno, riunite nel tempio estivo della musica per rievocare, tributare e cantare l’Evanescence-anthology.

Vuoi l’aura magica delle pietre millenarie, vuoi la voce di Amy Lee unica, calda, potente, vuoi i respiri all’unisono dei fan che non hanno fatto mancare le lucine del cellulare in più di un’occasione, non appena Amy si sedeva al piano… Fatto sta che il meteo che annunciava tempesta, tuoni, fulmini e saette ha graziato tutti, regalando una serena e fresca serata di fine estate. Cornice stellata di un concerto a prova di fan, con qualche piccolissima sbavatura sull’equalizzazione del suono a inizio serata (presto risolta) e luci non troppo coinvolgenti.

Lato squisitamente musicale, niente da dire. Piacere puro. Suoni più pieni, con inflessioni vicine al metal (complice un’ottima performance della batteria), alternati al piano solo e alla vocalità di Amy Lee, che con energia perpetua si è moltiplicata tra pianoforte, microfono e tastiere, hanno rivelato l’evoluzione di una band che guarda alle origini con la consapevolezza di tutto il suo percorso artistico, lungo più di vent’anni se pensiamo alla data di fondazione che risale a metà anni Novanta, ai quattro album in studio confluiti selezionati in questo concerto, ai live sold-out worldwide, alla “Ultimate Collection” e alla demo “Origin”. Certo, non senza cambi di formazione anche significativi.

Comunque la Lee affiancata da Will Hunt (l’ho già detto che ha meritato un casino il batterista? Lui, che ha suonato anche con il nostro Blasco…), Troy McLawhorn, Tim McCord e la quota rosa (ma non rosa shocking, intendiamoci) Jen Majura ha scosso fino alle viscere tutti per un’ora e tre quarti circa, per poi lasciarti lì di colpo, senza bis e senza catarsi alla fine di un medley che sembrava il gran finale dei fuochi sul mare di Ferragosto.

Quindi da Fallen (2003) a The Open Door (2006), da Evanescence (2011) a Synthesis (2017) la band nata in Arkansas ha ripercorso il suo grande repertorio, epico, drammatico e oscuro, come l’ha definito Amy. Rock, insomma.

All I want is you, insiste come una preghiera la fine di Snow White Queen, che ha concluso il concerto. E anche noi vi rivogliamo in Italia, presto.

Questa la scaletta per rivivere la serata in playlist:

1.    Imperfection

2.     What You Want

3.     Going Under

4.     The Other Side

5.     All that I’m living for

6.     Lithium

7.     Whisper

8.     A new way to bleed

9.     Call Me When You’re Sober

10. Made of Stone

11. Lost in Paradise

12. Oceans

13. Disappear

14. Imaginary

15. Bring Me To Life

16. Love Exists

17. My Immortal

18. Medley: Haunted/My Last Breath/Cloud Nine/Everybody’s Fool/Snow White Queen

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