SERENA ALTAVILLA: Voglio che la mia musica sia uno strumento di libertà

SERENA ALTAVILLA: Voglio che la mia musica sia uno strumento di libertà

Dal 9 aprile sarà disponibile in CD e su tutte le piattaforme di streaming “Morsa” (Blackcandy Produzioni con distribuzione Believe/Warner Chappell), primo progetto discografico full length da solista di Serena Altavilla.

In questo iter di dieci tracce, la Altavilla canta e disegna scenari variegati e personali, a metà strada tra il reale e l’onirico: ogni canzone è una stanza abitata da umori e personaggi diversi; dalle finestre si scorgono paesaggi notturni, penombre, qualche raggio di luce. Il sound del disco contribuisce a ricreare atmosfere agli antipodi, passando dal pieno allo scarno in un battere di ciglia, dal suolo al sottosuolo, dal giorno alla notte. Uno scivolo inesorabile dai mille affacci.

La produzione artistica dell’album è stata curata da Marco Giudici. Oltre allo stesso Giudici, i musicisti che hanno partecipato all’arrangiamento e all’esecuzione dei brani sono Adele Altro (Any Other), Francesca Baccolini (Hobocombo), Alessandro Cau (Geoff Barrow, Miles Cooper Seaton), Luca Cavina (Calibro 35, Zeus!), Enrico Gabrielli (Calibro 35, PJ Harvey, Mariposa), Matteo Lenzi (Filarmonica Municipale LaCrisi), Jacopo Lietti (Fine Before You Came), Fabio Rondanini (Afterhours, Calibro 35, I Hate My Village) e Valeria Sturba (OoopopoiooO).

Dall’album  “MORSA” è stato estratto il primo singolo Epidermide, che ha assecondato le venature dark e romantiche della canzone ambientando il tutto in un minimale set teatrale, con luci cangianti ed espressioniste e un montaggio che gioca con il buio. 

Durante la conferenza stampa di presentazione del progetto, Paolo Benvegnù è intervenuto per parlare della cantante:

Serena Altavilla è una poetessa, che ha sempre lottato per la sua musica in maniera stoica. Penso che sia straordinariamente perfetta nella sua astronave di visione. Andrebbe accolta a livello nazionale e non solo personale. Spero che la accolgano e che soprattutto accolgano questo disco con tutta la felicità del mondo. La ringrazio perché non si è mai arresa alla disillusione che, alcune volte, la musica è solita dare.

Sul titolo del suo nuovo album, “Morsa”: 

Alla fine della registrazione ho osservato questi pezzi e questa parola mi si è palesata. Mi piacciono le parole che hanno un significato polivalente, che sono sfaccettate. Per me rappresenta la parola giusta, ha un suono morbido ma aggressivo al tempo stesso ed ha rappresentato uno mio stato d’animo: la stretta, la morsa.

Sul suo nuovo disco:

Prato è una realtà unica nel suo genere, è un grande paese, che ha un’immensa zona industriale e ci sono tante piccole realtà che poco a poco sono diventate dei veri e propri quartieri, è multietnica, piccola ma ricca. è un disco sperimentale.

Sulla scelta dei brani del disco:

I brani risalgono ad alcuni anni fa e sono il frutto di una lunga produzione. Lavorare a questo disco e a questi brani, mi ha aiutato a conoscermi di più. Mi sento diversa rispetto a quando li ho scritti, ma sono comunque una grande parte di me. Sono entrata in armonia con loro. Resta un lavoro fortemente identitario. 

Sulla costruzione della sua identità musicale:

La nascita di questo disco è stata spontanea, mi sono trovata da sola ma ho avuto la libertà di sperimentare maggiormente. Volevo slegarmi dalle mie abitudini, “mettermi in difficoltà” per provare delle sensazioni nuove. 

Sulla sue muse ispiratrici:

Mi ispiro ad un grande esercito di voci, che mi hanno attraversato e che mi hanno lasciato delle tracce indelebili nel corso della mia carriera: i tradizionali Beatles, la voce squillamente di Mina, Edith Piaf, Kim Gordon, Peaches e così via. 

Sul suo rapporto con le sue origini: 

Ho la fortuna di avere delle radici pugliesi, di aver vissuto ad Orvieto e poi a Prato. Il legame con la terra è molto forte, stimolante ed è un legame a mio parere è infinito. Mi sento molto fortunata. Torno regolarmente in Puglia fin da quando sono bambina, per me è una seconda casa. 

Sul messaggio della sua musica:

Spero che la mia musica sia uno strumento di libertà, che aiuti a piangere, urlare, guardarsi allo specchio e apprezzarsi.  Voglio che le mie canzoni facciano stare bene l’ascoltatore. Mi mancano moltissimo i live, sono un momento sacro per ogni artista.

Sul fatto di essere donna:

Nel mondo della musica c’è tanta fratellanza. Al tempo stesso penso che sia più facile essere giudicata per il mio aspetto esteriore, per il mio comportamento o il mio atteggiamento dietro le quinte e non. Mi è capitato di non essermi sentita presa sul serio.

Sull’influenza di altre forme d’arte nella sua vita:

Ho sempre fatto fatica a parlare in pubblico, così la musica è diventata il mio strumento preferito attraverso il quale esprimermi. Devo ammettere che amo profondamente anche il teatro, il cinema.

Sull’evoluzione della suo modo di fare rock: 

La mia musica è sempre stata composta da suoni aggressivi, melodici, ma tradizionali. Il suo filo conduttore è sempre stato la melodia. Nel mio nuovo album, in questo caso, figura solo una chitarra, senza esagerare.

Sui suoi piani per un ritorno sul palcoscenico: 

Ci sono degli spiragli di speranza. Non potremo tornare al vero concetto di concerto, così come ce lo ricordavamo, almeno per il momento. Eppure c’è tanta fame di palcoscenico e musica dal vivo. Dobbiamo crederci. 

Sul potere della musica in questi tempi difficili: 

La musica è un’urgenza, è un veicolo potente, necessario e terapeutico di questi tempi. Nonostante il 2020 ci abbia spinto a cercare il silenzio, la musica resterà sempre un elemento nutriente e fondamentale. Questo è il momento di iniziare a sgambettare. 

Sul messaggio che vuole trasmettere:

Sicuramente che è bello sentirsi a disagio e che non si è soli in questo. Più che un messaggio, la mia è una speranza. Con i miei progetti passati, ho avuto dei riscontri molto belli anche da parte di un pubblico giovane, bambini e adolescenti compresi. Ora che ha le sue gambe, questo disco potrà camminare e spero che possa conquistare tante persone.

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