SANREMO 2025 – SIMONE CRISTICCHI porto in gara una canzone terapeutica

SIMONE CRISTICCHI è in gara al 75° Festival di Sanremo con il brano QUANDO SARAI PICCOLA, che sarà contenuto in “DALLE TENEBRE ALLA LUCE” album in uscita il 14 febbraio.
“Quando sarai piccola” è un brano scritto dallo stesso artista insieme a Nicola Brunialti, con la musica composta da Cristicchi e Amara e gli arrangiamenti di Francesco Musacco.
A dirigere l’orchestra del Festival di Sanremo per Simone Cristicchi ci sarà il Maestro Valter Sivilotti.
IL RACCONTO
Simone oggi ha organizzato una conferenza stampa durante la quale per presentare e raccontare la canzone ha letto uno stralcio del suo ultimo libro “HappyNext. Alla ricerca della felicità”, racconto che precede la scrittura del brano che porterà a Festival.
Simone, perché hai deciso di cantare questa canzone, “Quando sarai piccola”, a Sanremo? Con che spirito hai affrontato questa scelta?
Questa canzone è molto speciale per me. E’ vita vera, vita vissuta ogni giorno.
È stata scritta durante la prima quarantena, cinque anni fa, e molti mi hanno sconsigliato di inserirla nell’album perché sembrava diversa dalle altre.
Tuttavia, sentivo che aveva una potenzialità unica e che dovevo aspettare il momento giusto per presentarla.Quel momento è arrivato grazie a Carlo Conti, che ha compreso il suo valore. Non si tratta solo di una bella canzone, ma di un messaggio che parla di vita vera, autentica e vissuta. È una canzone terapeutica, che spero possa sensibilizzare su un tema universale: la fragilità degli anziani e il loro ritorno a uno stato di dipendenza, come quando erano bambini. È un tema poco trattato, ma che riguarda tutti.
Come riconosci quando una canzone è quella giusta? Cosa scatta dentro di te?
L’ispirazione è qualcosa di magico e trascendente. Può arrivare in qualsiasi momento, anche quando sei sovrappensiero, guidando o camminando in un bosco.
È un mistero che riguarda l’esistenza stessa dell’artista.Ha cercato in questo testo di non essere retorico, ci vuole proprio un attimo per scadere nel patetico. Bisogna trattare con i guanti di velluto.
Non era nella mia idea di portarla a Sanremo è stato uno dei tanti brani composti per questo album.
Non è stata una canzone facile da scrivere per me.
Ci siamo concentrati inizialmente sulla tenerezza, sul prendersi cura di una madre anziana che ritorna bambina.
Poi, parlando con altre persone, abbiamo sentito l’importanza di inserire anche il senso di impotenza e rabbia che si prova di fronte a questa trasformazione.
La canzone è nata così, con un mix di emozioni contrastanti.
Cosa ti ha lasciato il recente concerto mistico dedicato a Franco Battiato? E perché hai scelto Amara come compagna di viaggio per la serata dei duetti a Sanremo?
Il concerto mistico per Battiato è un progetto che va avanti da quattro anni e ha avuto un successo incredibile. Abbiamo deciso di omaggiare la parte più spirituale e mistica del suo repertorio, con canzoni come “La Cura”. Quando è arrivato il momento di scegliere chi mi avrebbe accompagnato a Sanremo, è stato naturale pensare ad Amara, la mia compagna di vita e di viaggio.
La scelta di “La Cura” è stata quasi un obbligo morale, visto che è una canzone straordinaria e non era mai stata eseguita nella serata dei duetti di Sanremo. È un onore e una grande responsabilità.
Franco è stato per me e rimane un maestro indiscusso della musica e della spiritualità.
Come ti senti a essere un “pesce fuor d’acqua” in un festival come Sanremo?
Non mi sento fuori posto perché sono me stesso. Non devo recitare una parte, porto la mia purezza e sensibilità.
Conosco le dinamiche del festival, ma sento di essere fedele a me stesso, e questa è la mia arma più grande.Sanremo è un mosaico di colori, e io sono felice di rappresentare il mio.
Come affronti l’aspettativa del pubblico che vuole sempre il “classico Cristicchi”?
Non mi preoccupa. Sono contento di essere me stesso e di portare avanti la bandiera dei cantautori.
Negli ultimi anni, la figura del cantautore è stata un po’ trascurata, ma io continuo a scrivere canzoni che parlano di vita vera. Non devo fare altro che essere fedele alla mia arte.
Ci sentiamo in questa sorta di “Riserva Indiana” che sono i Cantautori a Sanremo.
Cosa ti ha spinto a pubblicare l’album “Dalle tenebre alla luce”?
L’album era pronto da tanti anni e sono rimaste li. Ho avuto un grave incidente mentre tagliavo dei rami con una motosega: sono caduto e mi sono ferito alla testa. Quando mi sono ripreso, il primo pensiero è stato: “Pubblico l’album”. Forse è stata una follia, ma sentivo di non voler più perdere tempo.
Non bisogna avere fretta di dire le cose.
Bisogna lasciare una firma di luce nell’oscurità.
L’album rappresenta un viaggio dalle tenebre alla luce, un percorso di trasformazione interiore.
E’ un album senza tempo ed è la mia firma di luce in questi tempi oscuri
Da dove nasce la tua empatia verso i fragili? Perché hai scelto di dare voce a chi spesso non ne ha?
La mia empatia nasce da un’attitudine che ho avuto fin da bambino. Se non avessi trovato sfogo nell’arte, sarei stato un ragazzo molto violento e chiuso in me stesso.
L’arte è stata la mia salvezza, e mi ha permesso di trasformare il dolore in luce.
Ho sempre sentito una forte connessione con gli esclusi, gli emarginati e gli anziani.
“Quando sarai piccola” non è la prima canzone che scrivo dedicata agli anziani: c’è anche “L’ultimo valzer”, che racconta una storia d’amore in una casa di riposo.
Quanto è stato importante il sostegno della tua compagna, Amara, in questo percorso?
Amara è stata fondamentale. Se non ci fosse stata lei durante l’incidente, probabilmente non sarei qui a parlare. Mi ha salvato la vita, letteralmente. Lei è il mio angelo custode. Un dono per la mia vita.
Oltre a essere la mia compagna di vita, è anche una straordinaria artista, e la sua presenza mi ha dato una forza incredibile.
La nostra collaborazione artistica è un valore aggiunto che va oltre una normale relazione.
Qual è la luce nella tenebra della situazione che descrivi in “Quando sarai piccola”? C’è speranza in questa canzone?
Sì, la canzone dà speranza. Non è un piangersi addosso, ma una reazione a un evento inevitabile: l’invecchiamento dei genitori. La luce sta nell’accettazione e nella capacità di trasformare il dolore in qualcosa di positivo.
La canzone invita a prestare attenzione, a volgere l’anima verso gli altri, a uscire dal proprio ego e a prendersi cura di chi ci sta intorno.
Qual è il messaggio finale che vuoi trasmettere con la tua musica e il tuo percorso artistico?
Il mio messaggio è di resistenza e speranza.
Secondo le ultime statistiche, è aumentato il consumo di antidepressivi tra i più giovani e siamo in piena epidemia di solitudine.
Pensate che oggi i medici, oltre ai farmaci, prescrivono relazioni umane.
Eppure ogni generazione, come quella prima della nostra, era proiettata verso il domani. Era fiduciosa del futuro.Oggi, fra guerre nucleari alle porte, pazzi sanguinari e guerrafondai che governano il mondo e intelligenze artificiali stupide non riusciamo nemmeno a immaginarcelo, come sarà il nostro domani.
E forse è questa la misura del disastro.
Dobbiamo, a mio avviso, contrapporci contrapporre, avere una resistenza, opporre resistenza a tutto questo. Nulla che avanza.E lo possiamo fare in tanti modi. Lo possiamo fare puntando sulla luce, puntando su questa piccola scintilla di luce che c’è nell’oscurità.
Dobbiamo ritrovare quella scintilla di luce che c’è in ognuno di noi e diventare frammenti di luce che illuminano il cielo.
Come diceva San Benedetto da Norcia: “Solo nella notte oscura brillano le stelle”.
Credo che oggi più che mai dobbiamo puntare sulla luce e sull’umanità, per contrastare l’oscurità che ci circonda.
LA SERATA DELLE COVER
Nella serata delle cover Simone Cristicchi duetterà con AMARA sulle note de “LA CURA”, uno dei brani più amati di FRANCO BATTIATO.
Simone Cristicchi e Amara insieme sono stati ospiti del Premio Tenco 2024 al Teatro Ariston di Sanremo, dove hanno regalato al pubblico un emozionante live acustico di “Abbi cura di me” (canzone con cui Cristicchi ha vinto il Premio “Sergio Endrigo” per la Miglior interpretazione e il Premio “Giancarlo Bigazzi” per la Miglior composizione musicale al Festival di Sanremo 2019), “Che sia benedetta” (brano scritto da Amara con Salvatore Mineo e interpretato da Fiorella Mannoia, classificatosi al 2° posto al Festival di Sanremo 2017) e, in chiusura, “L’ombra della luce”, un omaggio al Maestro Franco Battiato.
IL DISCO
L’“Occhio di Dio” (Helix Nebula NGC7293) che appare nella cover dell’album, catturato da Andrea Arbizzi in una tanto attesa notte d’estate, è uno degli esempi più spettacolari di nebulosa planetaria creata da una stella morente.
Un vero e proprio dipinto a colori sulla tela misteriosa dell’universo, dove anche una stella che ha cessato di brillare, lascia nello spazio infinito la sua firma luminosa.
Le stelle ci attraggono da sempre, così come ciò che si nasconde dentro di noi.
La stessa parola “desiderio” (dal latino de-sidera) significa “mancanza di stelle”. Ogni volta che desideriamo qualcosa, è come se sentissimo una separazione da una primordiale totalità, una nostalgia delle stelle, di qualcosa di lontano e inaccessibile.
Forse la nostra esistenza terrena è un tentativo di colmare l’abisso che ci separa da quel mondo invisibile.
“Non nisi in obscura sidera nocte micant” lasciò scritto san Benedetto da Norcia, nella grotta dove di ritirò da eremita.
“Solo nella notte oscura brillano le stelle”.
Forse il nostro compito è riuscire ad intercettare tutto ciò che brilla nell’oscurità, riconnettendoci alla parte più autentica in noi: quella scintilla divina che ci permetta di trasumanar, di andare oltre l’umano, oltre la materia, e anche oltre questo mondo.
Ringrazio il de-siderio che mi ha portato fin qui, che ha mosso ogni mio pensiero e azione.
Ringrazio l’energia invisibile che mi ha sostenuto ogni volta, a un passo dal precipizio.
Ringrazio per l’affetto immenso che ho ricevuto e la pazienza con cui mi avete aspettato, come un fotografo attende per anni, prima di scattare un’immagine irripetibile.
Ringrazio tutte le persone che mi hanno donato incondizionatamente un frammento di sé.
Le canzoni che ho qui raccolto raccontano la mia vita in questi anni, i miei cambiamenti, la mia personale evoluzione. Sono il mio sguardo ancora stupito.
Il mio luminoso occhio sul mondo.
La mia piccola firma di luce nell’oscurità.
L’album contiene il singolo “Il clandestino” feat. Maurizio Filardo, composto per l’omonima serie Tv diretta da Rolando Ravello con protagonista Edoardo Leo, e due speciali collaborazioni: sulle note di “Le poche cose che contano” Cristicchi duetta con Amara (co-autrice del testo e delle musiche di “Le poche cose che contano”, autrice e compositrice di “Accade” e co-autrice della musica di “Quando sarai piccola”), mentre Francesco Musacco suona il pianoforte in “Credo”. Ad impreziosire l’album c’è anche la poesia di Marco Guzzi intitolata “L’ultima lezione”, recitata da Cristicchi nella seconda parte del brano “Accade”.
Questa la tracklist di “Dalle tenebre alla luce”: “Quando sarai piccola”, “Il Clandestino” feat. MAURIZIO FILARDO, “Cerco una parola”, “Cade”, “Le poche cose che contano” feat. AMARA, “Un altro noi”, “Credo” feat. FRANCESCO MUSACCO (piano), “Sette miliardi di felicità”, “I tuoi occhi”, “Tornasole”, “Accade”, e “Dalle tenebre alla luce”.
IL TOUR
Attualmente Simone Cristicchi e Amara sono impegnati nelle repliche del tour “Torneremo ancora – Concerto mistico per Battiato”, che da giugno del 2022 ad oggi ha ottenuto un grande successo di pubblico e di critica, registrando numerosi sold out nei più prestigiosi teatri italiani. Da marzo torneranno in scena e calcheranno il palco del Teatro Brancaccio di Roma, per poi proseguire a Imperia, a Trento, a Jesolo (Venezia) e, accompagnati da Orchestra Sinfonica, a Taranto, a Potenza e a Matera.
WEB & SOCIAL
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ph. Giorgio Amendola