SANREMO 2025 – SIMONE CRISTICCHI io punto moltissimo sulla generazione dei nipoti

SIMONE CRISTICCHI è in gara al 75° Festival di Sanremo con il brano QUANDO SARAI PICCOLA, che sarà contenuto in “DALLE TENEBRE ALLA LUCE” album in uscita il 14 febbraio.
“Quando sarai piccola” è un brano scritto dallo stesso artista insieme a Nicola Brunialti, con la musica composta da Cristicchi e Amara e gli arrangiamenti di Francesco Musacco. A dirigere l’orchestra del Festival di Sanremo per Simone Cristicchi ci sarà il Maestro Valter Sivilotti.
Cristicchi è risultata nel quintetto dai più votati della sala stampa nella prima serata del Festival.
IL Q&A
Come hai vissuto l’esperienza di Sanremo con il tuo brano?
Questa notte ho faticato a prendere sonno, sono ancora scosso da tutto ciò che ho vissuto in quei tre minuti sul palco. Voglio ringraziare di cuore chi ha apprezzato la mia canzone. È stato incredibile vedere come sia riuscita a toccare i cuori delle persone, nonostante io sia l’ultimo su Spotify per numero di ascolti. Credo che la poesia non debba essere valutata sui numeri, ma su altri parametri, su qualcosa di incredibile e imponderabile.
Cosa significa per te essere riuscito a emozionare un pubblico così vasto?
È una grande soddisfazione e una sorpresa. Non sono abituato alle dinamiche dei numeri e dei social, ma ho avuto l’opportunità di far sentire la mia voce a milioni di persone. Questo per me è un miracolo, qualcosa di veramente imponderabile.
Qual è il legame tra la tua canzone e Franco Battiato?
Ho cantato un brano scritto da lui nel 2007, l’anno in cui vinsi Sanremo e lo conobbi di persona. Questa coincidenza ha un significato speciale. Con Amara abbiamo creato un concerto chiamato Concerto Mistico per Battiato, in cui rendiamo omaggio alla sua spiritualità. Abbiamo avuto anche il consenso della sua famiglia, il che è stato molto importante per noi.
Come descriveresti l’arrangiamento orchestrale del tuo brano?
Ho voluto l’orchestra come protagonista, con un arrangiamento realizzato da Francesco Musacco che richiama il nostro amore per Ennio Morricone. C’erano anche cori che suonavano come strumenti, creando un’atmosfera magica. Durante l’esibizione ho sentito un’energia particolare dall’orchestra, una commozione sincera che ha sostenuto il brano dall’inizio alla fine.
Come hai gestito l’emozione durante l’esibizione?
È stato complicato, avevo paura di essere sopraffatto dall’emozione, ma alla fine ho scelto di mantenere un equilibrio sottile. In teatro, meno fai a livello interpretativo, più il messaggio arriva potente. Ho cercato di restare autentico e minimale per trasmettere l’essenza del brano.
Che impatto speri possa avere la tua canzone?
Mi piacerebbe che mettesse d’accordo pubblico e critica, come avvenne nel 2007 con Ti regalerò una rosa. Sarebbe un miracolo, uno di quegli eventi rari in cui una canzone riesce a toccare corde emotive profonde. Il mio obiettivo principale era evitare la retorica, perché se avessi percepito retorica nel brano, non lo avrei mai presentato a Sanremo.
Come hai vissuto il momento dell’intervista con Gabriele Corsi?
È stato molto emozionante. Abbiamo dovuto rifarla tre volte perché entrambi eravamo commossi. Alla fine ci siamo abbracciati fuori dalle telecamere. È stato un momento autentico e intenso, raro da vivere in un contesto così carico di pressione emotiva come Sanremo.
Cosa pensi del tema della perdita trattato nella tua canzone?
Parlo di dolore e cambiamento. C’è una frase del Buddha che mi guida: “Il cambiamento non è mai doloroso, ma lo è la resistenza al cambiamento”. Ho conosciuto tanti genitori che hanno perso i loro figli, e da loro ho imparato tanto. La loro capacità di sopravvivere a un dolore così grande mi ha ispirato profondamente. Spero che la mia canzone possa dare conforto a chi vive esperienze simili.
Come vedi la risposta dei giovani al tuo brano?
È stato sorprendente. Pensavo di non esistere per i ragazzi sotto i 25 anni, invece mi hanno scoperto attraverso questa canzone. Io punto moltissimo sulla generazione dei nipoti. Oggi ho ricevuto un messaggio bellissimo da un ragazzo che, dopo aver ascoltato il brano, ha deciso di andare a trovare sua madre che era sola. Questo dimostra che la musica può toccare le persone in modi incredibili.
Qual è il messaggio che vuoi lasciare attraverso la tua musica?
Mi piace dire che siamo venuti al mondo grazie a un gesto d’amore e che su questo pianeta siamo qui per amare. La mia canzone parla di questo ciclo della vita, di ritorno all’amore che ci ha generati. Spero che possa aiutare a riflettere su temi universali come il cambiamento, la perdita e l’accettazione.
Hai mai pensato di collaborare con artisti del mondo rap?
Ho promesso a mio figlio che avrei provato a organizzare un duetto con Kid Yugi, che è il suo rapper preferito. Sarebbe bello fondere la mia visione del mondo con la sua, perché tra i rapper, Yugi è forse il più letterario di tutti, proprio come Marracash, che riesce sempre a trasmettere concetti e visioni del mondo molto forti e potenti con i suoi testi.
Mi incuriosisce esplorare la playlist di mio figlio e capire perché scelga determinati artisti rispetto ad altri. Sono aperto a tutto, perché credo che ogni artista racconti quello che conosce e vive. Nel rap, spesso si parla di realtà drammatiche o di una felicità superficiale, ma non in senso negativo: osservano la superficie del mondo in modo unico.
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