SANREMO 2019: MOTTA VINCE LA SERATA DEI DUETTI

SANREMO 2019: MOTTA VINCE LA SERATA DEI DUETTI

Quarta serata del festival di Sanremo: la serata dei duetti la vince Motta, in coppia con Nada

Una maratona? No, questo Sanremo ha già ben sottolineato la sua vera natura: una missione. Sì perché ci vuole tanta pazienza, perseveranza e una moka sempre pronta per affrontare un Festival lungo (a tratti troppo) senza grandi elementi eclatanti se non le canzoni (Evviva! Lo diciamo?).

La serata dei duetti è da sempre una delle più attese, e mai come quest’anno potrebbe essere fondamentale, visto i tanti nomi papabili per il podio. A dare la prima zampata vincente è, un po’ inaspettatamente, Motta con Nada.

 

Puntuali sotto le nostre pagelle.

FEDERICA CARTA e SHADE con CRISTINA D’AVENA – Senza farlo apposta

Elena: La D’Avena regala al brano la giusta interpretazione, dimostrando la sua duttilità artistica, Federica e Shade al cospetto: muti o quasi. Nessuna revisione eclatante di un brano che radiofonicamente gira ad alte frequenze ma che, sotto sotto, non regala nulla di nuovo all’orizzonte.
Voto 7 solo per Cristina , l’idolo della me cinquenne ma anche della me trentaquattrenne.

Andrea: La coppia che spopola tra i teen si affida alla regina dei bambini (anche quelli più cresciutelli) per antonomasia, Cristina D’Avena. Il brano, onesto nel suo essere senza pretese, vira in modo ancora più deciso verso il mondo dei cartoni animati, guadagnandone in freschezza e orecchiabilità, anche se le voci non si amalgamavano in modo perfetto e la Regina dell’Universo D’Avena ha avuto qualche difficoltà.
Voto: 7

 

Motta con Nada in Dov’è l’Italia

Elena: Per chi ha da sempre un debole per Nada è difficile giudicare male questo duetto. Se la combo è poi siglata insieme a Motta, diciamo che la spinta risulta vincente per un brano che oltre rimanerti appiccicato alle orecchie racconta qualcosa che dovremmo imparare a cantare tutti.
Voto 8

Andrea: Nel duetto con Nada il brano viene rivisto in chiave più acustica nell’introduzione, dando maggior enfasi al refrain. L’unione delle voci è buona, sebbene avrebbero potuto sporcare di più l’esecuzione per guadagnarci in incisività.
Voto: 7

 

Irama con Noemi in La ragazza col cuore di latta

Elena: Noemi appoggia il graffio della sua voce su un brano che risulta difficile proprio per il suo timbro. Si poteva pensare a un arrangiamento diverso? Assolutamente. La zampata della rossa arriva solo alla fine ed è un’occasione mancata, purtroppo.
Voto: 5

Andrea: La voce graffiante di Noemi, particolarmente in forma, sicuramente regala maggiore pathos e intensità al brano di Irama.
Voto: 7+

 

Patty Pravo e Briga con Giovanni Caccamo in Un po’ come la vita

Elena: Un po’ come la vita cambia veste ed ecco che Briga inizia a cantare accompagnato al piano da Govanni Caccamo mentre sul palco fa il suo ingresso la Patty che torna a fare Patty con l’eleganza che la contraddistingue. Giovanni appoggia la voce quasi sussurrata. Diciamolo la versione a tre funziona.
Voto: 7

Andrea: Pezzo riarrangiato per l’occasione, con Giovanni al pianoforte. Briga introduce Patty e esce di scena per poi riapparire all’improvviso. Il trio non convince del tutto (nonostante Caccamo ci inserisca la sua eleganza), riesce ad aggiungere ancor più confusione a un duetto già di per sé abbastanza confuso.
Voto: 6

Negrita con Enrico Ruggeri e Roy Paci in I ragazzi stanno bene

Elena: Arrangiamento delicato anche per I ragazzi stanno bene che acquista un plus grazie alla tromba di Roy Paci e al timbro inconfondibile di Ruggeri, eppure rimane schiacciato proprio lì, nel ritornello, dovrebbe aprirsi il brano, risultando un esperimento monco.
Voto: 6 meno (per rispetto ai signori sul palco).

Andrea: La tromba di Paci dà maggior respiro armonico al brano, le voci di Pau ed Enrico si amalgamano però solo fino a un certo punto (Ruggeri è sembrato a tratti un po’ forzato). Il brano comunque purtroppo non lascia il segno.
Voto: 6

 

Il Volo con il violinista Alessandro Quarta in Musica che resta

Elena: Provano a fare le rockstar ma mai fino in fondo. Non chiamano un cantante bensì un violinista di tutto rispetto, ma il suo esercizio di stile iniziale rimane lì una parentesi sospesa, rispetto a tutto il brano che al terzo ascolto sembra la copia carbone del brano che li portò alla vittoria nel 2015 (Grande amore). Nulla di nuovo all’orizzonte.
Voto: 4

Andrea: L’intro del violinista Quarta è vibrante, ricorda David Garrett. Poi iniziano a cantare i Nostri e tutto torna nella solita pomposità e in un’epicità di forma, ma non di sostanza. Esteti.
Voto: 6

 

Arisa con Tony Hadley e i Kataklò in Mi fa stare bene

Elena: La genialità di Rosalba si vede anche nella scelta del duetto e già vedo le signore dell’età di mia mamma strapparsi i capelli per Tony, lui il sexy-idol anni 70/80. La terna funziona regalando una spinta al brano già dalle corde folli.
Voto 7

Andrea: I Kataklò danno spessore visivo all’irresistibile canzone-musical di Rosalba e mr Hadley aggiunge una canna che ci incanta da oltre 30 anni. Non del tutto convincente il nuovo arrangiamento musicale, con le percussioni che sostituiscono la cassa in 4/4, togliendole un po’ di freschezza. Stranamente, Arisa nemmeno troppo precisa.
Voto: 6 1/2

 

Mahmood con Gué Pequeno in Soldi

Elena: Soldi rimane invariata sino all’ingresso di Guè che porta quel piglio tamarro ma che abbassa di netto l’intenzione e la spinta dell’arrangiamento primordiale del brano. Niente di di eclatante, rimane ancora in zona grigia (de gustibus eh) .
Voto 5

Andrea: il brano più contemporaneo e contaminato del Festival era già praticamente perfetto così. Gué ha poco da aggiungere, se non i suoi (tanti followers).
Voto: 7 (al duetto, 7 e mezzo al brano)

 

Ghemon con Diodato e i Calibro 35 in Rose viola

Elena: Diodato ricambia il favore a Ghemon e la terna con i Calibro35 funziona, eccome se funziona. Ghemon torna a reppare eppure Rosa Viola gira anche in questa nuova veste.
Voto 7 e mezzo

Andrea: La splendida voce di Diodato fa impennare il brano di armonici e dinamicità. Ghemon stesso sembra più sciolto a non dover affrontare l’Ariston da solo (forse perché è tornato anche a rappare).
Voto: 7+

 

Francesco Renga con Bungaro e le étoile della danza Eleonora Abbagnato e Friedman Vogel in Aspetto che torni

Elena: Bungaro regala la giusta nota al brano, è il caso di dirlo. Abbagnato sempre vederla ballare. Renga tuttavia continua a faticare nel tenere le redini della canzone e ancora una volta l’esecuzione fa storcere il naso.
Voto 6 –

Andrea: Purtroppo l’apporto dell’autore Bungaro è un valore aggiunto solo nel bridge, mentre la Abbagnato con Vogel non riescono a uscire dalla bolla di artificiosità del brano. Francesco mai così debole come in questo Festival, ed è un vero peccato.
Voto: 6

 

Ultimo con Fabrizio Moro in I tuoi particolari

Elena: Niccolò torna al piano per il duetto con il fraterno Fabrizio Moro (è il caso di dirlo). il graffio di Fabrizio è inconfondibile e la formula scarna del brano piano/chitarra/flauto funziona . Il duetto è consolidato e il feeling tra i due è palpabile. Duetto riuscito finalmente la prima prova che risulta davvero a fuoco.
Voto 8+

Andrea: amici e già duettanti la scorsa estate, Ultimo e Fabrizio si amalgamano bene e il graffio di quest’ultimo è un marchio di fabbrica letale. Il crescendo finale davvero trascinante, dopo un inizio un po’ troppo jazz.
Voto: 7 e mezzo

 

Nek con Neri Marcoré in Mi farò trovare pronto

Elena: Versione intimista per “Mi farò trovare pronto” che funziona, che Neri Marcorè per carità, non ne sbaglia mezza, che è avanguardista come versione, ma che empaticamente non regala poi molto che so un brigidino, un mezzo sospiro.
Voto 6- 

Andrea: Brano completamente riarrangiato, un piano-voce intimista che mostra un lato del pezzo soffocato solitamente da una base pop dance poco riuscita. Marcorè è un valore aggiunto.
Voto: 6 e mezzo

 

Boomdabash con Rocco Hunt e i Musici Cantori di Milano in Per un milione

Elena: i Boomdabash e Rocco tentano di rianimare il palco ed è subito vacanze in Romagna ma va beh. Spiace per il poco spazio ai cantori di Milano.
Voto 5 mezzo

Andrea: Rocco rende elettrico il brano, anche se a tratti sembra il mercato del pesce. Tanto trascinante quanto vacuo.
Voto: 6 e mezzo

 

Zen Circus con Brunori Sas in L’amore è una dittatura

Elena: La forza degli Zen viene mitigata e dirottata da BrunoriSas con la complicità di fiati. Uno spoker geniale che lascia scarno il testo di un brano che andrebbe ascoltato a volume altissimo dando il giusto peso alle parole.
Voto 8 e mezzo

Andrea: Brunori è bravo e non si discute ma per come è strutturato questo brano non si presta a un duetto, anche se ne è stato potenziato il sound rock.
Voto: 6 e mezzo

 

Paola Turci con Beppe Fiorello in L’ultimo ostacolo

Elena: Paola a fuoco, Beppe Fiorello che tenta di cantare ma funziona (ovviamente) meglio nel recitato. Arrangiamento intonso. Nulla di nuovo all’orizzonte e che lei sia bravissima penso di averlo ampiamente detto.
Voto 6

Andrea: con Beppe il brano di Paola diventa un bel dialogo fra due amanti complici. Il monologo finale incide e Paola sembra finalmente tornata sui binari dell’intonazione.
Voto: 7-

 

Anna Tatangelo con Syria in Le nostre anime di notte

Elena: Lady Tati in versione maschile e Syria principessa. Tolte le sovrastrutture musicali, con le voci in primo piano ci si accorge che le due vocalità si incastrano perfettamente. Syria regala al brano una nuova leggerezza al brano che piace.
Voto 7

Andrea: Syria prende il brano e riesce a farlo suo dandogli maggior personalità, tanto che sembra Anna ad accompagnare lei. Il pezzo purtroppo ha diversi limiti ma si apprezza il tentativo e l’alchimia fra le due.
Voto: 7 

 

Ex-Otago con Jack Savoretti in Solo una canzone

Elena: Savoretti non toglie e non regala, forse dagli Ex-Otago aspettavo qualcosa di meno paracadute che qualche strofa cantata in inglese. Eppure.
Voto 5 e mezzo per nessuna visione di nuovo

Andrea: Gli Ex Otago si stanno proprio divertendo a questo Festival e Savoretti con loro, pur non aggiungendo granché al peso specifico di un brano orecchiabile e radiofonico ma non banale. In sala stampa tante le groupie di Maurizio sgomente dalla bromance con Savoretti.
Voto: 7+

 

Enrico Nigiotti con Enzo Jannacci e Massimo Ottoni in Nonno Hollywood

Elena: L’ha detto, un brano sulla voce, un brano che poteva esser riadattato solo con un piano. Nonno Hollywood è un brano di ricordi che non perde impatto.
Voto 8 (di parte per la canzone giusta nel mio giorno sbagliato).

Andrea: Anche per lui arrangiamento scarno per far risaltare l’emozione ma nel complesso sembra meno incisivo. E pure i disegni sulla sabbia per vincere facile.
Voto: 7

 

Loredana Berté con Irene Grandi in Cosa ti aspetti da me

Elena: la coppia che fa scintille, lei Loredana la regina del Rock, l’altra la Grandi che il suo piglio è sempre stato quello delle chitarre distorte. Primo caso per cui il duo funziona proprio perché non è stato toccato l’impasto sonoro. Seconda standing ovation per Loredana che ormai vede consacrata la sua apparizione a Sanremo.
Voto 9 

Andrea: Perfetta Irene Grandi a dare una sfumatura diversa rispetto a Loredana ma cantano poco all’unisono. Ma quando lo fanno è una bomba. Datele (almeno) il podio, è il momento giusto.
Voto: 8+

 

Daniele Silvestri feat. Rancore con Manuel Agnelli in Argento vivo

Elena: Agnelli entra a gamba tesa nel brano di cui è anche coautore portando la rabbia che conviene a un brano di tale calibro. Un incastro riuscito e pensato sicuramente, un ponte che segna l’incontro tra Silvestri e Rancore.
Voto 9- 

Andrea: limito mio, questo brano. Lo trovo logorroico, pretenzioso, costruito e un po’ sopravvalutato (fra 1 mese ce la ricorderemo?). C’è però da dire che Manuel Agnelli ha dato davvero una bella botta di pathos. Bravo, davvero.
Voto: 7+

 

Einar con Biondo e Sergio Sylvestre in Parole nuove

Elena: Un flashback di dueeedizione del talent che li ha resi notaio grande pubblico. Il passo più lungo della gamba lo avevamo detto, ma l’autotune sulle barre di biondo suona più come un suicidio musicale che un tentativo di riarrangiamento.
Voto 4

Andrea: Biondo col suo rap made in autotune modernizza il pezzo di Einar, impreziosito anche dal timbro di Sergio. L’unione di Amici (rigorosamente in maiuscolo), in questo caso, ha fatto la forza.
Voto: 6 e mezzo

 

Simone Cristicchi con Ermal Meta in Abbi cura di me

Elena: La forza di Abbi cura di me è il peso di ogni singola parola usata e dosata. La coppia Cristicchi/Meta pone accento e sostanza evitando inutili ammiccamenti. A doni sillaba il suo peso.
Voto 9 e mezzo

Andrea: Già era struggente con Simone, con Ermal è davvero una lama nel cuore. Si sogna, si vola. E ci si commuove, senza vergogna.
Voto: 8

 

Nino D’Angelo e Livio Cori con i Sottotono in Un’altra luce

Elena: l’entrata dei Sottotono rivitalizza il brano che molleggia poco ormai da quattro serate.
Voto 6-

Andrea: Purtroppo il brano, forse per via del napoletano, sembra non uscire dai loro interpreti per arrivare al pubblico; e i Sottotono non riescono a spostarne il baricentro.
Voto: 6-

 

Achille Lauro con Morgan in Rolls Royce

Elena: Lauro e Morgan, insomma la follia su un palco. Morgan torna a cantare e a fare Morgan, artista poliedrico e geniale. Che poi con tutti i doppi sensi che ha questa canzone pare pure azzeccata la scelta del duetto…. così eh c’est la vie.
Voto 6 e mezzo

Andrea: due schegge impazzite che spingono l’acceleratore della Rolls verso mete sempre più rock’n’roll che fa andare in brodo di giuggiole la sala stampa.  Sulla fine giggioneggiano, è un po’ un cohitus interruptus, peccato. Comunque alle 24.40 sono liberatori.
Voto: 7

 

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