Recensione: MICHELE BRAVI – “La geografia del buio”

Recensione: MICHELE BRAVI – “La geografia del buio”

Esiste la biografia di un momento? Di un periodo? Solo di una parte di vita? Michele Bravi un tentativo l’ha fatto e si chiama “La geografia del buio”.

L’alleggerirsi di un peso, provare ad uscire dal buio, anzi no, a muoversi all’interno di esso. Aggrapparsi ai silenzi, i propri, e alle parole, degli altri. “La geografia del buio” è un disco che ha la capacità di farti immedesimare nel dolore, è un disco empatico, per dirlo con una sola parola. “Empatia” è una parola bellissima ma provare empatia può far bene ma anche un male inimmaginabile. Dall’ascolto del nuovo lavoro di Michele Bravi io ne sono uscito emotivamente distrutto, ecco. Una volta arrivato alla fine ho sentito poi un senso di assoluta leggerezza, non per me ma per lui. E torniamo all’empatia, in un vortice continuo.

Di questo disco non possiamo perderci neanche una parola. Sono messe tutte al punto giusto le parole, hanno un senso proprio lì dove si trovano. L’impressione è quella che si tratti di un unico grande racconto, un unico grande romanzo fatto di capitoli legati tra loro. E la musica accompagna le parole, non il contrario. E va bene così.

“La promessa dell’alba” è la traccia che apre questo viaggio. Nel dare a due parole come “promessa” e “alba” l’onere di inaugurare un disco si percepisce l’intenzione di renderlo un racconto vero e proprio. “Mantieni il bacio” è il secondo singolo pubblicato dopo “La vita breve dei coriandoli” che tra tutti è il pezzo, quest’ultimo, più iconico, per utilizzare una parola tanto in voga al momento. “Mantieni il bacio” è il pezzo, invece, più completo per musica e immagini. Il frame di un bacio che non vuol finire ti accompagna fino all’ultima nota. “Maneggiami con cura” è un resoconto di vita vissuta, un’apertura alla fragilità, una promessa di ricambiare il favore.

Sono due le principali collaborazioni vocali nel disco: quella con Federica Abbate in “Un secondo prima” e quelle, non rese esplicite, di Chiara Galiazzo in “Tutte le poesie parlano d’amore” e di nuovo di Federica Abbate in “Quando un desiderio cade”. Due persone molto vicine a Michele. Sono certo che inserirle in questo progetto sia stata una sincera dichiarazione di gratitudine.

“Storia del mio corpo”. Il pezzo che ti spiazza di più. È un dialogo tra la testa e il corpo, è la richiesta del corpo a reagire, di uscire dall’immobilismo che un evento ha provocato. “Vivimi, vivimi, vivimi” è un grido d’aiuto.

“Senza fiato”, che è il desiderio trasformato in canzone di uscire di nuovo allo scoperto, lascia spazio all’ultima traccia “A sette passi di distanza”, un solo piano di Michele che probabilmente non aveva bisogno di parole.

Federica Abbate ha firmato più brani, insieme a Michele. A lei si aggiungono Cheope, Recalcati, Anastasi e Federica Camba che vi ricordate l’empatia di prima? Madonna se tra loro e Michele c’è stata.

Michele Bravi ce l’ha fatta. A destreggiarsi in quel buio che ha oscurato la sua vita. E se ce l’ha fatta, il merito è suo, certo, ma anche di quel “Tu” a cui si rivolge in tutte le tracce del disco. “La geografia del buio” è la sua storia ma potrebbe essere la storia di tutti, un manuale di sopravvivenza per chi ha bisogno dell’altro, per chi ha bisogno di aiuto.

SCORE: 7,50

TRE BRANI DA ASCOLTARE SUBITO:

Mantieni il bacio – La vita breve dei coriandoli – Storia del mio corpo

TRACKLIST:

VIDEO:

DISCOGRAFIA:

2014 – A passi piccoli
2017 – Anime di carta
2021 – La geografia del buio

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