Recensione: LIGABUE – “Dedicato a noi” [Traccia per traccia]

Recensione: LIGABUE – “Dedicato a noi” [Traccia per traccia]

Scrivere una recensione per un nuovo disco di Ligabue è qualcosa di difficile. Del Liga nazionale, in questi suoi oltre trent’anni di carriera, è stato detto tutto e il contrario di tutto. 

Critiche positive, critiche negative, commenti, pareri, percezioni e sensazioni. È stato raccontato, analizzato e commentato quasi ogni suo singolo capello. 
Per scrivere di questo suo nuovo disco “Dedicato a noi” ho cercato di smontare tutti i miei substrati accumulati in questi anni e ascoltarlo senza portarmi dietro facili conclusioni o banali considerazioni. 

Ho ascoltato la musica e letto e interpretato i testi delle sue ballate. Una operazione delicata ma al tempo stesso importante per decodificare il Liga-pensiero. 

Quello che mi è arrivato più nel cuore che nella testa è la sensazione di maturità di un artista che è arrivato a una fase della sua vita difficile dove vede il mondo, quello che ha sempre vissuto nei primi suoi sessant’anni, peggiorare drasticamente invece che migliorare. Una disillusione e disincanto generale per le crescenti fragilità sociali che però lascia ancora una volta accesa una fiammella di speranza e di futuro. 

Una fiammella che è alimentata in prima battuta dalla musica, dallo stare sul palco e soprattutto in una ritrovata voglia di appartenenza che genera un bisogno fondamentale, un bisogno di fare parte di qualcosa, di un amore, di una famiglia, di una comunità e di un noi. 

Un disco a suo modo concept che racconta storie di persone mature, narrazioni di gente comune, di noi! Memorie, ricordi ma non solo nostalgia per il passato ormai passato ma anche visioni e speranze per un futuro tutto da migliorare! 

Sotto il profilo della musica è il Liga di sempre. Sarebbe interessante capire come potrebbe suonare a qualcuno che non lo abbia mai ascoltato.
Il suo stile è marmorizzato, presente, compatto, forte e dritto. 
Un pop-rock suonato con una propensione live che non esce dal seminato, non sperimenta e non si lascia abbagliare e intortare da moderni luccichii. Se ti piace deve piacerti al suo modo e non per forza compiacere e ammaliare pubblici diversi dal suo. 

Alla fine è un disco onesto, capibile per me che faccio parte quasi della sua generazione. Si può ascoltare come non ascoltare.

Il quattrodicesimo tassello che porterà sicuramente uno o due tracce ad entrare nell’immaginario storico del Liga e a farsi cantare a squarciagola nei suoi prossimi concerti.  

TRACCIA PER TRACCIA 

1. COSÌ COME SEI

Lui e lei hanno quel destino
scritto da altri, altre vite fa
è l’unica cosa che hanno o almeno
è l’unica cosa in eredità

Apriva con queste parole “Lambrusco, coltelli, rose e pop corn”, il secondo album di Luciano. Una strofa che introduceva la storia di una coppia di ventenni che scappavano da un paese, dalle loro famiglie e da un destino che sembrava inevitabile. La canzone era (ed è) “Salviamoci la pelle”. Adesso, più di trent’anni dopo, Luciano ha voluto aprire questo suo nuovo album, “andando a vedere” come stanno oggi i protagonisti di quella canzone.

Come in “Salviamoci la pelle” anche in questo pezzo la ritmica marcia a un bpm alto, come se la “velocità di vita” dei due non fosse mai calata. Su questa base musicale scopriamo che, a quanto pare, in questi trent’anni i due si sono “salvati la pelle” a modo loro e soprattutto insieme.

E che ora, a cinquant’anni suonati e con i figli già indipendenti – e anche senza il pretesto di un anniversario o una ricorrenza particolare – hanno ancora la libertà e la voglia di festeggiare se stessi quando vogliono.

2. LA PAROLA “AMORE”

Una linea ipnotica di basso accompagna una donna verso chi la sta aspettando. È un rincontro che avviene dopo chissà quanti anni. La visione di lei – che mentre si avvicina sembra attraversare diverse fasi temporali – si carica di sentimenti divisi fra ricordi e tempo reale.

Si tratta senz’altro, per entrambi, di una relazione importante, finita evidentemente in modo brusco tempo prima.

È comunque una complicità che si riallaccia velocemente permettendo con facilità di superare gli imbarazzi.
E ora, andando oltre le malinconie del tempo, quasi come due vecchi amici. La memoria continua a sovrapporsi all’attimo presente.

Dalla scena sembra che mentalmente ognuno dei due si stia immaginando come sarebbe potuta andare se la loro storia fosse continuata. 

3. LA METÀ DELLA MELA

In una fase sociale così difficile come questo inizio anni ’20 ognuno ha, se non altro, l’occasione di fare i conti con le proprie priorità.
Luciano con questo album sembra davvero aver fatto i conti con ciò che gli sta a cuore e nonostante abbia spesso sostenuto che “le canzoni d’amore sono forse le più difficili perché ne sono state scritte miliardi, molte delle quali bellissime” ne ha scritta una, evidentemente molto sentita.

Su un tempo in tre – su cui Luciano altre volte si è sentito a suo agio – si svela che il loro incontro sembra quello fra due diverse solitudini.  
Una convivenza fatta anche di momenti duri ma resa forte dalla consapevolezza di “essersi trovati”.
La stessa consapevolezza che ha permesso di superare anche le crisi.
E ancora la coscienza di quanto ognuno abbia investito nel rapporto – l’impegno richiesto, gli adattamenti, le rinunce – ma anche del premio ricevuto.

4. DEDICATO A NOI

“La cosa che più ci accomuna è la diversità individuale.”
Luciano ha spesso sentito il bisogno di ricordare quanto il percorso di ognuno di noi sia unico e irripetibile.
“La somma di esperienze, avvenimenti, sensazioni, credenze, successi e fallimenti, letture, visioni, ascolti, convinzioni, scuole fatte, genitori avuti, traumi subiti, relazioni, insomma tutto ciò che si imprime nelle nostre menti e nei nostri corpi, non solo rende ognuno di noi senza uguali ma ne rende unica anche la visione delle cose. Sì, credo proprio che, come le impronte digitali e il suono della voce, anche la visione delle cose di ognuno sia unica.”
Ripensando a questa convinzione di Luciano è come sentire dietro a ogni frase di una sua canzone un’altra sua frequente affermazione: “così è come la vedo io. Ancora meglio: come la vedo io in questo momento”.
Tutto questo non ha mai scalfito in lui il bisogno di sentirsi parte di un insieme. Di quel “noi” che ogni tanto fuoriesce nella sua produzione.
Quel “noi” che a volte pare raccontare l’unione fra lui e il suo pubblico, a volte rappresentare la sua cerchia d’amici, altre volte, invece, sembra mettere insieme chi condivide le stesse priorità.
Un “noi” non recintato né troppo definito, che sembra piuttosto avere dietro un grande “ci siamo capiti”, lasciando così all’ascoltatore la libertà di riconoscersi o no. 
Il “noi” a cui Luciano fa riferimento in questa canzone – che non a caso dà il titolo all’album – è probabilmente lo stesso di quello cantato in “Non è tempo per noi” ma con una minore amarezza.
Un “noi” che sembra meritare una ricompensa: anche solo quella di essere dalla stessa parte.

Il pezzo, cominciato con una delicata frase di piano, via via prende un piglio più aggressivo fino al momento in cui Luciano quasi urla, all’interno della riflessione generale, un pensiero specifico e commosso su Luciano Ghezzi, bassista dei ClanDestino e morto qualche tempo fa.

5. MUSICA E PAROLE

“Musica e parole” è il pezzo più ironico dell’album. La base musicale, robusta, è fatta di piccole esplosioni e frammenti e va di pari passo col testo. Come se si dicesse che ci sono dei pezzi da mettere insieme. L’ironia è rivolta soprattutto verso certi comportamenti collettivi. Luciano comincia confessando il suo spaesamento rispetto a molti degli atteggiamenti sociali diffusi.

Poi, però, ancora una volta l’incontro con l’”altra” diventa salvifico, come un nuovo punto di partenza.

6. UNA CANZONE SENZA TEMPO

Lo stesso ristorante romano in cui lui e lei sono già stati anni fa. È tutto uguale, come sospeso nel tempo, anche le stesse reliquie sportive appese ai muri.

Perché se è vero che Roma è la citta eterna, allora è proprio lì che il tempo ha un altro valore, nonostante i cambiamenti, ed è proprio Roma, con i suoi difetti, certo, ma anche con tutto il suo incanto…

7. QUEL TANTO CHE BASTA

Durante il tour europeo Luciano ha contratto il covid e la malattia lo ha costretto a rimanere recluso per circa una settimana nella camera d’albergo di Parigi dove alloggiava.Le giornate erano molto lunghe ma Maioli è riuscito a recuperare una chitarra acustica e a fargliela avere.
“Quel tanto che basta” è la canzone che Luciano ha scritto in uno di quei pomeriggi.
La traccia è la numero 7 dell’album e, come ormai Ligabue ci ha abituato, le canzoni con quel numero nelle tracklist dei suoi dischi hanno sempre un sapore particolare.
Questa, all’interno di “Dedicato a noi” sembra essere il corrispettivo dell’occhio del ciclone: la calma inattesa.
In una vera e propria atmosfera come di “pacificazione”, testo e musica parlano di normalità. Un giorno fatto di piccoli gesti quotidiani, che non sembra avere nulla di speciale.

E in questa canzone apparentemente “piccola” ma in realtà centrale rispetto ai contenuti di “Dedicato a noi”.

8. NIENTE PIANO B

Subito dopo la quiete di “Quel tanto che basta” parte la canzone più dura dell’album che sembra cominciare con un andamento folk-rock ma poi marcia spedita, tirata da una ritmica trascinante.
Il curioso vocalizzo di Luciano a inizio pezzo (deng-deng-deng-dong) evoca il suono di una campana, come se si trattasse di una chiamata generale.
Poi, vengono fissate le condizioni richieste per potersi muovere, la frustrazione e la disillusione verso diversi aspetti che ci riguardano, fanno presagire ombre cupe sul “futuro in costruzione”.

Ma a fine pezzo la chiamata all’impegno individuale diventa esplicita. 

9. CHISSÀ SE DIO SI SENTE SOLO

I primi anni di questo decennio sono stati (e sono) durissimi: la pandemia, la guerra in Ucraina, i disastri dovuti alla crisi climatica e tutte le conseguenze sociali prodotte, la cronaca nera e il tasso di femminicidi, non hanno lasciato (e non lasciano) tregua. Più i tempi sono difficili più aumentano anche le angosce individuali.
Luciano prova a raccontare la nostra fragilità facendo un elenco di paure in cui in diversi si riconosceranno.
La cosa più curiosa, ci fa notare, è che si possa soffrire non solo la paura di un tema, un soggetto, una condizione, ma anche del suo contrario.

Un tranquillo ostinato di piano elettrico fa da sottofondo per l’elenco delle paure ma, al momento del ritornello, Luciano – quasi a commento della sua stessa fragilità – sente il bisogno di “umanizzare” la figura di Dio, come per sentirlo più vicino. Allo stesso tempo il centro del pezzo ha tutto l’aspetto di un’invocazione.

10. STANOTTE PIÙ CHE MAI

Abbiamo visto che l’album si apre con la storia di una coppia ritrovata trent’anni dopo la loro prima apparizione (in “Salviamoci la pelle”).
Ora, a chiusura disco, Luciano vuole raccontare un’altra storia di diciottenni, ma in questo caso un lui e una lei dei giorni nostri. Due ragazzi con l’adolescenza segnata dalla pandemia e dalle sue conseguenze sociali.

11. RIDERAI

Il primo singolo da “Dedicato a noi” è anche il pezzo che chiude l’album. E l’album si chiude, appunto, con un incitamento alla “speranza che deriva dal buon senso”.
Quante volte ci siamo sentiti dire: “di tutto questo un giorno riderai”? Quante volte le nostre preoccupazioni si sono rivelate infondate?
Quante volte, nonostante averlo visto sulla nostra pelle, passiamo ad altre preoccupazioni che a loro volta si dimostreranno inutili?
Luciano non ha voluto svelare a chi si sta rivolgendo in questa canzone (la moglie? la figlia? il figlio? un’amica? un amico? se stesso?), ma a questo punto della sua vita ha voluto confermare che sì, è proprio così: certo non di tutto, ma di molte delle cose che ci stanno tediando arriveremo a ridere.

SCORE: 7,00

DA ASCOLTARE SUBITO

La metà della mela – Dedicato a noi – Chissà se Dio si sente solo

DA SKIPPARE SUBITO

Mi basta un ascolto. Va bene così! 

TRACKLIST

1. Così come sei
2. La parola “amore”
3. La metà della mela
4. Dedicato a noi
5. Musica e parole
6. Una canzone senza tempo
7. Quel tanto che basta
8. Niente piano B
9. Chissà se Dio si sente solo
10. Stanotte più che mai
11. Riderai

DISCOGRAFIA

1990 – Ligabue
1991 – Lambrusco coltelli rose & pop corn
1993 – Sopravvissuti e sopravviventi
1994 – A che ora è la fine del mondo?
1995 – Buon compleanno Elvis
1999 – Miss Mondo
2002 – Fuori come va?
2005 – Nome e cognome
2010 – Arrivederci, mostro!
2013 – Mondovisione
2016 – Made in Italy
2019 – Start
2020 – 7
2023 – Dedicato a noi

I VIDEO 

WEB & SOCIAL 

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