Recensione: GREEN DAY – Father of All Motherfuckers

Recensione: GREEN DAY – Father of All Motherfuckers

Qualcosa è cambiato nelle idee di Billie Joe Armstrong e compagni. Father Of All Motherfuckers è un album nuovo per i Green Day, non è più il classico Pop-punk che la band ci ha abituato a far sentire nei precedenti 12 album.

In questo loro 13esimo album, la band Californiana ha sperimentato nuovi generi: troviamo sempre il punk, ma questa volta è unito a nuove sonorità vicine all’alternative rock e all’indie. Nei primi due brani dell’album non sembra neanche di aver appena fatto partire un disco dei Green Day, la voce di Armstrong nella prima strofa dell’album è quasi irriconoscibile, e mi piace molto! Più avanti nell’ascolto si percepiscono di più le sonorità punk classiche della band, ma comunque con sempre qualcosa di nuovo, dal pianoforte al suono della batteria a tratti più elettronica.

L’album è corto, 10 tracce, con neanche una ballad. 10 brani da ascoltare per darsi la carica, prima di un esame o prima di affrontare un colloquio importante.

Score:  7,50

Tre brani da ascoltare subito: Fire, Ready, Aim  – Sugar Youth – Father of All…

Tracklist:  

Father of all…
Fire, Ready, Aim
Oh Yeah!
Meet Me on the Roof
I Was a Teenage Teenager
Stab You in the Heart
Sugar Youth
Junkies on a High
Take the Money and Crawl
Graffitia

Discografia:

1990 – 39/Smooth
1991 – Kerplunk
1994 – Dookie
1995 – Insomniac
1997 – Nimrod
2000 – Warning
2004 – American Idiot
2009 – 21st Century Breakdown
2012 – ¡Uno!
2012 – ¡Dos!
2012 – ¡Tré!
2016 – Revolution Radio
2020 – Father of All Motherfuckers

Video:

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