RECENSIONE: EMANUELE ALOIA – “Sindrome di Stendhal”

RECENSIONE: EMANUELE ALOIA – “Sindrome di Stendhal”

“Perché intitolare un album sindrome di Stendhal?” E’ questa la domanda che mi sono posta e a cui non ho trovato risposta.

Partiamo dal titolo che in teoria dovrebbe dare una direzione al disco, un mood, un’atmosfera. Quello scelto da Emanuele Aloia, sicuramente dettato dalla giovane età del cantautore (se non erro classe ’98) è Sindrome di Stendhal ovvero un disturbo psico-somatico che i manifesta di fronte a opere d’arte o architettoniche di grande bellezza, soprattutto se queste stesse opere si trovano in spazi limitati. Un disturbo, un angoscia, un’emozione che non si rivive ascoltando il disco per fortuna o sfortuna a seconda dei pareri. Il disco contornato da titoli che rimandano ai Girasoli di Vincent VanGogh a Il bacio di Klimt, fa del citazionismo, talvolta sforzato, il suo cavalo di battaglia senza far trasparire, appunto ad alcuna emozione affine a quello che dovrebbe essere il biglietto da visita di un disco, ovvero il suo titolo. 

Sindrome di Stendhal porta avanti il le immagini che aveva già presentato con i brani e singoli che lo avevano anticipato: L’urlo di Munch, Il bacio di Klimt e Quando Dio ti ha inventato.

L’album si apre con Notte Stellata, una ballad che ricorda i brani sopracitati salvo poi cedere il passo a un up tempo che strizza l’occhio alla radio. Schopenhauer segue il filone ammiccante, estivo da ascoltare con una birra ghiacciata tra le mani e in compagnia di amici. I due veri outsider del disco sono Mi stai già perdendo, un brano intimo o intimista che dir si voglia e Ipocrisia che pone l’accento su uno spaccato sociale, una denuncia sensibile. Entrambi i brani mettono la luce e il focus sulla capacità di Aloia di scavare e osservare, dote non da poco conto per un ragazzo di ventitré anni. 

In definitiva Sindrome di Stendhal non è una brutta prima prova, sicuramente avrà il successo che merita tra le orecchie di una generazione di coetanei a Emanuele ma che ha poca presa verso chi ha qualche anno in più dell’autore e che ne sta scrivendo e questo, ammetto mestamente, è sicuramente un mio limite. Sarà interessante vedere la crescita dell’artista, delle tematiche e dei mondi musicali che intraprenderà da qui in avanti. Perché come dice meglio di me Cremonini “Per quanta strada ancora avrai da fare, amerai il finale“.  

SCORE: 6,50

TRE BRANI DA ASCOLTARE SUBITO:

“Mi stai già perdendo” – “Ipocrisia” – “Il bacio di Klimt”

TRACKLIST:

DISCOGRAFIA:

2021 – Sindrome di Stendhal

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