A Campovolo non si va per caso. Ci si torna, semmai. Come si torna in un luogo familiare, dove ogni angolo ha una memoria, ogni nota un volto.
Vent’anni dopo quel primo, mitico raduno del 2005, Luciano Ligabue sceglie ancora una volta di riportare la sua gente a casa. E non è solo un concerto: è un appuntamento con il tempo, un rito che sa di estate e di appartenenza.
Ora si chiama RCF Arena, ma per chi c’era – e per chi continua a esserci – resta semplicemente Campovolo. Uno spazio che ha visto passare almeno tre generazioni di fan, dove le canzoni non sono solo canzoni ma segni lasciati su una pelle comune.
Il 21 giugno non è una data qualsiasi: è la Festa della Musica, il solstizio d’estate, la notte più lunga dell’anno. Perfetta per raccontare trent’anni di Certe notti, l’inno che più di ogni altro ha definito l’identità del Liga e di chi l’ha seguito.
Quello di Ligabue è un concerto che guarda indietro senza nostalgia, con la consapevolezza di chi ha attraversato il tempo senza mai smettere di crederci. La scaletta è un viaggio emotivo, una traiettoria che passa dai pezzi storici alle canzoni più recenti, ma il centro resta lì: in quell’immaginario fatto di bar, sogni di provincia, silenzi complici e notti in cui “sembra non finire mai”.
Il pubblico, come sempre, fa la sua parte. Non c’è solo entusiasmo, c’è riconoscimento. La sensazione di essere parte di una storia condivisa, che resiste alle mode e agli algoritmi. Ligabue parla poco ma guarda tanto: si prende il tempo per ascoltare il coro di cinquantamila persone che ancora credono che la musica – quando è vera – possa creare comunità.
Campovolo 2025 “LA NOTTE DI CERTE NOTTI” è la conferma di una fedeltà rara. Quella tra un artista e il suo pubblico, tra una voce e la sua eco. E in un’epoca in cui tutto scorre troppo veloce, fermarsi per una sera a cantare “certe notti non finiscono mai” è più che un bel ricordo. È un atto di resistenza.

IL LIVE
Energia, vigore, forza, carica. Ligabue non tradisce mai il patto col suo pubblico. Dal primo accordo, lo show è una corsa a perdifiato dentro trent’anni di musica, di vita, di storie condivise.
La scaletta – costruita come un flusso narrativo – attraversa tutto il suo repertorio, dai brani iconici alle sorprese più intime, tenendo insieme le epoche con naturalezza. Non è solo un concerto, è una biografia collettiva suonata a cielo aperto.
A colpire, oltre alla tenuta fisica e vocale del Liga, è la regia emotiva dello spettacolo. Le transizioni tra i blocchi del live si affidano a una soluzione karaoke: i testi scorrono sui maxischermi, e il pubblico – già partecipe – diventa protagonista, riscrivendo a voce alta la propria storia.
Sul palco, durante PICCOLA STELLA SENZA CIELO una figura sospesa: un’acrobata eterea danza tra i cieli dell’arena, portando con sé il senso di un equilibrio fragile ma possibile.
E poi il colpo di teatro: un track vintage anni Sessanta compare all’improvviso. La band ci sale sopra, lentamente si muove e fa il giro dell’intera Campovolo, accorciando ogni distanza, ricordando che la musica, quando è autentica, è un corpo a corpo con la gente.
Il gran finale è fuochi d’artificio, cori liberatori, corpi che ballano e si abbracciano, voci che si intrecciano.
Il popolo del Liga ha avuto tre ore di pura musica suonata, la sua serata, la sua notte speciale.
Certe notti non finiscono mai. E quando succede, lo sai: eri nel posto giusto, al momento giusto.
LA SCALETTA
0. CERTE NOTTI / base, momento karaoke
1. I RAGAZZI SONO IN GIRO
2. QUESTA È LA MIA VITA
3. I DURI HANNO DUE CUORI
4. LA METÀ DELLA MELA
5. LAMBRUSCO E POP CORN
6. IL GIORNO DEI GIORNI
7. COSA VUOI CHE SIA
8. LE DONNE LO SANNO
9. LETTERA A G.
10. HAPPY HOUR
Momento karaoke L’amore conta
11. FIGLIO DI UN CANE
12. BAMBOLINA E BARRACUDA
13. NON È TEMPO PER NOI
14. PICCOLA STELLA SENZA CIELO
15. BALLIAMO SUL MONDO
(……chiusura Marlon Brando)
Momento karaoke Sogni di Rock’n’Roll
16. BUON COMPLEANNO ELVIS
17. QUELLA CHE NON SEI
18. SEDUTO IN RIVA AL FOSSO
19. VIVO MORTO O X
20. HAI UN MOMENTO DIO
21. SI VIENE E SI VA
22. IL MEGLIO DEVE ANCORA VENIRE
23. IL MIO NOME E’ MAI PIU’/ LEGGERO
24. VIVA!
25. A CHE ORA È LA FINE DEL MONDO?
26. TRA PALCO E REALTÀ
BIS
27. URLANDO CONTRO IL CIELO
28. CERTE NOTTI
LA LIGA STREET
Da ieri sono aperte le porte della LIGASTREET per vivere un’esperienza immersiva nel mondo del Liga. Svariate le attività previste lungo la Ligastreet che è divisa in aree tematiche: dalla LIGA GAMES (tra flipper e calcio balilla), all’AREA GIOSTRE (con toro meccanico e molto altro) e l’area INSIDETHEBOX – BUON COMPLEANNO ELVIS 1995-2025 (un vero e proprio ligacorner con mostra fotografica e memorabilia), passando per il merchandising dedicato ed esclusivo, dai punti ristorazione all’area cinema, dal campeggio all’area sportiva, dallo spazio TRIBUTE STAGE che viene messo a disposizione per momenti di musica live, tribute band, talk powered by BarMario, fino ad arrivare a un’area kids.
Durante le due giornate è inoltre organizzata, sempre presso il Tribute Stage, una speciale Asta online grazie alla partnership con Charity Star, che mette in palio oggetti iconici utilizzati e indossati da Ligabue: chitarra, indumenti, tracolle e tanto altro. Il ricavato dell’iniziativa sarà interamente devoluto a La Collina (www.cooplacollina.it), realtà locale da sempre impegnata nel sociale.
E poi ancora… Nunu’s Italia trasforma la LIGASTREET in un autentico mercato alimentare composto da numerosi Foodtruck dal design esclusivo, mettendo in risalto l’eccellenza dei prodotti del territorio emiliano-romagnolo. La cultura gastronomica del territorio è al centro dell’esperienza: i foodtruck presenti offriranno ai fan una selezione curata di specialità locali, dimostrando come la qualità possa essere garantita anche in un evento di queste dimensioni. Sulla Ligastreet di Campovolo fa tappa anche il food truck di PizzAut, portando con sé un carico speciale di inclusione e pizza.
LA GALLERY
L’INTERVISTA
Uso dell’intelligenza artificiale nello show
È chiaro che, quando hai a disposizione una tecnologia come l’intelligenza artificiale, sta a te capire fino a che punto usarla. Noi abbiamo cercato di usarla per creare realtà che non esistono, per esempio mettere insieme i capi del mondo che brindano su una navicella spaziale. Serve, se la si usa con la giusta parsimonia, per arricchire i contenuti. Devo dire che, in particolare, c’è il contributo visivo in Cosa vuoi che sia: durante il pezzo scorreranno dati sul riscaldamento globale, che è un tema che, sempre di più, i capi del mondo vogliono mettere sotto il tappeto… e quell’immagine della Las Vegas post-apocalittica che si vede è molto forte ed era impossibile realizzarla senza l’intelligenza artificiale.”
Il simbolismo di Las Vegas nello show
Nel concerto porto soprattutto la Las Vegas dello svago e quella che è al centro della corruzione. È centrale per noi perché Campovolo è il posto delle feste. C’è quella parte di divertimento che è ben chiara e in qualche modo è stata ispirata da quello che abbiamo fatto 30 anni fa con il video di “Viva”, ambientato a Las Vegas, in cui indosso giacche stile Elvis. Las Vegas rappresenta un po’ tutto e il contrario di tutto, ed è un’immagine fortissima per questo momento storico.”
Sull’esordio del figlio Lenny come batterista a Campovolo
Ti garantisco che durante le prove del suo primo Campovolo Lenny non ha mostrato incertezze. Ha fatto delle prove magnifiche. Sto cercando di trasmettergli che abbiamo dei privilegi enormi, come quello di vivere giornate come questa. E se tutto andrà come deve andare, abbiamo anche l’impegno di godere l’emozione che questo comporta. Ma se l’emozione ti sovrasta, può crearti problemi nella performance. Lo sto rassicurando il più possibile. Il salto dai teatri a questo spazio è importante, ma lui è talmente ‘il mio batterista’ che era impensabile non averlo anche qui.”
Sulle responsabilità sociali e i temi del concerto
Io ho avuto un sogno che sembrava molto vicino a una realtà e che si è formato nella mia adolescenza. Negli anni Settanta pensavo che il mondo si potesse cambiare, rendendolo più praticabile, giusto, equo, vivibile. In quel periodo operai, studenti e intellettuali andavano nella stessa direzione. Oggi quello che vedo è l’esatto opposto di quel sogno. Cosa si può fare? Ci sarebbe da smontare tutto, ma di sicuro non può farlo un cantante. Quello che possiamo fare è ricordare che non si può ignorare il riscaldamento globale, come non possiamo continuare a pensare in termini di riarmo e guerra, come stiamo vedendo in questo periodo. Credo che una speranza per il futuro passi per forza dal genere femminile.”
Sul futuro discografico e la scrittura
Io non smetto mai di scrivere. Per me non è solo un impegno rispetto a una serie di ascoltatori ideali, è proprio un piacere. È vero quello che si dice: scrivere è terapeutico. Scrivo costantemente, potrei fare se volessimo due o tre album in questo momento, ma pubblicare è un’altra cosa. È diventato un mondo diverso, e quindi quando si sceglie di pubblicare lo si fa con più parsimonia, cautela, pensando più a lungo. Vedremo quando sarà il momento.”
Riguardo al “gigantismo musicale” e la corsa ai numeri
Non sono informatissimo sulla nuova musica in Italia però non ci vuole molto a capire che è diventato un mondo maledettamente competitivo. Se da un giorno all’altro, dal provino in casa, non arrivi il giorno dopo a fare uno stadio, sembra ci sia qualcosa che non va. Ci deve essere invece un tempo di maturazione e quindi se queste tecniche, esistono veramente e sono messe in atto non fanno bene di sicuro né alla musica né agli stessi artisti.”
Sul significato personale di Lettera A G e l’album Nome e Cognome
Sono passati vent’anni dall’album da cui è scaturito Campovolo. Vent’anni e qualche mese fa, infatti, ho scritto “Nome e Cognome” in un momento personale molto forte, potente. Avevo perso mio padre da poco tempo, avevo perso questo mio cugino che era come un fratello, questo G a cui “Lettera A G” è scritta, mi ero separato dalla moglie, avevo una nuova relazione e avevo avuto una figlia. Tutto questo è diventato “Nome e Cognome” per cui le canzoni sono disseminate di queste esperienze. Chiamai il mio amico attuale ed ex manager Claudio Majoli e gli dissi “questo album lo devo presentare qui perché è molto personale” e lui mi disse di aspettare perché sarebbe arrivato con una proposta, e venne con la planimetria di Campovolo, allora gli dissi di nuovo “non è proprio il posto in cui uno pensa una cosa così intima” e mi disse di fare un concerto qui e poi saremmo arrivati al contesto intimo. Da lì nasce Campovolo e “Lettera A G” diventa uno dei motivi per celebrare “Nome e Cognome”.
Sul fenomeno Campovolo e le “magie” vissute
Campovolo è qualcosa che ci è sfuggito quasi dalle mani all’inizio. Tornando a 20 anni fa, io e Majoli ci eravamo serviti di due agenzie per realizzare un concerto del genere; nessuno avrebbe mai potuto immaginare che sarebbe venuta così tanta gente. Man mano vedevamo che la gente era tanta e ci venne suggerito di provare ad avere 4 palchi per raggiungerli tutti, ma non funzionò, anche se l’intenzione era giusta. Ricordo che cosa è successo con “Urlando contro il cielo” in chiusura di quel concerto, ricordo bene i fotogrammi della gente che urlava. Via via che si sono fatti gli altri Campovolo, ogni volta c’era la sensazione che la festa non si esauriva con il concerto, e da qui è partita l’idea di questi due giorni di festa. Quando mio fratello ha fondato il fanclub abbiamo notato come la gente si conoscesse facilmente: da lì sono nate amicizie, relazioni, famiglie”.
Sul messaggio di Pace e su Gaza
Su Gaza ogni parola rischia di diventare superflua perché è tale l’orrore e l’indignazione che si rischia sempre di aggiungere qualcosa che perde effetto, però non possiamo assolutamente non ricordare che noi abbiamo bisogno di pensare che ci sia una fine a questo massacro. Abbiamo quindi deciso di recuperare uno speech di Benigni in cui allo stesso tempo, indignato ma commosso, affronta il tema dei bambini vittime della guerra, e se non lo senti veramente quel dolore non sei un essere umano. Denunceremo il fatto che non c’è solo Gaza: c’è l’Ucraina, c’è il Sudan, ci sono 56 conflitti in corso nel mondo e alla fine di questo ricorderò che ventisei anni fa usciva “Il mio nome è mai più” e il suo messaggio è esattamente quello che continuo a pensare.”
Sul livello dello show
Non mi sono ispirato a qualcuno: vengo da più di 30 concerti nei teatri dove al centro c’era la musica, e mi sono proiettato in una realtà che non posso non ricordare: è il quinto Campovolo, e per fare in modo che sia almeno all’altezza dei precedenti, sperando addirittura di alzare ancora un pochino l’asticella, abbiamo lavorato sodo tanto tempo e lavorare sodo per me vuol dire confrontarmi con una squadra di cui ho totale fiducia. Nell’ultimo anno si sono aggiunti Jacopo Pesce e Max Brigante, che ci hanno permesso di allargare l’idea di questo concerto. Ad esempio, il concept di Las Vegas viene da loro.
Sulle radici reggiane nella sua arte
Ho 65 anni e li ho vissuti tutti qui. Sono legatissimo alle mie radici, ma ad esempio mia figlia non lo è visto che vive a Milano, mentre Lenny sotto questo punto di vista mi somiglia molto. Credo che il mio legame con le radici sia finito nel mio lavoro. La visione del mondo di una persona passa attraverso le informazioni che riceve ma il contesto attorno a te ne dà tante altre.”
“Hai un momento Dio” e il rapporto con la figura di Dio
Penso che a Dio scriverei le stesse cose che ho scritto in “Hai un momento Dio” perché avevo voglia e ho voglia ancora di umanizzare un po’ la sua figura. Uno dei motivi per cui mi sono allontanato dalla religione cattolica è il concetto che ci sia questa distanza estrema per cui di lui si deve avere timore e soggezione, senza considerare tutto quello che attorno c’è e che ha a che fare con la liturgia. Nel tempo tutte queste cose mi hanno prodotto un bisogno di leggerezza tale per cui ho detto ‘proviamo invece adesso a pensare che sia possibile questa cosa, no? non ti voglio disturbare ma facciamo due chiacchiere’. In “Dedicato a noi” c’era un’altra canzone che si chiama “Chissà se Dio si sente solo” ed è un’immagine a cui nessuno pensa mai. Chissà se quindi si sente come noi”.
“Il mio nome è mai più”, riedizione del brano, spazio per un brano del genere oggi o di un live sui conflitti e crisi umanitaria
Le canzoni si possono scrivere, si può esprimere la propria indignazione, non so se possono avere lo stesso effetto rispetto alla massa di informazione di cui siamo costantemente sovrastati. Oggi ci sono anche i social, ma all’epoca si vendevano dischi fisici con cui, con i soldi ricavati, si realizzavano tante iniziative. Con Il mio nome è mai più abbiamo permesso a Emergency di costruire due ospedali in Afghanistan, io non so se oggi con lo streaming, anche con un successo pazzesco, si riesca a dare un contributo concreto in questi termini. Sicuramente, c’è un contributo di carattere culturale, ma sono cose molto difficili da realizzare, soprattutto se davanti non hai un obiettivo così chiaro. C’è da aggiungere che Il mio nome è mai più è uscito 26 anni fa e all’epoca usciva un millesimo della musica che esce oggi: una canzone adesso dura da una settimana a un mese e mezzo per le più fortunate; il segno che lascia una canzone è diverso, io mi reputo fortunato per aver vissuto quei momenti.
Live Aid, c’è possibilità di fare un concerto simile oggi
Io ti posso parlare dei due eventi di beneficenza realizzati qui, Italia Loves Emilia e Italia Loves Romagna. Il primo citato è stato eccezionale, si è creata una magia grazie alla disponibilità di ogni artista.
SANSIRO 2026 E IL TOUR INTERNAZIONALE
Ma le feste non finiscono qui, già annunciato il prossimo appuntamento alla Reggia di Caserta il 6 settembre 2025 e sabato 20 giugno 2026, a distanza di un anno esatto da Campovolo2025, la grande festa arriverà anche al nord con “CERTE NOTTI A MILANO”, un evento allo Stadio San Siro, terza tappa de “La Notte di Certe Notti” in un altro luogo iconico che ha segnato la carriera di Ligabue (nel 1997 San Siro è stato il primo stadio ad ospitare un concerto nella carriera di Ligabue) e che negli anni lo ha visto più volte protagonista.
Anche questa volta non sarà solo un concerto ma un’imperdibile experience nel mondo del Liga.
Dal 1° maggio 2026 Ligabue farà il giro dell’Europa con “CERTE NOTTI IN EUROPA”, un tour che partirà da Barcellona e farà tappa a Madrid, Parigi, Londra, Utrecht, Bruxelles, Lussemburgo e Zurigo.
I biglietti saranno disponibili dalle ore 14.00 di mercoledì 25 giugno!
Queste le date di “CERTE NOTTI IN EUROPA”:
1° maggio | Barcellona – Razzmatazz
2 maggio | Madrid – Sala Riviera
8 maggio | Parigi – Olympia
9 maggio | Londra – 02 SHEPHERD’S BUSH
11 maggio | Utrecht – Tivolivredenburg Ronda
12 maggio | Bruxelles – Cirque Royal
14 maggio | Lussemburgo – Rockhal
16 maggio | Zurigo – The Hall
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