Non si va a un concerto degli AC/DC per ascoltare musica. Si va per farsi travolgere.
Come da un tir lanciato a 200 all’ora, ruote chiodate, cavo dell’alta tensione al posto del volante. Si va per vivere una liturgia elettrica con altre 80mila anime assetate di decibel.

Dopo un viaggio in pulmino con il mio amico avvocato — distinto, fan del Boss, ma col cuore che batte forte per il rock sanguigno degli AC/DC — arriviamo all’Autodromo di Imola e veniamo risucchiati nel magma sonoro della band australiana. Gli AC/DC non suonano: resuscitano. Ti fanno sentire vivo come solo chi ha visto l’inferno delle valvole incandescenti sa fare.
Con loro, ogni nota è un colpo d’ariete. Decibel nelle viscere, cori da stadio trasformati in riti tribali, rock’n’roll che ti schiaffeggia l’anima e ti lascia in ginocchio, sorridente e redento.
Angus Young è la scintilla eterna. In divisa scolastica verde, bianca e rossa modello bandiera italiana, 70 anni e la furia di un centauro punk. Macina chilometri di palco, posseduto. Duckwalk, assoli infiniti, linguaccia al vento, pugni al cielo. Una belva scatenata con la Gibson SG al posto degli artigli. E su Let There Be Rock, ci spara addosso venti minuti di pura epifania elettrica. Sembra non finire mai. E non vorresti finisse.

Brian Johnson — cappellino d’ordinanza, voce che pare arrivare dalla crosta terrestre — urla come se dovesse squarciare il cielo. Back in Black, Hells Bells, Shot in the Dark, Dirty Deeds Done Dirt Cheap: ogni pezzo un’esplosione. Lacrime, birre, cuori alzati in un unico battito collettivo.
Il set è un viaggio siderale nel DNA del rock: Thunderstruck che ti colpisce al petto come un defibrillatore; High Voltage cantata come un inno nazionale da una folla devota; For Those About to Rock chiusa dagli iconici colpi di cannone, come una guerra santa del suono. Brividi. Sempre.
La produzione è un film apocalittico in diretta: fuoco, LED, cannoni, coriandoli, fiamme, un muro visivo da delirio. Il suono è preciso e brutale: ogni riff ti colpisce come una fucilata. Nessuna nostalgia zuccherosa, nessun revival patinato. Solo pietra viva, sudore e adrenalina.

A Imola, gli AC/DC non hanno tenuto un concerto. Hanno celebrato un rito.
Un esorcismo collettivo. Hanno scacciato la malinconia, spazzato via ogni dubbio sul futuro del rock. E ci hanno urlato addosso, col volume a undici, che la vecchia scuola è ancora la più feroce.
Rock and roll will never die. Angus ce l’ha gridato in faccia.
E noi, sfiniti e felici, abbiamo giurato di credergli.

LA SCALETTA
If You Want Blood (You’ve Got It)
Back in Black
Demon Fire
Shot Down in Flames
Thunderstruck
Have a Drink on Me
Hells Bells
Shot in the Dark
Stiff Upper Lip
Highway to Hell
Shoot to Thrill
Sin City
Dog Eat Dog
Dirty Deeds Done Dirt Cheap
High Voltage
Riff Raff
You Shook Me All Night Long
Whole Lotta Rosie
Let There Be Rock
Encore:
T.N.T.
For Those About to Rock (We Salute You)

LA BAND
Sul palco la più grande band di rock and roll del mondo, ci saranno Angus Young alla chitarra solista, Brian Johnson alla voce, Stevie Young alla chitarra ritmica, Matt Laug alla batteria e un nuovo bassista a proseguire l’opera di Cliff Williams.
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