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PINK FLOYD, YES e GENESIS in mostra alla Fondazione Rovati: visioni psichedeliche tra arte e rock
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PINK FLOYD, YES e GENESIS in mostra alla Fondazione Rovati: visioni psichedeliche tra arte e rock

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Dal 14 giugno, al Padiglione d’arte della Fondazione Luigi Rovati, prende forma un viaggio immaginifico attraverso l’universo visivo del rock psichedelico e progressivo britannico. Dopo i Beatles, è il turno di Pink Floyd, Yes e Genesis nel secondo capitolo del ciclo “Echoes”.

Ci sono copertine che non si dimenticano: un prisma che rifrange la luce, un uomo in fiamme, una volpe in abito rosso. Immagini entrate nella memoria collettiva di più generazioni, simboli plastici di un’epoca in cui la musica non era solo da ascoltare, ma da guardare.

Alla Fondazione Luigi Rovati di Milano, il secondo episodio della trilogia Echoes. Origini e rimandi dell’art rock britannico – a cura di Francesco Spampinato – si addentra nelle pieghe visionarie dell’immaginario visivo costruito intorno a tre delle band più emblematiche del rock inglese: Pink Floyd, Yes e Genesis.

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Dalle sinapsi al vinile

“Pink Floyd, Yes, Genesis. Nuove percezioni della realtà” non è semplicemente una mostra: è una mappa sensoriale di un’estetica in cui musica, pittura, fotografia e illustrazione si fondono.

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La mostra ripercorre l’universo psichedelico e surrealista che accompagna le produzioni di queste mitiche band.

Il percorso si apre con un’opera del pittore metafisico Alberto Savinio, proseguendo con i dipinti di Roger Dean per le cover degli Yes e le visionarie fotografie di Hipgnosis e Storm Thorgerson per i Pink Floyd tra cui il prisma di The Dark Side of the Moon, l’uomo che va a fuoco di Wish You Were Here e il maiale gonfiabile di Jeffrey Shaw nel cielo di Londra per la copertina di Animals. Per i Genesis, in mostra i dipinti di Paul Whitehead per Trespass, Nursery Cryme e Foxtrot con l’immagine della volpe in abito rosso e gli acquarelli originali di Colin Elgie per le cover di A Trick of the Tail e Wind and Wuthering con una parata di personaggi ispirati ai brani del disco e variamente riconducibili alle illustrazioni di romanzi di letteratura fantastica, come “Alice nel paese delle meraviglie” (1866) di Lewis Carroll e “Manuale di zoologia fantastica” (1957) di Jorge Luis Borges.

A risuonare con questo immaginario surreale, una installazione dell’artista svedese Nathalie Djurberg che mostra un mondo fiabesco fatto di pillole multicolore, simbolo della cultura farmaceutica ma anche richiamo alle sostanze psichedeliche come strumento per travalicare i limiti percettivi.

Infine, l’opera originale di Hipgnosis per la copertina di …And Then There Were Three… (1978) – il nono album dei Genesis, ormai orfani sia del chitarrista Steve Hackett che del frontman Peter Gabriel – rappresenta un ideale collegamento verso il terzo capitolo del ciclo espositivo, dedicato alle convergenze tra arte e musica nella carriera del solo Gabriel.

In occasione dell’inaugurazione di Pink Floyd, Yes, Genesis. Nuove percezioni della realtà, uno degl’iconici maiali gonfiabili di Jeffrey Shaw sarà allestito nel giardino del Museo.

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Se i Beatles, nel primo capitolo del ciclo, avevano spalancato le porte tra rock e arti visive, con Pink Floyd, Yes e Genesis il viaggio trova il suo culmine.

Lucio Rovati, a proposito della nuova mostra: 

Eccoci al secondo momento di Echoes, che segue il grande successo del primo capitolo. Se là avevamo visto come i Beatles avessero aperto il dialogo tra il rock ‘n’ roll e le arti visive, è con il rock progressivo inglese che il viaggio arriva al suo compimento: grandi artisti che creavano immagini poetiche ma spesso anche forti, che riflettevano sulle copertine dei dischi le atmosfere musicali create da band sofisticate quali Pink Floyd, Yes e Genesis, relazionandosi tra l’altro con espressioni precedenti delle arti figurative, o che ne sarebbero seguite.

Commenta Francesco Spampinato, curatore: 

La seconda mostra del ciclo Echoes. Origini e rimandi dell’art rock britannico esplora l’influenza del Surrealismo e della letteratura fantastica sull’universo visivo del rock psichedelico e progressivo, nonché gli echi e le influenze che nel tempo questo immaginario ha generato. Attraverso gli straordinari artwork e i progetti di comunicazione visiva sviluppati da Hipgnosis, Storm Thorgerson, Roger Dean, Paul Whitehead e altri per band quali Pink Floyd, Yes e Genesis, il percorso espositivo mostra come istanze nate nell’ambito delle avanguardie artistiche abbiano raggiunto negli anni Sessanta e Settanta un pubblico ben più vasto, di giovani desiderosi di ristabilire i parametri della società, attraverso copertine di dischi di cui artisti, illustratori e grafici hanno sfruttato l’intera estensione a due ante, per poi ritornare al mondo dell’arte contemporanea come dimostrano i loro echi nelle opere delle generazioni più recenti di artisti.

Il nuovo appuntamento 

A concludere il ciclo sarà in settembre la mostra Peter Gabriel. Frammentazione dell’identità (3 settembre – 26 ottobre 2025) dedicata alla poliedrica identità dell’artista, anima dei Genesis nei loro primi anni di attività e poi diventato celebre per la sua carriera solista.

In questo terzo episodio saranno in mostra copie firmate dall’artista degli artwork di Hipgnosis per le copertine dei suoi primi tre album, Car, Scratch e Melt, le fotografie e i videoclip degli iconici travestimenti dell’artista, dalla donna-volpe di Foxtrot al celebre trucco creato per Shock the Monkey nell’omonimo videoclip e nelle esibizioni dal vivo, come nella foto di Guido Harari a Sanremo del 1983, fino ai progetti multimediali e interattivi in CD-ROM degli anni ‘90.

Un percorso che esplora il tema della frammentazione dell’Io nella ricerca dell’artista e che nella mostra prende avvio dalla celebre rappresentazione di Rrose Sélavy (1921), alter ego di Marcel Duchamp, documentato nelle fotografie di Man Ray, e prosegue con opere originali di Keith Haring e Kiki Smith che trattano della crisi dell’identità in epoca postmoderna.

Info 

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Echoes. Origini e rimandi dell’art rock britannico
Padiglione d’arte, Fondazione Luigi Rovati
INGRESSO LIBERO
Fondazione Luigi Rovati
Corso Venezia 52, Milano
www.fondazioneluigirovati.org

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