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Intervista – trigNO: Non scrivo perché canto, ma canto perché scrivo

Dopo la vittoria nella categoria Canto e il Premio delle Radio ad Amici 24, trigNO presenta il suo primo EP “A un passo da me”.

Un lavoro autentico, tra cantautorato e urban, in cui racconta fragilità, desideri e conquiste della GenZ.
Ne abbiamo parlato con lui, tra passato, futuro e palchi che lo aspettano.

L’INTERVISTA 

Sei  lo stereotipo del cantautore contemporaneo: scrittura forte, anima urban, timbro riconoscibile. Ti ci ritrovi?

Mi fa molto piacere che venga percepita questa contaminazione, perché significa che si colgono le influenze da cui ho attinto prima ancora di iniziare a pubblicare musica. Ho sempre cercato di scrivere con sincerità, mettendoci dentro quello che vivevo. E sapere che questo arriva, che viene riconosciuto, per me è fondamentale. In un momento in cui tanti fanno musica, riuscire ad avere un’identità forte è complicato. Ecco perché per me è importante che si capisca che scrivo prima di tutto per esigenza, non perché “funziona” o perché fa parte del pacchetto.

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Pensi che sia più difficile emergere con un approccio così personale alla scrittura?

Onestamente non so se sia più facile o più difficile, ma per me è l’unico modo possibile. Non riesco a forzarmi in qualcosa che non sento. Non mi interessa adattarmi a un cliché o seguire una formula: per me la scrittura è sempre stata centrale. Non scrivo perché canto, ma canto perché scrivo. È un’esigenza.. Quindi la strada è quella, anche se può essere meno immediata.

Parliamo dell’EP. I brani nascono tutti durante l’esperienza di Amici?

In realtà no. Molti pezzi sono stati scritti prima di entrare nella scuola, nel corso dell’anno e mezzo precedente. Quando abbiamo iniziato a pensare all’EP, ne avevo tantissimi e abbiamo fatto una selezione cercando quelli che rappresentassero meglio chi sono oggi e cosa volevo raccontare. Alcuni li avevo già presentati nel programma, altri – come D’amore non si muore – sono nati durante il percorso.
È stato bello avere lo spazio per sperimentare e capire anche come portare il mio mondo su un palco televisivo.

A proposito di palco: ho visto il calendario dei tuoi primi live dopo Amici. Un bel programma! 

C’è un mio amico che abita davanti ai Magazzini Generali di Milano: ogni volta che passavo di lì, sognavo di esibirmi in quel locale. Farlo davvero sarà incredibile. Certo, l’agitazione c’è, ma anche la consapevolezza che un po’ di “gavetta da palco” me la sono fatta già durante il programma. Ora voglio capire come sono io su un palco reale, fuori dal contesto protetto della scuola, e vedere gli occhi delle persone che mi seguono, quelle che cantano con me: è impagabile.

Cos’è cambiato per te, adesso che Amici è finito?

Soprattutto lo sguardo degli altri. Le persone attorno a me – amici, famiglia – mi hanno sempre supportato, anche quando pubblicavo brani senza troppe aspettative. Ma oggi percepisco qualcosa in più nei loro occhi: una fiducia più concreta, un orgoglio. E questo mi dà una spinta forte. Poi ovviamente cambia anche il contesto: cammini per strada e qualcuno ti riconosce. Fa effetto, ma cerco di viverlo con equilibrio.

Durante Amici hai fatto molte cover. Alcune sono state molto apprezzate, altre forse meno riuscite. Come le hai vissute?

C’è stata coerenza nelle cover che ho portato. Alcune scelte erano più nelle mie corde, altre meno, ma fa parte del gioco. Non do colpe alle canzoni, anzi: spesso dipendeva da me, da come riuscivo a interpretarle. In ogni caso, ho cercato di portare coerenza, restando fedele al mio stile, anche quando affrontavo brani molto lontani dal mio mondo. E grazie a questo percorso ho scoperto che posso avere anche più facce: quella più intima e quella più performativa. Questo mi ha fatto crescere molto.

C’è qualche cover che ti è rimasta particolarmente dentro?

Sicuramente 16 marzo di Achille Lauro e Dedicato di Loredana Bertè. Sono brani con una forte intensità emotiva, e lì ho sentito che potevo esprimere al meglio la mia parte più cantautorale.

E tu, invece, cosa ascolti quando non scrivi?

In questo periodo sto facendo una full immersion per recuperare un po’ di tutto quello che è uscito mentre ero ad Amici. Prima di entrare ascoltavo molta musica italiana, sia del passato che del presente. E poi ho sempre avuto una passione per il rap italiano, in particolare la wave Genovese del 2016.
Mi affascina perché univa suoni trap con testi che raccontavano davvero qualcosa, esperienze vissute. È quello che cerco anch’io nella mia musica: raccontare la realtà, senza filtri.

Tra trap da flex e rap conscious, dove ti collochi?

Sicuramente più sul versante conscious. Ho ascoltato anche roba “che flexa”, certo, e penso che anche quella sia una forma d’arte da studiare.
Però quello che mi interessa è dire qualcosa, anche quando uso suoni nuovi. Mescolare le cose, prendere spunti da mondi diversi – pop, rock, rap – è parte del mio processo creativo.

Estate in arrivo: ci saranno concerti?

Sì, e non vedo l’ora. Voglio cantare davanti a quante più persone possibile, vedere chi salirà su questa “barca” con me. Sentire le mie canzoni cantate da chi è sotto il palco è qualcosa che mi emoziona tanto. Poi chiuderemo l’anno con due date importanti a novembre, a Milano e Roma. Dopo, si torna in studio: ho già voglia di scrivere roba nuova.

ASCOLTA L’EP

IL TOUR 

In autunno sarà la volta di due concerti evento che vedranno l’esordio live di trigNO.

20 novembre a Milano ai Magazzini Generali
26 novembre a Roma a Largo Venue

CLICCA PER ACQUISTARE I BIGLIETTI 

WEB & SOCIAL 

https://www.instagram.com/iamtrigno/

 

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