Intervista – THE THE: Il dovere di un artista è riflettere i tempi in cui vive

Intervista – THE THE: Il dovere di un artista è riflettere i tempi in cui vive

Dopo anni di silenzio, i leggendari The The, guidati da Matt Johnson, tornano sulle scene con un tour mondiale.

La tournée intitolata “Ensouled World Tour” segue la pubblicazione di “Ensoulment” (LEGGI LA RECENSIONE), il primo disco di inediti della band in quasi 25 anni, successore di “NakedSelf” (2000).

L’unica data italiana è prevista per sabato 28 giugno 2025 all’Anfiteatro del Vittoriale di Gardone Riviera (BS), nell’ambito del festival Tener-A-Mente. 

L’abbiamo intervistato e ci ha raccontato il suo rapporto con il tempo, l’evoluzione della sua scrittura e il modo in cui le trasformazioni politiche e sociali influenzano il suo lavoro.

L’INTERVISTA 

Una lunga attesa e un grande ritorno. “Ensoulment” è stato accolto come uno dei migliori album dell’anno, arrivando dopo un quarto di secolo di silenzio discografico. Come si è evoluta la tua musica in questi 25 anni?

Credo sia stata un’evoluzione naturale rispetto ai miei lavori precedenti.
Invecchiando, la voce cambia, così come cambia la prospettiva con cui si osserva il mondo.
Ho vissuto molte esperienze, alcune straordinarie, altre molto dolorose, e tutto ciò inevitabilmente si riflette nella mia scrittura.

Penso che “Ensoulment” rifletta il mondo di oggi proprio come “Infected” rifletteva il 1986: sono sempre stato affascinato dall’idea che la musica possa essere uno specchio della società, una forma di diario intimo che racconta non solo il mio percorso personale, ma anche i cambiamenti culturali, politici e sociali che attraversiamo.
C’è una citazione di Nina Simone che trovo illuminante: ‘Il dovere di un artista è riflettere i tempi in cui vive’.
Ed è esattamente ciò che ho sempre cercato di fare con la mia musica.
È fondamentale avere speranza. E spero che la gente ottenga dall’album ciò che ci abbiamo messo dentro.
È stato creato in circostanze molto felici, con una grande atmosfera tra la band e tutte le persone che ci hanno lavorato.
C’erano molti pensieri, molto lavoro, molto amore, molte risate!”

Hai detto che il disco riflette il tempo in cui viviamo. Come vedi l’attuale panorama politico e sociale?

Viviamo in un periodo di grande instabilità e trasformazione. Negli ultimi decenni, le politiche neoliberiste hanno progressivamente eroso molte delle conquiste sociali ottenute nel dopoguerra. La privatizzazione selvaggia ha portato a una crescente disuguaglianza e ha impoverito le classi lavoratrici, mentre i governi sembrano sempre più rispondere agli interessi delle grandi corporazioni piuttosto che a quelli dei cittadini.
La globalizzazione, che inizialmente sembrava promettere progresso e connessione tra i popoli, si è rivelata una nuova forma di colonialismo economico, con intere nazioni messe sotto scacco da debiti insostenibili e costrette a cedere le proprie risorse a multinazionali straniere.
Ora stiamo assistendo a una reazione contro questo sistema, ma non è ancora chiaro dove ci porterà.
Ci troviamo in una fase di transizione molto delicata, e il futuro dipenderà da come le persone sapranno organizzarsi per riprendere il controllo delle proprie vite e delle proprie nazioni.”

La tua estetica visiva è sempre stata molto distintiva, grazie anche al lavoro di tuo fratello Andrew, scomparso nel 2016. Che rapporto hai con l’arte?

L’arte è sempre stata una parte essenziale della mia esistenza. Mio fratello Andrew era un artista straordinario, e la sua estetica ha contribuito a definire l’immagine dei The The tanto quanto la musica. La sua scomparsa è stata una perdita immensa, ma ho deciso di continuare a usare la sua arte per onorare la sua memoria e per mantenere vivo il nostro legame creativo.
Per me, l’arte non è solo una questione estetica, ma un elemento fondamentale per dare significato alla vita. In Inghilterra, purtroppo, l’educazione artistica viene sempre più marginalizzata, e questo è un grande errore: l’arte è un nutrimento per l’anima, un linguaggio universale che aiuta a comprendere il mondo e a esprimere emozioni complesse.
Io stesso ho lasciato la scuola a 15 anni senza qualifiche, ma la musica, la scrittura e l’arte mi hanno permesso di costruire un percorso di crescita personale e professionale.
Credo che tutti dovrebbero avere la possibilità di esplorare la propria creatività senza costrizioni.”

Qual è il tuo pensiero sull’intelligenza artificiale?

Mi preoccupa profondamente. Se usata con criterio, l’IA può essere uno strumento utile, ma temo che il suo impatto negativo superi di gran lunga i benefici.
Già oggi ci affidiamo troppo alla tecnologia per compiti che un tempo richiedevano capacità cognitive e ragionamento.
Quando ero bambino, dovevo ricordare a memoria decine di numeri di telefono; oggi, con gli smartphone, a malapena ricordo il mio.
Questo è un esempio banale, ma dimostra quanto velocemente stiamo delegando le nostre abilità a strumenti tecnologici, rendendoci sempre più dipendenti.
La cosa che mi preoccupa di più, però, è l’uso dell’IA in ambito militare.
Stiamo già vedendo lo sviluppo di droni autonomi e robot da combattimento, il che solleva interrogativi inquietanti su chi abbia il controllo di queste tecnologie e su come verranno utilizzate.
La tecnologia si sta evolvendo molto più rapidamente della nostra capacità di regolamentarla dal punto di vista etico e morale.
Siamo su una strada pericolosa, e temo che le conseguenze potrebbero essere catastrofiche.”

Parliamo del tour: cosa possiamo aspettarci dai tuoi concerti estivi?

Questa volta faremo un solo set, che includerà quattro o cinque brani di “Ensoulment” insieme a canzoni tratte dai miei album precedenti. La band sarà composta da musicisti straordinari: Earl Harvin alla batteria, Barrie Cadogan alla chitarra, James Eller al basso, DC Collard alle tastiere e io alla voce e chitarra.
Ho voluto un approccio essenziale, per mettere in primo piano l’intensità della musica e l’emozione delle parole.
So che i luoghi in cui suoneremo sono incredibilmente suggestivi, e non vedo l’ora di esibirmi in Italia, un paese che amo profondamente.”

Grazie, Matt. Ci vediamo a Gardone Riviera!

Sì, vieni a trovarci! L’Italia è uno dei miei posti preferiti al mondo: adoro la gente, il cibo, l’architettura, il clima.
Ho un legame speciale con il vostro paese, e non vedo l’ora di tornare.

Spero che il prossimo album non richieda altri 25 anni per vedere la luce!

Non ti preoccupare … 25 anni sono troppi a questa eta! 

INFO & BIGLIETTI 

sabato 28 giugno 2025 | GARDONE RIVIERA @Anfiteatro del Vittoriale 

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