Intervista: MILLE – Una, cento, Mille.

Intervista: MILLE – Una, cento, Mille.

Come i Garibaldini della spedizione, a cui si ispira il suo nome d’arte, Mille marcia dritta verso l’obiettivo, con determinazione e seguendo l’istinto. Come canta nel suo primo singolo “Animali”.

Abbiamo chiacchierato con Mille della sua vita, della musica, delle città che ama, del suo singolo “Animali” e dei temi che gli stanno a cuore, tra cui l’imperante sessismo della nostra cultura. Ma ci ha raccontato anche di un certo Tonino…

La tua bio su IG è “Alla bimba rivoluzionaria che ero e alla donna musicista che sono”. Eri una bambina ribelle?

Più che ribelle ero molto risoluta, anche se adesso sono diventata molto più calma e riflessiva. Da piccola avevo le mie convinzioni. Non ero contraria a tutto quello che mi veniva imposto, ma volevo sempre argomentare e dire la mia. Ero una bambina che voleva comportarsi da adulta, dalla scelta delle scarpe da comprare ai vestiti da indossare per andare a scuola. Mi ero persino impuntata per fare la primina a tutti i costi! In realtà avrei dovuto essere molto più spensierata.

Come stai passando questi giorni “sospesi”?

Cerco di non farmi mangiare dall’ansia, niente conto alla rovescia né pensieri rivolti alle occasioni mancate. Provo a sfruttare questo tempo molto lento per fare un lavoro su di me, centellinando i momenti di stress, contenendo quegli attimi in cui vorrei aprire la finestra e urlare. Avevo molte cose in programma dal punto di vista professionale, e prima di questo momento c’era già stato un lungo periodo di attesa: già sapevo cosa volesse dire “aspettare”. Cerco di essere positiva e vivere questo tempo come un “più”, piuttosto che qualcosa che sta sfuggendo via.

Il tuo pezzo è stato inserito nella playlist “Novità Indie Italiano” di Vevo. Ti definiresti una cantante indie? Che cosa significa essere indie oggi, a tuo avviso?

Secondo me “indie” non è un vero e proprio genere di appartenenza, piuttosto un contesto, un pubblico fatto di persone attente, che vanno ai concerti, si informano sulle novità e gli artisti. Essere inserita in questa categoria significa essere interessante per un tipo di pubblico molto appassionato. Tra l’altro la musica indie è ormai un genere musicale dai confini sfumati, tutt’altro che rigidi.

Il tuo nuovo singolo si chiama “Animali”. L’animale è una creatura che può essere istintiva, ma anche molto abitudinaria. C’è uno di questi lati in cui ti riconosci di più?

Mi riconosco in entrambi. Sono molto istintiva per quello che riguarda i sentimenti e la parte creativa della mia vita, tutto quello che per me è “fame”. Anche abitudinaria, perché ho l’esigenza di aggrapparmi a dei punti fermi. Ho cambiato tantissime case, ho fatto milioni di lavori diversi e ciò mi ha portato ad avere l’esigenza della routine. Dopo il trasferimento a Milano un anno fa ho cercato delle situazioni che mi facessero subito sentire a casa: dal bar dove faccio colazione alla pizzeria di fiducia, fino all’alimentari dove vado a fare la spesa. In questo modo mi sento più al sicuro.

A proposito di trasferimenti, vivi a Milano ma sei di vicino Roma. C’è un posto dove ti senti più a casa?

Sono di Velletri, ma prima di Milano ho vissuto a Roma. Da lì sono scappata: è un posto caotico e difficile, che mi impediva di avere quei punti fermi di cui parlavo poco fa. Milano è un posto a misura d’uomo e la differenza a livello lavorativo è evidente, anche se il mio mestiere posso farlo ovunque: dopotutto mi serve un pianoforte e un posto tranquillo per poter scrivere. Eppure Milano è un posto d’ispirazione, che fino a poco prima del lockdown ho vissuto tantissimo, pur non essendo una persona mondana che ama fare vita notturna. Infatti l’ho girata tanto di giorno, camminando e addentrandomi nelle sue strade che mi hanno fatto sentire subito a casa. Si dice che a Milano si vive di corsa ed è vero, ma a differenza di Roma ti lascia il tempo per soffermarti sulle cose.

Se fossi un animale, quale saresti?

Sicuramente un gatto! Io ho un gatto che si chiama Tonino, il regalo più bello che la vita mi abbia fatto. E’ un membro della famiglia. Sarei un gatto perché è proprio come me, sia istintivo che abitudinario. Tonino poi un gatto particolare – un po’ cane a dire il vero – è affettuosissimo e ti fa subito capire se gli stai simpatico o meno: se gli piaci ti riempie di fusa e coccole, altrimenti si gira e ti dà le spalle. E’ molto spontaneo, ma ha le sue abitudini, i suoi orari: mangia, va a dormire e si sveglia assieme a noi. Ha anche lui i suoi punti fermi, come me.

Parliamo del tuo singolo.

“Animali” parla di una persona nello specifico, ma non farò nomi. La storia tutto sommato è abbastanza comune. Si riaggancia all’istintività: così come gli animali si annusano, si riconoscono e si scelgono, così fanno le persone grazie alla chimica. E anche se col tempo cambiamo e ci evolviamo, la chimica che ci lega a qualcuno resta intatta. Può passare una vita intera, ma quel legame rimane. Proprio come nella serie “Living with yourself”, che ho visto recentemente e che vi consiglio. Mi ha fatto pensare tantissimo a questo aspetto delle relazioni.

Pensi che la musica sia uno strumento che possa aiutarci oggi a superare questo momento?

Sì lo penso fortemente. Sicuramente non fa parte delle cose essenziali della vita, come la medicina, ma ci aiuta a stare meglio. Ho letto che durante la Seconda Guerra Mondiale furono ordinati tra gli approvvigionamenti, oltre ai beni più importanti, una quantità incredibile di fiori. Il significato? Sì, c’era la guerra, ma era importante evadere. Adesso bisogna usare l’arte per aiutare le persone.

Il video di “Animali” si apre e si chiude con uno dei gesti che forse oggi ci manca di più, quello di un semplice caffè preso al bar. Cosa ti manca oggi di quello che il coronavirus ci ha tolto?

Il caffè al bar è una delle cose che mi manca di più, assieme a tutte quelle piccole azioni che ci distraggono dal lavoro e dalla frenesia. Mi manca da morire il mio miglior amico, che è anche la persona con cui scrivo i miei pezzi, mi manca andare in studio e incontrare la squadra con cui lavoro. Mi manca parlare con le persone e guardarle negli occhi. Sicuramente le videochiamate aiutano a colmare questa assenza, ma non basta: mi manca il contatto. Sono una persona molto fisica con le persone a cui voglio bene, ho bisogno di abbracciarle, toccargli i capelli. Quindi la prima cosa che farò alla fine della quarantena sarà organizzare una “macchinata” per scendere a Roma e incontrare finalmente i miei cari e gli amici.

Sei un artista a 360 gradi, hai recitato in teatro e ami disegnare…

Il mestiere di attrice è capitato, ho cominciato dopo la laurea per necessità. Non ho pensato di approfondire la cosa perché c’era la musica a cui non volevo togliere energie, ma mi sono divertita tantissimo e mi aiutato molto a gestire l’ansia e a tenere botta. E’ stata una palestra utilissima. Il disegno invece è il mio passatempo preferito per “decomprimere” e rilassarmi. Il mio management ha scoperto questa passione per caso, e abbiamo pensato che sarebbe stato bello metterla a disposizione della musica. Così ho pensato di realizzare le copertine dei miei dischi. La cover di “Animali” l’ho disegnata io, e farò anche quelle dei prossimi singoli. E’ un hobby che vivo in maniera leggera, senza il senso di responsabilità che sento invece verso la musica.

Mille_Animali_Cover

La cover del singolo “Animali” di Mille, disegnata da lei.

Sei una delle poche donne della musica italiana. Perché secondo te c’è carenza di artiste?

Il discorso mi appassiona molto. E’ una questione culturale: tutti noi, tutti i giorni, abbiamo sotto il naso la netta divisione tra uomo e donna, in qualsiasi settore. In Italia abbiamo la più grande dimensione sessista – mi si passi il termine – che esista: la Chiesta e il Vaticano. Siamo abituati sin da bambini ad avere un uomo come modello di riferimento: Gesù. La Madonna è a corollario, ha poche azioni, più che altro passive, tra cui quella di piangere il figlio morto. Le donne sono sempre state raccontate come semplice supporto alle figure di riferimento maschili. Ci siamo inconsapevolmente abituati a questo scenario. Lo stesso pubblico si innamora degli uomini, difficilmente delle donne. Le fan più accanite piangono ai concerti dei Backstreet Boys e di Tiziano Ferro, non di Florence And The Machine. E’ una questione di educazione, non di scelta: del resto le bimbe crescono col mito del Principe Azzurro e del matrimonio. Non possiamo prendercela con nessuno perché è una divisione radicata nella nostra cultura. Oggi lentamente qualcosa sta cambiando, ma c’è ancora l’esigenza di fare questa domanda. Finchè si farà, bisognerà lavorare duramente per cambiare la situazione.

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