Intervista – ANASTASIO e “Le Macchine Non Possono Pregare”: un’opera rap tra distopia, graphic novel e libertà creativa

ANASTASIO pubblica il nuovo album “Le Macchine Non Possono Pregare”, un progetto ibrido che mescola rap, narrativa e illustrazione, sfuggendo a ogni etichetta.
Dodici tracce che danno voce a un racconto distopico e spirituale, affiancate da una graphic novel firmata da Arturo Lauria, un oggetto narrativo che include anche un ciondolo Cyber-Mosca con chip NFC e contenuti esclusivi.
Dopo quattro anni di lavoro, il rapper-cantautore si affida a un’opera collettiva, intima e visionaria, dove l’amicizia diventa suono, parola e disegno.
Lo abbiamo incontrato per farci raccontare la genesi e il cuore di questo lavoro stratificato, scritto in totale libertà: una “opera rap”, come lui stesso la definisce.
L’INTERVISTA
Il tuo nuovo disco è una bella botta. Intenso, denso, un lavoro che va ascoltato con attenzione. Non è un disco da sottofondo, è un progetto lirico e narrativo. Raccontamelo: com’è nato “Le Macchine Non Possono Pregare?”
Riassumerlo è difficile. Posso dire che si tratta di una storia che si sviluppa in dodici canzoni, dodici capitoli. Ogni brano è parte di un viaggio, ma raccontare la trama in modo lineare mi mette sempre in difficoltà, perché rischierei di lasciare fuori qualcosa di importante.
Comunque, per darti un’idea, potremmo dire che tutto inizia con l’emergere di un demone elettrico evocato da dei tecno-sciamani. Questo spirito ipnotizza il mondo, rappresenta lo spirito stesso delle macchine. Poi c’è un salto nel passato, nel 1848, dove vediamo che questo spirito era già presente quando i rivoltosi sparavano agli orologi gridando “aboliamo il tempo”, ribellandosi al meccanismo, alla macchina che automatizza l’uomo. In quella scena c’è anche Baudelaire, che osserva tutto: un visionario, un uomo nato almeno due secoli prima del suo tempo.
Rivediamo poi il presente come se fosse l’incubo di Baudelaire, e infine il futuro, che altro non è se non il nostro presente amplificato. Alla fine, c’è la resa dei conti: il confronto tra l’uomo e il demone. Ogni volta che provo a sintetizzare, però, mi sembra sempre riduttivo. È un disco che va vissuto, più che spiegato.
Oltre all’aspetto musicale, c’è anche un importante livello visuale. Il progetto si estende in una graphic novel. Da dove nasce questa scelta?
Nasce dal fatto che la storia che racconto ha un immaginario molto vivido, che secondo me si prestava benissimo al linguaggio grafico. La graphic novel non è un semplice complemento, è un mezzo che arricchisce il racconto. Dice cose che la musica da sola non può dire, e viceversa. È lo stesso racconto visto da due prospettive diverse, due linguaggi che si potenziano a vicenda.
Dentro al disco aleggia la presenza di un dio-algoritmo, un’entità ciclopica, imperfetta. Come si rapporta con la storia? E soprattutto, quanto somiglia a ciò che vediamo nella realtà?
È un dio imperfetto, appunto. A un certo punto nel disco l’uomo gli dice: “Sei un ciclope, un enorme gigante, ma stupido e ingiusto.” Lui può comprendere una storia, una sequenza di eventi, ma non può comprendere il linguaggio poetico, né quello simbolico, né tantomeno la preghiera.
Ecco perché le macchine non possono pregare: la macchina può aiutarti a parlare, ma non potrà mai aiutarti a stare in silenzio. È un limite fondamentale. E nella realtà, purtroppo, vediamo che ci si sta adeguando sempre di più a questo “dio algoritmo”, che valuta tutto secondo parametri meccanici. Anche la musica, come dico nel disco: ci sono scienziati che analizzano le canzoni. È inquietante, ma è quello che succede.
Come si può reagire a tutto questo? Come si esce da questo scenario distopico?
Nel disco, la risposta è la rivolta spirituale. Ma non può essere collettiva: dev’essere personale. Ognuno deve fare un lavoro su di sé. Bisogna alzare delle barriere interiori, trovare un modo per ricordarsi che il silenzio – che è insostituibile – non può essere replicato da nessuna macchina.
Nonostante tutto, nel tuo disco c’è anche un filo di speranza. Parli di libertà, un concetto che ritorna spesso.
Sì, la libertà è centrale. È un concetto che mi tormenta e mi ispira. Anche in questo contesto apparentemente cupo, c’è sempre uno spiraglio, una possibilità. Non parlo di una speranza ingenua, ma di qualcosa che richiede impegno, consapevolezza.
Il progetto avrà anche un’estensione live? Come immagini la trasposizione dal disco al palco?
Mi piacerebbe che lo spettacolo live si svolgesse come una storia. Non un semplice concerto, ma un racconto per immagini e musica. Vorrei che il pubblico assistesse allo svolgersi degli eventi, più che a una serie di canzoni. Portare qualcosa di diverso, qualcosa che vada oltre il formato tradizionale.
Hai lanciato anche un NFT con una piattaforma per contenuti esclusivi. Di cosa si tratta?
È un modo per esplorare ulteriormente l’universo del disco. Al suo interno c’è, per esempio, un’intelligenza artificiale addestrata per impersonare il Ciclope, il dio-algoritmo. Serve anche a fare una sorta di esegesi del progetto: ti guida nell’ascolto, ti aiuta a interpretare alcuni passaggi. È uno strumento interessante, che approfondirò meglio con l’uscita del disco.
Quindi questo progetto ha un inizio e una fine, o può ancora evolversi in altri step?
Spero che si ramifichi, che cresca, che continui. È prematuro dirlo ora, ma il desiderio è quello.
È un disco che non si lascia ridurre a una sola canzone. Un progetto che ha bisogno del contesto completo, come i concept album del passato. Sei d’accordo?
Assolutamente. Questo disco non si può comprendere appieno prendendo un singolo brano. È pensato per essere ascoltato tutto d’un fiato, dall’inizio alla fine. È un’esperienza narrativa, musicale e visiva insieme.
E per il pubblico? Pensi che sia pronto per questo tipo di progetto?
Non lo so. Io ho dato tutto, ho fatto il massimo. Ora sta a chi ascolta decidere quanto immergersi. Ma sono soddisfatto, perché credo davvero in quello che ho costruito.
INSTORE
Questi i prossimi appuntamenti: 12 aprile Bergamo (Nxt Station, ore 17:00), 13 aprile Bologna (Locomotiv Club, ore 12:00), 13 aprile Perugia (Casa Roghers, ore 19:00), 14 aprile Cesena (Spazio Marte ore 17:00), 14 aprile Arezzo (Malpighi Hub, ore 21:00), 15 aprile Roma (Discoteca Laziale ore 18:00) e 16 aprile Padova (Amsterdam, ore 21:00).
ASCOLTA IL DISCO
WEB & SOCIAL
https://www.instagram.com/anastasio_quello
https://www.tiktok.com/@anastasio_quello
https://www.facebook.com/AnastasioOfficial