Intervista: BUCHA I miei 5 minuti di successo

Intervista: BUCHA I miei 5 minuti di successo

Mentre lavorava al nuovo album, Bucha ha deciso di ricominciare da capo, e rifare quasi tutto da zero, senza paura. Cosi è finalmente nato “Alla fine volevo solo offrire una cena a mia madre”.

L’album di Bucha ha preso la forma di una sintesi tra passato e futuro, un incontro riuscito tra cantautorato e  rap, un racconto onesto di una vita che non vuole affatto apparire perfetta.

Partiamo dal titolo del tuo disco. “Alla fine volevo solo offrire una cena a mia madre”. Come a voler dire che poi le cose sono andate diversamente?

No, in realtà si tratta di un’espressione nata durante un’intervista, per spiegare che quando fai musica e trasformi la passione in un lavoro stai andando al di là del risultato. Spesso capita che la gente venga a farti i conti in tasca, io volevo smorzare un po’ il tutto e far capire che l’obiettivo in realtà era ed è un altro.

La genesi di questo disco è stata tutt’altro che lineare. Hai raccontato che ad un certo punto ti sei reso conto di volere qualcosa in più.

Esattamente. Dopo tre o quattro mesi di stesura del disco ho sentito il bisogno di cambiarmi vestito, ho incontrato Xavier (Pompelmo, cantante e producer NDR) e ci siamo messi sotto.

Ascoltando il tuo disco, sembra che tu non abbia paura di parlare anche del lato meno luminoso della vita.

Ho capito che la mia vera forza è nelle mie debolezze, uso e ho sempre usato la musica come valvola di sfogo e come mezzo per auto-analizzarmi: volente o nolente, ci finisce dentro tutto quello che sono.

I tuoi pezzi sono sempre autobiografici?

Quasi sempre, ma osservo anche tanto e può capitare che la quotidianità di qualcun altro mi ispiri e finisca nelle mie canzoni

Hai detto “E dal dolore che nascono le conquiste”. A te è successo?

Sì, ne sono davvero convinto, più sembra tutto complicato, più sarà un successo

 “500” è una lettera d’amore amara… ci dici qualcosa in più?

È una lettera di rottura e sofferenza necessaria. L’ho scritta precisamente due anni fa su una spiaggia in Sardegna, ero in vacanza con la mia ex storica ed era tutto perfetto. È nata in 30 minuti.

In “All Star” parli delle tue paure. Quali sono?

Tutte quelle che trovi nel brano, più altre 10.000

Collegandomi alla domanda precedente, come la vedi questa cosa che sui social sembriamo tutti la versione migliore di noi stessi, e nascondiamo gran parte delle volte quello che siamo davvero?

Pensa di me appare sempre la versione peggiore, sono abbastanza incapace sui social, sembro sempre più serio o antipatico di quello che sono in realtà’.

Come sei arrivato a questo punto? L’avvicinamento alla musica è stato casuale o c’è stato un lavoro dietro?

Ho sempre amato scrivere, poi ho iniziato ad amare il fatto di dar voce ai miei pensieri. Ora sto lavorando anche sulla voce: è tutto un lavoro continuo.

In “Come Me” racconti anche un po’ di quando eri bambino. Ecco, che bambino era Bucha?

Mia mamma dice molto tranquillo e sorridente, persino ciccione.

 E da grande come sarà? Cosa c’è nel futuro?

Spero felice. Un mare di soddisfazioni da prendersi, un milione di km da fare, ore di lavoro e sacrifici per cinque minuti di successo.

 

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