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Recensione: ED SHEERAN – “Play”

Non riesco ancora a decidere se “Play, ottavo album di Ed Sheeran, sia il suo lavoro più coraggioso o soltanto un buon disco pop contemporaneo.

Questa incertezza, che continua a restare anche dopo numerosi ascolti, è forse la chiave stessa del disco: un’opera che si sottrae a una definizione univoca, sospesa tra rassicurazione e rischio calcolato.

Sheeran intreccia suggestioni indiane, persiane e e punjabi con la matrice pop-folk che lo ha reso un fenomeno globale. Sulla carta un ponte culturale affascinante, nella pratica un dispositivo che non sempre convince: talvolta resta un semplice abbellimento sonoro, altre volte genera momenti di sorprendente intensità. Si passa così dall’ordinaria Old Phone alle più riuscite Camera e The Vow, ballad spietate nella loro precisione emotiva, fino al pianoforte lo-fi di In Other Words, già pronto per entrare nelle playlist matrimoniali, con tutto il carico di dolcezza e prevedibilità che comporta.

Nel disco c’è anche colore come nel caso di A Little More, sinuosa, morbida quasi urban con tanto di rap finale e le arie orientali di Don’t Look Down.

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La vera novità di Play sta però nella sua temperatura emotiva. Per un artista che ha sempre oscillato tra malinconia e innamoramento, qui emergono crepe più cupe: paranoie professionali, amicizie logorate, un senso quasi ossessivo di dover difendere la propria posizione. Slowly, che dovrebbe raccontare semplicemente la mancanza della moglie, finisce per evocare scenari disturbanti: “uccidimi lentamente”, “sto morendo vivo”. È un Ed inedito, che lascia interdetti e quasi inquieti.

Eppure lo strapotere commerciale resta intatto: i singoli corrono veloci, macinano streaming e continuano a piacere a un pubblico che sembra non conoscere stanchezza. La macchina Sheeran è oliata a dovere, indifferente ai dubbi della critica.

Il punto però è proprio questo: cosa c’è sotto la superficie? Play è un buon disco, solido e ben confezionato, ma non è qualcosa di risolutivo. Ha il merito, tuttavia, di incrinare la facciata, mostrando un artista che prova a spingersi oltre senza aver ancora trovato un nuovo equilibrio. O forse sbaglio, e ancora una volta avrà ragione lui, che sembra conoscere meglio di chiunque altro cosa piace alla gente.

SCORE: 7,00

Opening – Voto 7,50
Sapphire – Voto 7,00
Azizam – Voto 7,00
Old Phone – Voto 7,00 
Symmetry – Voto 7,o0
Camera – Voto 7,00
In Other Words Voto 7,00
A Little More  Voto 7,50
Slowly – Voto 6,50
Don’t Look Down – Voto 6,50
The Vow Voto 7,00
For Always Voto 7,00
Heaven Voto 6,50

I VOTI DEGLI ALTRI 

The Guardian – Voto 6,00
Nme – Voto 6,00
Rolling Stone (Usa) – Voto 6.00
The Indipendent – Voto 6.00

DA ASCOLTARE SUBITO

Opening – In Other Words – A Little More

DA SKIPPARE SUBITO

Il disco funziona nella sua globalità di introspezione e divertimento. Però preferisco Ed in versione gioiosa 

TRACKLIST

DISCOGRAFIA

2006 – Ed Sheeran
2007 – Want Some?
2011 – +
2014 – x
2017 – ÷
2019 – No. 6 Collaborations Project
2021 – =
2023 – 
2024 – Autumn Variations
2025 – Play

I VIDEO 

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