“S16″Il disco traccia per traccia raccontato da WOODKID

“S16″Il disco traccia per traccia raccontato da WOODKID

 “S16” è il nuovo album in studio di WOODKID. Il disco arriva dopo il suo debut album del 2013 “The Golden Age”. 

Il disco è stato anticipato dai singoli GOLIATH, uscito ad aprile, trattava della responsabilità individuale e collettiva nei confronti del mondo, ed è stato rapidamente nominato una delle migliori canzoni di aprile dalla rivista TIME e PALE YELLOW, uscita a giugno, segnava un deciso cambio di rotta nelle tematiche: è infatti una meditazione più introspettiva sulle prove da superare sia mentali che fisiche, definita da UPROXX  “un assaggio promettente di ciò che verrà dal tanto atteso nuovo album”.

 HORIZONS INTO BATTLEGROUNDS è invece il nuovo singolo che come dichiara WOODKID stesso:

una traccia intima con un grido d’aiuto: è un tenero abbraccio d’amore, un momento di calma nel caos”.

IL CONCEPT DEL DISCO

Il nome dell’album, che allude al simbolo chimico e al numero atomico dello zolfo, mette in discussione la materia stessa: di cosa sono fatte le nostre cellule ed i nostri cuori? Dov’è il confine tra la realtà e la finzione? Lo zolfo è, infatti, un elemento essenziale per gli esseri viventi, ma tende a prendere fuoco, metafora dell’ardente sofferenza che la musica può alimentare ma al tempo stesso lenire.

 “S16” discute sull’infinitamente grande e sull’infinitamente piccolo, sull’equilibrio delle forze umane ed artificiali, e sulla responsabilità collettiva e individuale nei confronti del mondo in cui viviamo.

“S16” è stato registrato agli Abbey Road Studios di Londra ed in altre località tra cui Berlino, Parigi, Los Angeles ed in Islanda, e vede persino la partecipazione del Suginami Junior Chorus di Tokyo.

IL DISCO TRACCIA PER TRACCIA 

Goliath

Penso che tutto questo dipenda dalla mia pericolosa fascinazione per il potere e per le dimensioni, dalle enormi sfide che ho dovuto affrontare negli ultimi anni e dalla crescente sensazione di insicurezza di fronte al peso delle cose che ho costruito nel tempo.

Ho realizzato il mio primo album pensando di sapere tutto, poi ho capito che in realtà sapevo molto poco. Ho composto questo disco come un’accettazione della mia fragilità e delle mie decisioni sbagliate per raggiungere la luce, come intimo rimedio in qualche modo.

Eccomi, probabilmente non forte come credevo di essere. Forse parla di tutte le forme di tossicità, dell’ambiente; forse parla della velocità delle informazioni e della furia dell’industria musicale. Forse è su come cerco di trovare la mia pace ed il mio tempo.

Tratta sicuramente della responsabilità individuale e collettiva nella creazione del male e di come si spera sconfiggerlo. Ecco la prima canzone. Ovviamente si riferisce al mito di Davide e Golia. Vorrei che non riecheggiasse troppo nella situazione mondiale attuale.

In Your Likeness

È una canzone che ho scritto con Ben Esser e Ryan Lott; è una ballata molto onesta sul riconoscimento delle mie debolezze. Ben ha scritto questo verso: “I know, I’m not made in your likeness” che mi rispecchia davvero. Poi ho scritto la canzone come una richiesta di aiuto per la persona che amo, come desiderio di essere compreso quando qualcuno che è costantemente attratto da certe forme di oscurità e nostalgia che possono essere estremamente tossiche in una relazione.

Pale Yellow

Se “Goliath”, il mio primo singolo, evoca l’enorme ed il titanico, “Pale Yellow” riguarda il mostro interiore. Questa canzone parla della dipendenza chimica e del potere della resilienza contro l’autodistruzione. Ho registrato i macchinari di Jean Tinguely ad Amsterdam con il permesso dello Stedelijk Museum e ho ricreato il ritmo di queste fantastiche macchine con Tanguy Destable e Vladimir Cauchemar. I suoni industriali sicuramente si scontrano con la morbidezza della voce.

Enemy

“Enemy” è una canzone sul riconoscimento del nemico interiore e sui modelli di autodistruzione. Ho prodotto questa canzone con Tanguy Destable nel mio studio a Parigi. Il ritornello è quasi una previsione che viene interrotta da suoni simili a bomba. Alcuni arrangiamenti d’archi sono stati realizzati da Sally Herbert ad Abbey Road.

Highway 27

Ho composto “Highway 27” riproducendo un ritmo industriale colpendo un Cristal Baschet. Anche se è simile ad un organo, colpire i tubi di vetro crea questi suoni percussivi molto profondi e chiari. Ho avuto visioni di autostrade, complessi industriali di notte, di luci veloci e confusione. Sally Herbert ha quindi aggiunto questi effetti piegando le corde sui ritornelli che abbiamo registrato ad Abbey Road per imitare gli effetti di un’ambulanza. È una canzone molto evocativa visivamente.

Reactor

È probabilmente la canzone musicalmente più avventurosa del disco. È una collisione tra musica minimalista, a tratti fantascientifica, con l’aggiunta di un tocco di colore distopico giapponese portato dal Suginami Junior Chorus (registrato a Tokyo). Qualcosa di simile a uno strano incontro tra Einstein sulla spiaggia e Akira. Sono stato molto ispirato dal lavoro che ho fatto con Nicolas Ghesquière negli ultimi anni.

Nella canzone il tempo lentamente si quantizza sempre di più, dando l’impressione di un’accelerazione, anche se il tempo in generale non cambia mai. La canzone è una grande sfida di sincronicità tra l’orchestra e la programmazione.

Drawn to you

Ho scritto questa canzone a Montreux, in Svizzera. È probabilmente la canzone d’amore più forte del disco, tratta infatti della dipendenza amorosa. Ora mi rendo conto che questa canzone parla della difficoltà di sostenere relazioni amorose quando sei sempre in viaggio, sempre in tour.

È una canzone molto impegnativa a livello vocale per me.

Shift

Ho scritto la canzone poche settimane dopo gli attentati di Parigi del 2015. È una delle prime canzoni che ho scritto; e probabilmente ha scatenato il desiderio di fare un nuovo album. Tutto è iniziato con una melodia incerta in una memo nell’ iPhone. Non sono sicuro a chi sia indirizzata la canzone; forse ai governi, forse ai terroristi, o forse in modo più generale al terrore politico o alla paura. Ancora una volta c’è l’idea che una persona ha la capacità di provocare un cambiamento nella vita degli altri. Può anche essere letto come una canzone d’amore.

So Handsome Hello

La canzone più intima ed esplicita del disco. Si tratta di sottomissione, di una certa attrazione per la distruzione e della dipendenza sessuale. L’ho scritto con visioni di seduzione e con una visione antropomorfa della figura di Golia.

Horizons into Battlegrounds

È una canzone sulla dipendenza e sulle relative conseguenze di distruzione che ne derivano; probabilmente la canzone sorella di “Enemy”. È anche una canzone sulla speranza e sui primi passi del recupero. Si tratta di trovare rifugio e aiuto in una relazione e nell’amore. Volevo una canzone con il pianoforte nel disco senza arrangiamenti o percussioni; una forma semplice. Questa è probabilmente la mia canzone preferita del disco.

Minus Sixty One 

Canzone in collaborazione con il Suginami Junior Chorus, registrata a Tokyo con il mio co-produttore Tanguy Destable. Probabilmente è la canzone più politica del disco: è basata sulla visione di un commerciante di Wall Street che guarda Manhattan intrappolata nel ghiaccio, attraverso la finestra del suo condominio, e mette in discussione le sue decisioni passate. Forse si tratta del risveglio di una genuina coscienza politica. Volevo che l’album finisse con un conto alla rovescia casuale e disorganizzato del coro dei bambini, altrettanto speranzoso e caotico.

ASCOLTA S16

ABOUT WOODKID

Conoscevamo già Woodkid per essere come un “ponte tra il vecchio e il nuovo mondo”, non solo perché il giovane trentenne francese ha già collaborato con alcune delle popstar più famose – da Lana Del Rey a Drake, Rihanna e Pharrell – , ma anche perché è uno dei pochi artisti che sposa tutte le discipline che lo affascinano in una maniera trasversale e totalizzante: dalla danza contemporanea (collaborazione con il famoso coreografo Sidi Larbi Cherkaoui), alla moda (partnership con uno dei più grandi nomi del settore, Nicolas Ghesquiere di Louis Vuitton), al cinema (produzione della colonna sonora del film di Jonas Cuaron “Desierto” ed utilizzo della sua musica per i film di Steven Spielberg e Xavier Dolan), alla fotografia ed arti plastiche (collaborazione con l’artista JR per il New York City Ballet), passando infine per la passione per la gastronomia.

Gli è bastato un solo album, “The Golden Age”, per lasciare il segno ed accaparrarsi i consensi del pubblico e della critica.

Ora, dopo cinque meticolosi anni di concentrazione, sperimentazione e riflessione, Woodkid si è spinto ancora oltre nella creazione di nuovi mondi. Con il suo nuovo album “S16″, mette in discussione la nozione di dimensione – dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo –, l’equilibrio delle forze umane ed artificiali, e la responsabilità collettiva e individuale nei confronti del mondo in cui viviamo.

“S16” è stato registrato agli Abbey Road Studios di Londra ed in altre località tra cui Berlino, Parigi, Los Angeles ed in Islanda, e vede persino la partecipazione del Suginami Junior Chorus di Tokyo.

Il nome dell’album, che allude al simbolo chimico e al numero atomico dello zolfo, mette in discussione la materia stessa: di cosa sono fatte le nostre cellule ed i nostri cuori? Dov’è il confine tra la realtà e la finzione? Lo zolfo è, infatti, un elemento essenziale per gli esseri viventi, ma tende a prendere fuoco, metafora dell’ardente sofferenza che la musica può alimentare ma al tempo stesso lenire.

Con la sua voce potente, calda e rassicurante, Woodkid si rivolge come sempre all’intero universo. L’album “S16” è una riflessione attuale ed universale, commovente ed umana.

In “Les Rayons et les Ombres” Victor Hugo scrive: “La mente dell’uomo ha tre chiavi che aprono tutto: il numero, la lettera, la nota. Conosci, pensa, sogna. È tutto qui. ”

GUARDA WOODKID AL JIMMY KIMMEL LIVE

Appena 48 ore prima dell’uscita del nuovo progetto, WOODKID ha fatto il suo debutto televisivo negli Stati Uniti, nella puntata di mercoledì 14 ottobre, ospite al “Jimmy Kimmel Live”.

Sul palco, accompagnato dall’orchestra, ha offerto un’incantevole interpretazione del nuovo brano “HORIZONS INTO BATTLEGROUNDS”.

Il brano In Your Likeness è contenuto nel vol.42 del New Music Friday di Newsic – clicca per ascoltare la playlist

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