Il lunedì è il nuovo venerdì. Dopo Travis Scott, anche Tyler, The Creator sceglie di eludere la routine discografica per pubblicare fuori dal marasma “Don’t Tap the Glass”.
Il suo album numero nove ha il sapore del manifesto personale: niente hype da weekend, niente fila fuori dallo store. Solo musica, fuori dai riflettori e al di sopra delle liturgie da algoritmo.
A due anni dal caleidoscopico e visionario “Chromakopia”, Tyler non rincorre l’ansia da prestazione. “Don’t Tap the Glass” è un’opera volutamente minore – nel minutaggio (28 minuti contro i 53 di Chromakopia), nella scrittura più rarefatta, nell’approccio quasi ludico alla produzione – e proprio per questo affascinante. Dove prima c’era nevrosi e sovrastruttura, ora c’è spazio. Aria. Corpo che danza.
Questo album non è stato fatto per stare seduti immobili. Ballare. Guidare. Correre. Qualsiasi tipo di movimento è consigliato per capire forse lo spirito dell’album. Solo a tutto volume”.
Il disco rinuncia in parte al lirismo ossessivo che lo aveva consacrato come autore “totale”, per tuffarsi in un universo sonoro fatto di funk sintetico, house fluttuante, west coast distillata, dissonanze urbane e beat slabbrati. È un Tyler che vibra, lasciando che siano synth, groove e campioni a occupare la scena, come se volesse suggerire che in certi momenti è meglio non dire nulla, ma far muovere i fianchi.
L’opener Big Poe è un pastiche tra pop-rock e hip hop (nei crediti ci sono sia Pharell sia Chad Hugo e un samples di”Pass the Courvoisier, Part II” di Busta Rhymes), mentre Sugar On My Tongue fa tutto quello che ci si aspetta da un banger: aggredisce, strizza l’occhio, seduce. Sucka Free è West Coast style, Mommanem smonta la metrica con intelligenza, mentre Stop Playing With Me affonda nello spoken worde e nei bassi distorti.
Ring Ring Ring è delizia con quel groove sensuale e un sample d’archi che sembra uscire da una library music del ‘77. La title track, Don’t Tap That Glass / Tweakin’, è un collage delirante: piano house, frammenti di soul vintage e synth finali. Don’t You Worry Baby e I’ll Take Care of You rallentano i battiti, aprono spiragli r&b ed eterei, quasi fuori dal tempo. Tell Me What It Is, in chiusura, è impattante e lascia intravedere un futuro ancora tutto da scrivere.
“Don’t Tap the Glass” è un disco che non vuole essere un vertice, ma un’intercapedine: un luogo liquido, scivoloso, dove contano ritmo e atmosfera. Tyler riesce a dettare la traiettoria. E non è un caso se il vetro, qui, è da osservare ma non da toccare: troppo fragile per la gabbia del mainstream, troppo vivo per essere ignorato.
Genio sempre!
SCORE: 8,00
Big Poe – Voto 8,00
Sugar On My Tongue Voto 8,00
Sucka Free – Voto 8,50
Mommanem – Voto 8,00
Stop Playing With Me – Voto 8,00
Ring Ring Ring – Voto 8,50
Don’t Tap That Glass / Tweakin’ – Voto 8,50
Don’t You Worry Baby – Voto 8,50
I’ll Take Care of You – Voto 8,50
Tell Me What It Is – Voto 8,00
DA ASCOLTARE SUBITO
Sucka Free – Ring Ring Ring – Don’t You Worry Baby
DA SKIPPARE SUBITO
confermo che non si può skippare proprio nulla!!!
TRACKLIST
DISCOGRAFIA
2011 – Goblin
2013 – Wolf
2015 – Cherry Bomb
2017 – Flower Boy
2019 – Igor
2021 – Call Me If You Get Lost
2024 – Chromakopia
2025 – Don’t Tap The Glass
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