Recensione: PFM – Premiata Forneria Marconi – “Ho Sognato Pecore Elettriche”/“I Dreamed of Electric Sheep”

Un pezzo della storia del prog italiano transita attraverso la Pfm. Visionari, geni, virtuosi. La Premiata Forneria Marconi ha scritto la storia della musica italiana e anche internazionale.

A quasi 50 anni dalla loro prima release e a quattro dal loro ultimo disco esce “Ho Sognato Pecore Elettriche”/“I Dreamed of Electric Sheep”, il nuovo album di inediti di PFM.
Un disco ambizioso e importante per le generazioni passate ma anche per quelle future che vanta la presenza di due ospiti internazionali d’eccezione, IAN ANDERSON e STEVE HACKETT (nel brano “Il respiro del tempo”/”Kindred Souls”), oltre a Flavio Premoli, già co-fondatore di PFM (in “Transumanza Jam”) e Luca Zabbini, leader dei Barock Project (in vari brani dell’album).

Il disco ruota attorno la citazione:

Ma gli androidi sognano pecore elettriche?”

frase tratta del film Blade Runner ed elemento necessario per sviluppare il concept di questo nuovo album: parlare di come il mondo intorno a noi stia rapidamente cambiando e di come i computer stiano invadendo ogni aspetto della nostra vita.

Il disco ha due parti speculari. Una lingua italiana e l’alta in lingua inglese. 

Entrambi i dischi sono credibili e ancora una volta dimostrano le grande qualità dei musicisti della band e il loro stile unico.
Il tutto suona quasi come un musical-prog. Un po’ criptico da seguire e soprattutto sono difficili da decodificare le esternazioni sonore dalla coppia di fatto composta da Franz Di Cioccio e Patrick Djivas

La Pfm è viva e vegeta e cosa ancora più importante non si è lasciata condizionare e ammaliare da rischiose contaminazioni con il mondo del pop e dei nuovi suoni. 

Da fare ascoltare alle nuove generazioni come esercizio per fare capire la musica e la storia della musica. Per i maturi circa un’ora e mezza di nostalgia e di ricordi. 

 SCORE: 7,00

DA ASCOLTARE SUBITO

Mondi Paralleli – Pecore Elettriche –  Il Respiro Del Tempo

DA SKIPPARE SUBITO

Da sentire tutto. Non ha senso saltare qualche pezzo.