Live report: THE CURE – ultimo concerto a Milano, la luce dell’oscurità [Info, Gallery e scaletta]

Live report: THE CURE – ultimo concerto a Milano, la luce dell’oscurità [Info, Gallery e scaletta]

Ultimo concerto, al Forum di Assago (Mi), delle quattro date italiane del “Lost World Tour” dei The Cure.

Robert Smith e soci hanno messo in scena, anche a Milano, il loro imponente show oscuro. 

Fare il conto dei giorni che mancano, poi delle ore, infine dei minuti. Avvertire un piacevole scombussolio all’altezza della bocca dello stomaco, farfalle si, sono farfalle. Sentire l’adrenalina scorrere sotto pelle, prima piano, poi sempre più forte, e ancora di più. Benedire l’insonnia, perché fa sì che il ricordo ancora fresco non si smaterializzi con l’oblio, per tornare al mattino meno nitido, più sbiadito.

Potrebbe essere il diario sentimentale di un primo appuntamento, e invece è tutto merito dei Cure se un giorno qualunque di novembre, a ormai 37 anni suonati,  mi ritrovo a fare i conti con una me che assomiglia molto all’adolescente di tanti anni fa.

Il live dei Cure al Filaforum di Assago, 14 anni dopo il mio primo e unico concerto della band inglese sempre a Milano in quello che una volta si chiama PalaSharp, così tanto desiderato e atteso, è stato uno dei momenti più belli del 2022, e lo posso dire con certezza anche se l’anno non è ancora finito. E se 14 anni fa – correva l’anno 2008, 4Tour World Tour – avevo preso un treno da Bologna e rinunciato all’ultimo encore per correre a prendere quello del ritorno – uno dei più grandi rimpianti della mia vita – questa volta mi sono goduta ogni minuto, incluso il gruppo spalla Twilight Sad di cui me ne fregava il giusto. Ma soprattutto ho preteso di stare quanto più vicino possibile a loro, e così è stato: per quanto mi riguarda, Robert Smith mi ha preso in braccio per 2 ore e 40.

Se non fosse che in quel momento mi interessavano i Cure e soltanto i Cure, non ho potuto fare a meno di notare che il pubblico dei concerti è completamente cambiato. Non saprei individuare una causa, ma per la prima volta in piena folla ho sentito gente lamentarsi con chi cantava – “Non riesco a sentire Robert, sono venuta qui per ascoltare Robert, non te” -, o pestava accidentalmente piedi.

Nessuno ballava, nessuno cantava, erano tutti molto composti e concentrati, isolati ma non perché in estasi, semmai perché vittime di quell’abbrutimento milanese che non ti lascia stare nemmeno quando si scatena Just Like Heaven.

La scaletta ha ricalcato grosso modo quella dei gig precedenti, con qualche interessante e curiosa variazione, come inserimento di Charlotte Sometimes – una delle mie canzoni preferite, se fosse finito lì sarei tornata comunque a casa felice e soddisfatta – e, per la prima volta live, “A Fragile Thing”, assaggio del nuovo disco in arrivo. Il resto è storia, come ha giustamente detto un mio amico “Non è una setlist, ma un’enciclopedia”.

C’era tutto, dentro: l’oscurità, l’amore, l’introspezione, la storia. Robert, l’eterno bambino, timido, impacciato, visibilmente emozionato, così schivo e ritroso, eppure così intenso e fenomenale, voce perfetta, presenza impeccabile, sintonia totale con la band e con noi.

Sento ancora i colpi della batteria di Cooper che mi attraversano il torace, ma si fanno sempre più fiochi e lontani adesso, stanno cedendo il posto a Lullaby, perché forse solo con la loro ninna nanna posso concedermi di dormire.

LA SCALETTA 

Alone
Pictures of You
A Night Like This
Lovesong
And Nothing Is Forever
Cold
Burn
At Night
Charlotte Sometimes 
Push
Play for Today
A Forest
A Fragile Thing
Shake Dog Shake
Edge of the Deep Green Sea
Endsong

I Can Never Say Goodbye
The Figurehead
Faith
Disintegration

Lullaby
The Walk
Friday I’m in Love
Close to Me
In Between Days
Just Like Heaven
Boys Don’t Cry

LA GALLERY 

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WEB & SOCIAL 

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LA DISCOGRAFIA 

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