Intervista – ORCHESTRAL MANOEUVRES IN THE DARK (OMD) fare arte è fare politica

Intervista – ORCHESTRAL MANOEUVRES IN THE DARK (OMD) fare arte è fare politica

Orchestral Manoeuvres In The Dark (OMD) fanno ritorno con il loro nuovissimo album in studio intitolato “Bauhaus Staircase”, in uscita oggi il 27 ottobre.

Il disco più esplicitamente politico della iconica band è il coronamento del loro desiderio di essere sia Stockhausen che Abba, nato dall’impulso di avviare nuove esplorazioni.

Principalmente scritto, registrato e mixato sia da McCluskey che da Paul Humphreys (che è diventato da poco padre per la seconda volta), l’altra principale influenza esterna per “Bauhaus Staircase” è stata David Watts, principalmente conosciuto come produttore rock che ha guidato l’ultimo album al primo posto della band di Sheffield The Reytons e ha mixato due tracce nel nuovo album degli OMD.

Gli OMD hanno venduto 25 milioni di singoli e 15 milioni di album, affermandosi come pionieri della musica sintetica e uno dei gruppi pop più amati della Gran Bretagna.
In occasione dell’uscita abbiamo incontrato Andy McCluskey, eccovi il racconto della chiacchierata! 

Tornate dopo sei anni dall’uscita del vostro ultimo disco” The Punishment Of Luxury”. Un lasso di tempo durante il quale è successo di tutto: una pandemia, la guerra in Europa e in Medio Oriente, L’emergenza climatica, il dissenso sociale. Il nuovo disco risente di tutto questo?

La genesi di questo disco è stata travagliata. Eravamo in tour con il nostro ultimo album e l’abbiamo portato sul palco fino a febbraio 2020.
Poi è successo di tutto: la pandemia, l’isolamento, tutto è cambiato.

La cosa assurda è che, se non fosse stato questo stop forse non ci sarebbe mai stato “Bauhaus Staircase”.
Durante il lockdown ho riscoperto il potere creativo della noia totale.

Non sapevo cosa fare così mi sono seduto in questa stanza (quella dalla quale abbiamo fatto l’intervista via zoom), ho aperto il computer e mi sono detto: Ok facciamo qualcosa! Ho iniziato a lavorare a questo nuovo album. Ed eccoci qui, tre anni e mezzo dopo, ed è pronto ed è uscito.

Sai una cosa? Siamo fortunati in Italia e nel Regno Unito. Abbiamo vissuto a lungo una vita abbastanza buona e assolutamente libera. Poi quando tutto si è fermato, ti rendi conto che, quando non c’è più, ti rendi conto di cosa ti manca. E ovviamente a nessuno è stato permesso di andare ai concerti, al cinema, alle gallerie d’arte, ai musei, e improvvisamente ti rendi conto di quanto hai bisogno dell’arte e ti manca.

Il titolo fa riferimento a un grande movimento artistico e culturale, la Bauhaus. Tu descrivi e critichi la tendenza per i governi a guardare al taglio dei finanziamenti per la creatività, proprio nel momento in cui le arti sono più necessarie per nutrire le nostre anime. Secondo te è fondamentale che un artista si schieri con il proprio pensiero?

E sì, in tempi difficili i governi tendono a dire: non spenderemo soldi per l’arte creativa. Non è essenziale. Ma in realtà, sì, avete bisogno di cibo per il vostro stomaco, ma nei momenti più difficili, avete bisogno di cibo per la vostra anima e la vostra mente. E se non si ha questo, il mondo non è un posto molto bello.

Sono un grande amante delle arti visive, specialmente dei movimenti del XX secolo. Il disco è una metafora della forza e della passione artistica di fronte alle critiche e alle avversità. 

Ovviamente mi ispiro alla scuola d’arte Bauhaus tedesca. Questa corrente nel 1933 fu chiusa dai nazisti. Tipico dei regimi totalitari. Non amano l’arte. Ne hanno paura perché non la capiscono.

Se fai arte, qualunque tipo d’arte, automaticamente fai politica.

Ecco perché i nazisti hanno preso il controllo dell’arte in Germania. Probabilmente Mussolini ha fatto lo stesso in Italia, Stalin ha fatto lo stesso in Russia e Mao in Cina.

E ti è permesso di fare solo quello che loro vogliono che tu dica.
Ma l’arte deve parlare a tutti. L’arte deve essere aperta, deve sfidare, deve esplorare e porre domande.

È fantastico il potere dell’arte è la cosa più importante.
Penso che, se non ci fosse l’arte, tutto andrebbe rotoli. L’arte è la cosa più importante! Ma dovessimo vivere senza arte, vivremmo in un mondo molto vuoto.

Come potreste descriverlo attraverso cinque parole chiave?

Mi piace pensare che in questo disco ci sia: energia, idee, passione, melodia e tanta ispirazione.

Siamo dopo 45 anni una band ancora stimata e per molti siamo dei punti di riferimento. Vendiamo un sacco di biglietti per nei concerti e alla gente piace la nostra musica. Quindi l’ultima cosa che vorremmo fare sarebbe fare un album di merda. Se non avessimo avuto un disco buono sarebbe stato meglio non fare nulla. È pericoloso fare un nuovo album soprattutto se hai un passato storico ed iconico come il nostro.

Ma avevamo delle buone canzoni ed era il momento giusto per fare uscire questo disco. Il disco suona come gli OMD, anche se è pieno di nuovi suoni, nuove idee!

Abbiamo un patto tra di noi, ovvero quello che non avremmo mai pubblicato qualcosa che non ci convincesse. Abbiamo fatto un disco perché eravamo pronti a dire qualcosa.

In “Veruschka” racconti che la vita a volte significa correre dei rischi. Non potevamo continuare a dire: ‘Non funzionerà’. Devi continuare a provare, per vedere dove finisci. È stata una vostra filosofia nella vita? E funziona anche nella musica?

Gli OMD sono nati come un’idea folle. Dovevamo fare solo un concerto. Paul e io avevamo scritto le canzoni insieme e siamo andati in un club a Liverpool dove, il giovedì sera, nuove band potevano salire e suonare.

Il locale si chiamava Eric’s Club, era un posto meraviglioso e abbiamo colto l’occasione per andare a suonare. Ci chiamavamo Crazy Name. Non aveva importanza, ma volevamo che tutti conoscessero il nostro nuovo sound. Era diverso. Non era punk, non era rock, non era disco o reggae. Abbiamo cercato di correre sempre dei rischi.
I nostri primi quattro album erano tutti diversi, tutti innovatori.

Facevamo quello che volevamo, non quello che la casa discografica ci diceva di fare. E ora che ci siamo riformati ci siamo ripromessi di continuare a rischiare, di fare sempre qualcosa di nuovo, qualcosa che ci entusiasmasse e di non fare mai qualcosa solo perché era il nostro lavoro o volevamo i soldi. È importante fare qualità, buona qualità. Quindi sì, credo che rischiare sia importante.

Che musica state ascoltando in questo periodo? C’è qualche artista o band che ritenete particolarmente interessante?

Beh, quando sei giovane la musica che ascolti nel tuo viaggio dall’infanzia all’età adulta diventa la colonna sonora del viaggio più importante della tua vita e rimane con te.
Quindi ascolto ancor i La Düsseldor e tutti i miei eroi del passato: David Bowie, Roxy Music, Velvet Underground, Kraftwerk, Neu e Laduseldorf ma sono sempre alla ricerca di nuova musica, soprattutto elettronica; quindi, sono un fan dei nuovi artisti.

Adoro i The xx, i Glasvegas, gli Hot Chip ma anche i Nation of Language, Catherine Moan e i Tiny Magnetic Pets.

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